L’ultima vera spiaggia per i balneari tramortiti: ora rischiano di perdere tutto con le gare
Il settore alle prese con un cambiamento epocale ormai alle porte, che rischia di svuotare completamente dall’interno un sistema. E c'è la grande mazzata dei mancati indennizzi
VIAREGGIO. «It’s the end of the world as we know it», cantavano i Rem alla fine della Guerra fredda. È la fine del mondo per come lo conosciamo: considerazione che, in questi giorni, ha molto successo.
Vale per la guerra in Ucraina e, in piccolo, anche per i balneari. Alle prese con un cambiamento epocale ormai alle porte, che rischia di svuotare completamente dall’interno un sistema economico. Solo in Versilia i 439 stabilimenti balneari, tra titolari e dipendenti, impiegano 4.300 persone. Per un giro d’affari intorno ai 65 milioni d’euro all’anno, restando cauti. Sulla base dell’emendamento al disegno di legge sulla concorrenza, passato dal Consiglio dei ministri e in arrivo in Parlamento, tutto questo non ha valore. Non hanno valore le imprese balneari, per cui fino a qualche anno fa – prima della famigerata direttiva europea Bolkestein – si pagavano milioni di euro. Una stima di professionisti del settore afferma che, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che manda a gara pubblica le concessioni delle spiagge dal 2024, i bagni hanno perso almeno la metà del valore di mercato. Che solo in Versilia era di quasi un miliardo di euro. Soldi che se ne vanno in fumo.
Perché l’ultima formulazione delle nuove regole che disciplineranno le gare pubbliche, in applicazione della direttiva Bolkestein, afferma: in caso di cambio del concessionario, chi lascia riceve da chi arriva solo un indennizzo per i beni non ammortizzati. Investimenti già completati, e saldati, su beni mobili e immobili (dal vagone delle cabine alle mura dei locali tirati su in spiaggia, passando per tutto il resto) non saranno risarciti. In caso di sconfitta nella gara, e di conseguente perdita della concessione, il balneare non avrà diritto a niente.
«Io credo che nemmeno al più oltranzista sostenitore dell’esproprio proletario questa cosa appaia corretta», dice Luca Lippi, presidente dei balneari di Viareggio. «Non solo – continua Lippi – nell’emendamento alla legge sulla concorrenza si parla di agevolare associazioni del terzo settore e imprese che rispecchino la parità di genere. Su entrambi i principi non ho nulla in contrario. Ma mi domando come si possa conciliare un’attività di impresa, che ha necessità di investimenti importanti, con lo scopo di una onlus. O si pensa che basti promettere 100mila euro di investimenti per prendere in gestione, e portare avanti, un bagno come il Principe di Piemonte?». Ieri mattina i titolari dei bagni da Torre del Lago a Marina di Carrara si sono confrontati, decidendo di fare fronte comune tra Versilia e costa apuana. «È il litorale che, per caratteristiche e similitudini, rischia di essere più penalizzato dalle nuove regole sulle “aste” o gare a evidenza pubblica – ha detto Stefano Gazzoli, massese e presidente regionale di Fiba Confesercenti – Abbiamo costruito negli anni un turismo balneare tipico e strutturato, con gli investimenti e il lavoro. Se ci dicono che tutto ciò non vale più nulla, allora non ha più ragione di esistere. Potremmo togliere tutto».
Per questo i balneari torneranno in piazza. A manifestare. «Qualcosa bisogna fare – dice Marco Daddio, presidente dei balneari di Lido di Camaiore – Il primo appuntamento, quello più vicino temporalmente, è la fiera di settore Balnearia a Marina di Carrara: lì ci faremo sentire». Il prossimo fine settimana alla fiera, con i sindacati presenti, sarà caldissimo a prescindere dalle condizioni meteo. «Ho ancora la speranza che si possa cambiare in Parlamento un testo che ci tramortisce, lasciandoci a terra – dice Daddio – Ma siamo molto delusi dai nostri rappresentanti politici, in primis del territorio».
Disillusione e rabbia è anche lo stato d’animo dei balneari di Marina di Pietrasanta. «La situazione è ancora più complicata di quello che pensavamo. Se non verrà, in corso d’opera, modificato qualcosa, l’asta sarà una sorta di sentenza, penalizzante, per tutti noi», sono le parole di Francesco Verona, presidente del Consorzio Mare Versilia. Che aggiunge: «Quando mi riferisco alle modifiche in corso d’opera penso, ovviamente, a correttivi da introdurre in sede di discussione in Senato. Perché se i criteri e le procedure resteranno quelli di oggi, noi attuali concessionari ci ritroveremo in seria difficoltà. Vedi la questione degli indennizzi da assegnare solamente a coloro che non hanno ancora ammortizzato tutti gli investimenti fatti su spiaggia: un numero di balneari esiguo, di fatto, anche a Marina. In sostanza rischiamo di ritrovarci senza più lo stabilimento balneare e, dopo una vita di sacrifici – prosegue Verona – a mani vuote. Per non parlare dell’asta vera e propria: come potrà mai un’azienda a conduzione familiare essere concorrenziale con una multinazionale? Via, siamo seri. E non dimentichiamo il pericolo, temiamo concreto, legato alle infiltrazioni mafiose. La politica? Anche su questo fronte siamo in parte delusi: inutile girarci intorno. Tanti discorsi, ma poi alla fine basta andare a vedere chi ha votato il decreto concorrenza. E adesso, se possibile, la situazione si è fatta ancora più complicata».
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