Referendum inammissibili? Che senso ha raccogliere firme per farsi prendere in giro
Il secondo paragrafo dell’articolo 75 della Costituzione fissa tassativamente e con cristallina chiarezza quali sono i casi in cui una richiesta di referendum è inammissibile: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Ogni individuo, in possesso della capacità di intendere e di volere e di una pur modesta istruzione elementare, non troverebbe arduo appurare, nel giro di pochi minuti, che nessuno degli otto referendum esaminati dalla Corte Costituzionale solleva uno dei tre casi di inammissibilità. Invece giuristi (si suppone selezionati tra i più illustri della landa) si arrogano il potere di stravolgere la lettera, lo spirito e i princìpi della Costituzione che, in teoria, dovrebbero peritarsi di salvaguardare.
Infatti non è dato sapere in quale parte della Costituzione è scritto, o solo lontanamente ventilato, che la Corte Costituzionale abbia il potere di sindacare quali possano essere gli effetti di un voto favorevole ai quesiti referendari. Non è dato sapere nemmeno dove venga menzionato il paventato “vuoto legislativo” conseguente all’abolizione delle norme sottoposte a referendum. Persino un analfabeta non trova strano che qualora si abroghi una norma, si produce ipso facto un vuoto normativo. Anzi è esattamente l’intento di chi promuove la raccolta di firme. Forse bisognerebbe che i giudici costituzionali prima di essere nominati superassero almeno il Test di Ferrini (cfr. Quelli della Notte) per verificare il grado di comprensione del “ragionamento stesso”.
Insomma, fuor di metafora, da quale Altare, Monte (o Colle) viene conferito a un organo irresponsabile l’arbitrio di definire cosa è accettabile rimettere alla volontà popolare al di fuori dei casi prescritti precisamente dall’articolo 75? A chi rispondono costoro che si attribuiscono una discrezionalità non prevista dalla Costituzione? Possibile che basti il fischietto a ultrasuoni del Vaticano per richiamare le auguste toghe? Quale retrobottega del potere (che le Costituzioni dovrebbero limitare) impone di cercare con il microscopio elettronico il pelo nell’uovo (Dr. Amato, alias Mr. Purtroppo, dixit)?
Dopo un vulnus di tale gravità, inferto con intollerabile arroganza da un consesso che dovrebbe essere il guardiano della Costituzione, occorre chiedersi che senso abbia riempirsi il cavo orale di frasi senza senso sulla democrazia e sul dettato costituzionale. Le parole delle leggi hanno di fatto perso di significato, inghiottite e digerite da una neolingua sconclusionata frutto di un bispensiero imperante. È difficile stabilire se offende maggiormente il disprezzo verso chi ha firmato la richiesta di referendum o la girandola di motivazioni assurde squadernate da Giuliano Amato. Ad esempio le “conseguenze dell’abrogazione di una legge” di cui la Consulta non ha alcun titolo di occuparsi. O la commedia sulle violazioni di trattati internazionali. O ancora la baggianata maxima secondo cui il quesito referendario maschererebbe un referendum propositivo. Persino definirli da Azzeccagarbugli conferirebbe a questi vaneggiamenti una patina di decenza di cui sono totalmente privi.
È di questi giorni la notizia che l’Unione Europea ha respinto il ricorso di Polonia e Ungheria contro il meccanismo di condizionalità che lega l’erogazione dei fondi europei al rispetto dei principi fondamentali dello stato di diritto. In Italia queste violazioni (non solo in materia di referendum) sono col tempo diventate la regola. E persino quando il referendum ha successo gli esiti sono ignorati (ad esempio abolizione del Ministero dell’Agricoltura, finanziamento dei partiti politici, privatizzazione della Rai). Almeno i governi di Polonia e Ungheria si sono presi la briga di cambiare la Costituzione e le leggi. In Italia le violazioni sono state perpetrate senza cambiare una virgola. È stato sufficiente stravolgere il significato delle parole applicando la semantica orwelliana mirabilmente descritta in 1984.
Da oggi in poi finiamola di raccogliere firme per farci prendere in giro da personaggi che sbuffano ostentatamente mentre ascoltano in udienza le esposizioni delle parti. Sarebbe molto più efficace raccogliere firme per far chiedere l’intervento del Parlamento Europeo e delle istituzioni comunitarie affinché venga sospesa l’erogazione dei fondi strutturali, nonché di quelli legati al Pnrr, se non venissero ripristinati nella cosiddetta Repubblica Italiana alcuni cardini dello stato di diritto.
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