La Diocesi di Padova ferma le campane di città e provincia dalle 22 alle 7: «Il loro suono deve essere tollerabile»
Il decreto del vescovo Claudio Cipolla: nei giorni festivi divieto sino alle 8 e i rintocchi non devono superare i 3 minuti
PADOVA. Per chi suona la campana? D’ora in poi, certamente non per chi dorme. Si deve scomodare la citazione di hemingwayana memoria per raccontare la piccola rivoluzione che, da appena qualche settimana, ha introdotto la Diocesi di Padova. E che si sintetizza così: niente più campane dalle 22 alle 7.
Lo ha stabilito, pur con numerose deroghe e senza carica impositiva su usanze e consuetudini locali, il decreto del vescovo Claudio Cipolla firmato lo scorso 14 dicembre e divenuto esecutivo l’1 gennaio. Il titolo è sintetico quanto eloquente: “Regolamentazione del suono delle campane”.
UNA REGOLA AI RINTOCCHI
«Da tempo immemorabile il suono delle campane è espressione cultuale della comunità ecclesiale, strumento di richiamo per le celebrazioni liturgiche e per altre manifestazioni della pietà popolare, nonché segno che caratterizza momenti significativi della vita della comunità cristiana e di singoli fedeli», si legge nelle premesse al regolamento. La Chiesa, in virtù di questo, considera il suono delle campane «un comune patrimonio immateriale da tutelare e afferma il proprio diritto a disciplinare l’uso delle campane, nel rispetto delle leggi dello Stato in materia di salute e proprietà, nonché tenendo conto delle legittime esigenze di vita della società contemporanea».
Questa attenzione non è un inedito: la Diocesi aveva già dato disposizioni in materia nel 1975 e, per la sola città di Padova, nel 2007. Le esigenze cambiano, e forse aumentano anche i cittadini sempre più estranei alla vita parrocchiale e che poco tollerano i rintocchi delle campane in orari particolari, come ad esempio quelli dedicati al riposo. A distanza di 47 anni dall’ultima volta, ecco dunque per la Chiesa padovana la necessità di tornare «sulla regolamentazione del suono delle campane, che ne salvaguardi le caratteristiche tipicamente religiose nel rispetto delle attuali esigenze della popolazione».
QUANDO SI PUò SUONARE?
Innanzitutto, il decreto sancisce gli scopi che consentono il suono delle campane: indicare le celebrazioni liturgiche e le altre manifestazioni di preghiera e di pietà popolare; essere segno, in particolari circostanze, che accompagna queste celebrazioni; scandire i momenti più importanti della vita della comunità cristiana; ricordare al mattino, a mezzogiorno e alla sera il mistero dell’Incarnazione attraverso il richiamo dell’Angelus. Ci sono poi alcune consuetudini dettate dal Diritto canonico, ma anche l’utilizzo dei rintocchi in caso di calamità.
STOP NOTTURNO
Ma è l’orario di utilizzo la vera rivoluzione del regolamento diocesano. Di fatto, la notte viene sgombrata dalla tradizionale quanto secolare percussione del batacchio. Il suono delle campane è infatti consentito esclusivamente nei giorni feriali dalle 7 alle 22 e nei giorni festivi dalle 8 alle 22. Un’ora in più di sonno garantita, dunque, nel giorno del riposo. Non mancano le deroghe: tra tutte, nelle vigilie di Pasqua e di Natale, il suono è consentito anche dopo le 22. Padova, poi, ha un trattamento ancor più restrittivo: nel territorio comunale, il din-don è consentito dalle 7.30 alle 21 e nei festivi dalle 8 alle 21, sempre con le eccezioni delle vigilie e anche del giorno del Transito di Sant’Antonio.
TRE MINUTI AL MASSIMO
Il regolamento è preciso, per non lasciare spazio a fantasiose interpretazioni. Non è ad esempio tollerato, negli orari del “silenzio”, nemmeno il rintocco delle ore. E ancora: «Le campane conservino la loro funzione di segno distintivo del culto cristiano e siano quindi percepibili da parte dei fedeli» incalza la Diocesi, che però continua «L’intensità del suono, tuttavia, deve risultare normalmente tollerabile nel contesto ambientale in cui l’edificio di culto è inserito». Non solo intensità, ma anche durata: la lunghezza del suono per l’avviso delle celebrazioni liturgiche non deve mai superare i tre minuti (due minuti per la città di Padova).
Per quanto si tratti di un decreto – quindi con valore di legge nella vita della Diocesi – non siamo di fronte a un diktat: il suono delle campane, in quasi tutte le comunità, trova applicazione nel reciproco buonsenso di cittadini, parrocchiani e istituzioni più che nelle maglie di una legge.
Vien da cantare: «Fra Martino campanaro, dormi tu? Dormi tu? Suona le campane! Suona le campane! Din, don, dan. Din, don, dan». D’ora in poi, però, fra Martino può dormire fino alle 7! —