I pendolari ancora contro Trenord: in due mesi 60 treni soppressi
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L’associazione Utp denuncia la riduzione delle carrozze. E i Cinque Stelle interrogano la Regione: «Che volete fare?»
MANTOVA. Dall’inizio dell’anno ad oggi i treni di Trenord che assicurano il collegamento tra Mantova e Milano lungo la linea per Codogno sono per i pendolari una croce che continuano a portare sulle loro spalle. Secondo l’associazione Utenti del trasporto pubblico, le soppressioni di convogli in poco meno di due mesi sono state una sessantina, mentre un ritardo medio di 10-15 minuti ha riguardato ogni treno.
«Le soppressioni – spiega Andrea Bertolini, anima di Utp – hanno riguardato soprattutto il treno delle 13.30 degli studenti da Cremona verso Mantova, cosa che più volte ha fatto infuriare il sindaco di Bozzolo, Torchio. I treni che hanno viaggiato più spesso con oltre trenta minuti di ritardo sono quelli delle 18.20 e delle 20.20 in partenza da Milano. Quest’ultimo treno ha raggiunto anche picchi di oltre un’ora».
Un treno «quasi sempre in ritardo» osserva Bertolini è quello delle 6.10 da Mantova. Inoltre «gran parte dei treni che viaggiano sulla tratta Milano-Mantova hanno ridotto il numero delle carrozze, passando alle quattro-cinque, dalle sei previste dal contratto di servizio. Da quando le persone hanno cominciato a vaccinarsi hanno ripreso anche a muoversi in treno, visto che non tutto hanno la fortuna di poter stare in smart working».
Il quadro negativo dell’Utp viene confermato da In Orario, la combattiva associazione dei pendolari che quotidianamente cerca di tenere alta la bandiera dei tanti che si muovono in treno per raggiungere il posto di lavoro o il luogo di studio, rivendicando il diritto della puntualità e del comfort dei convogli. «Quest’anno – dice Matteo Casoni – c’è un problema di manutenzione del materiale rotabile che porta a frequenti soppressioni di corse. Nei primi due mesi ne abbiamo contate una quindicina, che si sono sommate a una decina di episodi di ritardi superiori alla mezz’ora. Senza considerare le soppressioni causate dai treni che viaggiavano prima o dopo, sul binario unico, del convoglio interessato dai guasti».
Per Trenord le cose stanno diversamente, almeno secondo l’ultimo report sull’attività riferito al 2021. Lì si legge che la puntualità media, entro i cinque minuti, è stata dell’83,6% in crescita rispetto all’80,2% del 2019. Quanto alle cause delle soppressioni di corse, quelle addebitabili direttamente a Trenord riguardano per la maggior parte il materiale rotabile (18,35), la mancanza di materiale (1,1%), il personale (3,3%), il riequilibrio di orario o il recupero del materiale (3,9%). Le cause addebitabili al gestore della rete, e cioè a Rfi, sono l’8,9%, ad altre imprese ferroviarie lo 0,8%, a cause esterne come condizioni meteo e vandalismi (esclusi gli scioperi) sono state il 27,3%. Altro dato interessante sottolineato da Trenord sono le 8.558 segnalazioni gestite dalla propria sezione Security per vandalismi, intemperanze, minacce, furti e aggressioni, e ammontano a un costo di 6 milioni di euro.
Del servizio di Trenord e delle sue carenze si sta occupando il gruppo dei Cinque Stelle in consiglio regionale che nei giorni ha presentato un’interrogazione di cui primo firmatario è il mantovano Andrea Fiasconaro. Partendo dal recente ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio provinciale di Mantova in cui si chiedeva a Trenord «una soluzione riguardo ai continui ritardi, disagi e soppressioni di treni sulla Mantova-Cremona-Codogno Milano», i pentastellati invocano una presa di posizione da parte del Pirellone. In particolare, chiedono alla Regione se sia a conoscenza di «quali azioni e interventi Trenord abbia intenzione di attuare, tempestivamente, per garantire agli utenti maggiore regolarità, affidabilità, efficienza e sicurezza del servizio ferroviario lombardo».