Bar di Belluno chiuso dieci giorni, il titolare ricorre al Tar: «10 mila euro di danni»

BELLUNO. Dieci giorni chiuso: il barista presenta ricorso al Tar. Massimiliano Pagotto non poteva che rispettare il decreto del questore Lilia Fredella dell’11 settembre dello scorso anno, sulla base dell’articolo 86 del Testo unico delle Leggi di pubblica sicurezza. Ma negli ultimi tempi si è rivolto all’avvocato di fiducia Giuseppe Triolo, perché non può sopportare che lo Steam bar passi per un ritrovo di pregiudicati. Chiede il Green pass ai propri clienti, più o meno fedeli, non certo il certificato penale e allora chiede allo Stato un risarcimento di 10 mila euro di danni, sia economici che d’immagine.

Ha dovuto buttare via un sacco di merce, tra birra e generi alimentari e non ci ha fatto una bella figura, premesso che chissà quanti altri locali pubblici in Italia ospitano della gente che ha dei precedenti penali e, non per questo, sono costretti a chiudere.

Triolo scrive nel ricorso che «i presupposti di fatto che sono indicati nel provvedimento del questore risultano essere l’espressione di un’istruttoria incompleta, valutata e interpretata male, contraddittoria o quanto meno carente e lacunosa». Si dice che l’attività di via Loreto è abitualmente frequentata da pregiudicati, indicando undici episodi che ne costituirebbero la prova. E che la stessa è stata oggetto di frequenti interventi delle forze di polizia. Ma «la motivazione sul punto è decisamente insufficiente, contraddittoria e contrastante con altra documentazione proveniente dalla medesima autorità».

Quanto agli interventi, ci sono stati dei controlli d’iniziativa e altri dopo una telefonata al 113, «rispetto ai quali gli agenti, intervenuti senza alcun preavviso per l’attività, non riscontravano nulla a carico di quest’ultima».

Solo il 21 settembre sarebbe stata rilevata la presenza di due persone con precedenti di polizia. La pattuglia è intervenuta alle 2.25, quando il bar era chiuso e allora che responsabilità può avere Pagotto, si chiedeTriolo? Senza contare che qualche telefonata al numero di emergenza l’ha fatta anche Pagotto, proprio per garantire la sicurezza, in una via centralissima e con altri locali, più o meno vicini.