La friulana Rizzi e il rimpatrio forzato delle spadiste azzurre da Sochi: tra i venti di guerra soffiano anche le polemiche
La Federazione italiana scherma è la prima del Coni a lasciare una competizione in Russia
SOCHI. La Federazione italiana scherma è la prima federazione azzurra ad abbandonare una competizione sportiva in Russia, ma non mancano le critiche.
Sabato 26 febbraio la Fis ha predisposto il rientro da Sochi per le azzurre della spada femminile – di cui fa parte anche l’udinese Giulia Rizzi – impegnate nella tappa di Coppa del mondo in svolgimento nella città russa che si affaccia sul Mar Nero.
Le critiche sono piovute perché le azzurre erano scese in pedana venerdì per i gironi di qualificazione e sabato 26 febbraio anche per i primi match di diretta. «Non dovevano neppure salire in pedana» e «Una brutta pagina nella storia della Fis» sono alcuni dei commenti comparsi ieri sui social sotto le dichiarazioni ufficiali del presidente Paolo Azzi, con cui annunciava il rientro delle azzurre nella serata di sabato 26 febbraio. «La priorità della Federazione italiana scherma è stata immediatamente quella di garantire il rientro quanto prima della nostra delegazione – si legge nel comunicato – che abbiamo programmato con un volo in partenza questa sera (ieri, ndr). Per questo non parteciperemo alla prova a squadre. L’unico pensiero della Fis, che essendo partita per prendere parte alla competizione prima che la situazione precipitasse aveva regolarmente iscritto le proprie atlete alla gara individuale, è diventato trovare una celere soluzione per consentire il ritorno in Italia delle atlete e dello staff».
Le azzurre, tra cui anche la trentaduenne friulana della Fiamme oro, dovrebbero essere rientrate stanotte in Italia, con due voli distinti partiti il 26 febbraio da Sochi in tarda serata (l’ultimo dei due decollato alle 23 dalla Russia).
La federazione, attraverso il responsabile dell’ufficio stampa Dario Cioffi, ci ha confermato che già dalla prima mattina di sabato 26 febbraio la Fis ha iniziato a predisporre il piano di rientro in Italia delle azzurre, accantonando immediatamente l’idea di proseguire la gara individuale e di disputare quella a squadre, in programma oggi. «Alcune atlete erano già in pedana per l’individuale – ci spiega –. Hanno abbandonato però la competizione l’una dopo l’altra e sono rientrate in albergo immediatamente, per prepararsi al rientro».
Giulia Rizzi non ha rilasciato dichiarazioni né risposto ai nostri tentativi di contatto. La stessa linea è stata seguita anche dalle altre azzurre. «La federazione – racconta ancora Cioffi – non ha dato alcuna disposizione di silenzio stampa. Immagino che le atlete abbiamo scelto il silenzio pensando esclusivamente al proprio rientro a casa in sicurezza. Sono state protagoniste, loro malgrado, di questa pagina di storia atipica e surreale».
Giulia Rizzi ci aveva confidato le proprie preoccupazioni già qualche settimana prima della partenza. L’avevamo intervistata esattamente a metà febbraio, dopo la conquista del bronzo a squadre nella tappa di Barcellona, che l’aveva rilanciata in azzurro dopo l’esclusione dalle Olimpiadi di Tokyo della scorsa estate; ci aveva raccontato che la squadra di spada maschile aveva gareggiato a Sochi la settimana precedente, descrivendo un clima già teso, con navi russe schierate sul Mar Nero, e dicendosi da un lato molto allarmata per quelle notizie, ma nello stesso tempo fiduciosa per le decisioni prese dalla Federazione.
Nei giorni scorsi è partita serena per la Russia. La situazione è precipitata però velocemente. Rossella Fiamingo, l’azzurra più attiva sui social, venerdì ha postato su instagram alcune foto e un lungo commento, che ben descrive il clima. «Io e la mia squadra siamo a Sochi e i pensieri sono tutti sull’Ucraina. È il weekend più lungo, più strano e il più surreale di sempre. Siamo arrivate la notte dei primi bombardamenti, noi stavamo già dormendo, abbiamo saputo della terribile notizia quando ci siamo svegliate e abbiamo trovato il telefono pieno di notifiche. La gara di Formula uno è stata appena annullata e noi siamo qui, da domani in pedana nella speranza di poter tornare lunedì. Ci affacciamo sul Mar Nero che unisce e separa la Russia dall’Ucraina e guardiamo l’orizzonte con la speranza che tutto questo finisca presto».
La delegazione azzurra di scherma a Sochi era composta da 12 atlete, dal ct Dario Chiadò, dallo staff tecnico composto da Roberto Cirillo, Massimo Zenga Germano e dal medico Sofia Calaciura.