"Che errore non aver fatto parlare le donne ucraine in piazza"
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Le reazioni alle polemiche sulla manifestazione per la pace organizzata dal Comitato 25 aprile contro la guerra scatenata da Putin. La replica degli organizzatori: "Non abbiamo zittito nessuno"
PRATO. "Che vergogna. Mi viene da vomitare, povere donne". E' il commento del deputato di Coraggio Italia Giorgio Silli dopo le polemiche sulla manifestazione pacifista di sabato pomeriggio in piazza del Comune, abbandonata da una parte della comunità ucraina dopo il divieto di cantare l'inno ucraino e il presunto divieto di replicare all’intervento della rappresentante della Rete degli studenti medi che aveva parlato di una "deriva nazionalista" da parte di Kiev. "Una guerra strumentalizzata per fare propaganda di parte da parte di qualche guappo di partito - scrive il deputato Silli - Sono davvero dispiaciuto. Non avrei mai pensato che parte della sinistra, pur di dare contro alla Nato e agli Usa potesse spalleggiare i nazisti alla Putin".
«Come ucraina, con una mamma attualmente sotto le bombe russe, mi sono sentite presa in giro ieri in piazza del Comune – scrive su Facebook Olga Chystova – Hanno sfruttato la tragedia dell'Ucraina, in un momento così delicato, per fare un vero e proprio comizio politico che poco aveva a che fare con questa emergenza. Gli ucraini presenti infatti se ne sono andati non appena hanno capito che non si trattava di una manifestazione per l'Ucraina. Vergognatevi".
Critiche anche da Prato Riparte (la sigla che raggruppa Azione, Buona Destra, Energie per l’Italia, Italia Viva, Partito Liberale italiano, Radicali e +Europa): "Non aver permesso alle donne ucraine presenti in piazza “di cantare l’inno del loro Paese e di prendere la parola per replicare alla rappresentante della Rete degli studenti medi che aveva accusato Kiev di deriva nazionalista” come si legge su alcuni mezzi di informazione, riteniamo che sia stato un atto gravissimo".
"Così come non possiamo condividere una iniziativa - scrive ancora Prato Riparte - che anziché lanciare un messaggio di netta condanna per l’aggressione militare della Russia all’Ucraina abbia permesso interventi che hanno divagato sulla storia del Paese dell’Est e sulla Nato. L’Anpi, il Comitato 25 aprile e Libera fra i promotori principali della manifestazione che si è svolta in piazza del Comune a Prato sabato 26 aprile, hanno commesso un grosso errore di valutazione. Siamo convinti che anche diversi dei partiti e delle associazioni che hanno aderito alla manifestazione “Prato si mobilita per la pace” non lo avrebbero fatto se avessero saputo come gli organizzatori avevano deciso in via autonoma di far svolgere l’evento e, soprattutto, di determinare chi avrebbe potuto e chi non avrebbe potuto parlare".
"Lasciando fuori dalla discussione proprio quelle donne ucraine che più di tutti gli altri stanno vivendo sulla propria pelle la tragedia dell’aggressione russa al loro Paese e alle loro famiglie. Donne arrivate a Prato per dare un futuro migliore ai loro famigliari e che adesso vivono nell’angoscia. Donne che avrebbero voluto sentire una netta condanna di Putin e che invece sono state costrette ad abbandonare la piazza. E a questo proposito anche i Radicali che avevano a suo tempo sottoscritto il manifesto “Prato si mobilita per la pace” si dissociano da come è stata condotta la manifestazione e ritengono, per voce del segretario provinciale Matteo Giusti, che oggi l’unica manifestazione possibile sia solo di netta condanna di Putin e della sua aggressione militare ingiustificabile in Ucraina.
Prato Riparte afferma con forza "una netta condanna per l’aggressione militare di Putin allo Stato sovrano dell’Ucraina e invita il Governo a intraprendere tutte le iniziative di ritorsione contro la Russia e di aiuto per l’Ucraina, facendo ogni sforzo possibile per riportare la pace in quel Paese".
LA REPLICA
Non c'è stato alcuno “scontro”, e da parte dell'organizzazione si smentisce assolutamente qualunque intenzione di censurare o “zittire” manifestanti di origine ucraina presenti in piazza». Questa la replica del Comitato per la Liberazione 25 Aprile dopo le polemiche sulla manifestazione di sabato.
«Le realtà promotrici – scrive il Comitato – hanno invitato a manifestare con le insegne della pace, facendo appello alla società civile, per un presidio tutt'altro che “apolitico”, considerando il tema della mobilitazione, ma di certo apartitico e pubblico, tanto che non ci sono state contestazioni alle bandiere nazionali ucraine esposte spontaneamente. Pur non avendo saputo in precedenza dell'adesione di un gruppo di cittadini ucraini, la signora Irina è stata fra le prime persone fatte intervenire al microfono; e la sua testimonianza commossa con un appello ad un minuto di silenzio, è stata condivisa in modo accorato da centinaia di manifestanti, che si sono uniti al dolore di una popolazione colpita dalla guerra. Successivamente però è stato necessario intervenire per il corretto svolgimento della manifestazione, nel rispetto della pluralità di espressioni, affinché la referente della Rete degli studenti medi potesse concludere il proprio intervento senza essere interrotta o censurata. Se questo non fosse accaduto avremmo allora davvero "zittito" qualcuna, mentre invece è stato garantito il diritto di intervento e replica a tutte le sensibilità presenti. Del resto, mentre il piccolo gruppo ha deciso di allontanarsi, molte altre persone ucraine sono rimaste in piazza con le loro bandiere fino alla fine del presidio».
«Proprio mentre il governo italiano decide lo stanziamento di armamenti a paesi in conflitto e l'invio dell’aeronautica in Europa orientale – spiega il Comitato – noi non ci arruoliamo nella contrapposizione bipolare fra belligeranti, ma rilanciamo un appello alla condanna della guerra, del riarmo e della militarizzazione, come unica strada per il rispetto dei diritti umani».