Gradisca, speleologi nel ventre della Fortezza alla ricerca dei misteri dei nove pozzi
GRADISCA Il sogno di esplorarlo e mapparlo completamente, almeno per ora, potrebbe rimanere tale. Ma il “ventre segreto” della Fortezza continuerà a essere materia di studio anche nei prossimi anni. Da ormai oltre un decennio il Centro ricerche Carsiche Seppenhofer di Gorizia si occupa delle cavità artificiali presenti nella cittadina di Gradisca nonché delle sue acque sotterranee. E da qualche tempo è stato affiancato anche dall’amministrazione comunale, che ha intuito la rilevanza storico-naturalistica e le potenzialità turistiche del progetto.
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Gli uomini del Seppenhofer hanno proseguito il monitoraggio delle acque che si trovano all’interno dei pozzi artesiani della città e in particolare in una cavità artificiale sita nel cuore del centro storico. Si tratta del Pozzo dei Frari, che si trova in Campiello Emo proprio di fronte al ricreatorio Coassini, e che sino agli anni ’60 costituiva l’acquedotto municipale. Il pozzo, dopo un primo tratto scavato artificialmente di circa 7 metri, intercetta una cavità naturale completamente allagata profonda altri 8, dove negli anni è stata rilevata la presenza del proteo. Il ritrovamento dell’anfibio ha una rilevanza notevole sia a fini naturalistici sia speleologici. Innanzitutto conferma il notevole potenziale carsico del sottosuolo gradiscano. Secondariamente, il ritrovamento sta a significare la presenza di un’acqua particolarmente pulita. Terzo, conferma quella che era una “leggenda metropolitana” per generazioni di gradiscani: l’esistenza di un fitto reticolo di pozzi – tutto da scoprire – nella Fortezza edificata nel 1479.
Con queste premesse, gli speleo hanno programmato un ciclo di studi e monitoraggi a lungo termine, che dopo un lavoro di osservazione e studio porterà senz’altro alla loro individuazione. Soprattutto le indagini saranno indirizzate a individuare delle possibili correlazioni delle acque sotterranee con il vicino bacino dell’Isonzo o la loro indipendenza da quest’ultimo. «La vicinanza del Pozzo dei Frari con il corso dell’Isonzo non deve, infatti, trarre in inganno: l’acqua presente sul fondo di questa cavità è acqua di origine carsica. Limpida, potabile, non attinta dal fiume. Una tesi che cercheremo di dimostrare», spiega Maurizio Tavagnutti del Seppenhofer, che assieme a Rino Semeraro e all’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Pagotto terrà una conferenza sul tema, lunedì alle 18 a palazzo Torriani. Il ritrovamento del proteo potrebbe dimostrare che le acque del pozzo provengono da fratture della roccia presente a più di 30 metri sotto il letto del fiume, per ricongiungersi chissà dove al territorio del vicino Carso. Il Pozzo dei Frari è il più importante di almeno nove pozzi che scompaiono nel ventre del sottosuolo. Alcuni di questi, purtroppo, nel corso degli anni sono stati chiusi e quindi, attualmente, impossibili da esplorare. Servirebbero molte risorse, ma il Comune non esclude un aiuto. «Siamo grati agli speleo del Seppenhofer per le loro affascinanti ricerche sul nostro sottosuolo – afferma l’assessore Pagotto –. Molto rimane da scoprire, questi studi possono davvero aprire nuove prospettive per la città».