Gli interventi necessari al nostro patrimonio artistico
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Poli integrati per coordinare l’attività dei diversi musei nelle città turistiche. L’opportunità di proseguire con progetti e interventi controversi su famosi edifici storici. Con un obiettivo di trasparenza, ecco le proposte del critico di Panorama nel suo ruolo di sottosegretario al ministero della Cultura.
In queste giornate di insediamento al ministero della Cultura si sono affrontate diverse questioni che attendevano risposta e indicano i primi orientamenti del dicastero. Il ministro Gennaro Sangiuliano ha preso una posizione ferma su Villa Sant’Agata di Giuseppe Verdi, con l’obiettivo di preservarla e con il progetto di coinvolgere le istituzioni musicali, tra cui la Scala e l’Opera di Roma per organizzare concerti verdiani e, dopo i ribassi d’asta, acquisirla allo Stato. Un secondo intervento del ministro ha riguardato la presidenza del Maxxi di Roma la cui nomina è fiduciaria e, dopo Giovanna Melandri, la scelta, in continuità di coerenza politica, è stato Alessandro Giuli.
Su un altro fronte mi sono mosso io, per indicare, nel rapporto con gli enti locali, il primato della conservazione in alcuni casi esemplari e la necessità di costituire nuovi musei autonomi. Questi sono alcuni degli episodi su cui mi sono espresso.
MILANO
L’abbattimento dello Stadio Meazza è, oggettivamente, un crimine. Io non faccio «esternazioni», esprimo pensieri che rappresentano la condizione naturale delle funzioni ministeriali rispetto alla tutela e alla conservazione. Mia guida è la legge; e le mie denunce riguardano la soggezione di alcuni Soprintendenti alle proposte irricevibili del Comune, a partire dall’intervento simbolico di denuncia del processo distruttivo della memoria con la nuova e opportunistica collocazione della Pietà Rondanini, fondata sull’ignoranza. Conosco bene le procedure e anche i possibili rilievi e posso immaginare quelli della Corte dei conti. Ma è assolutamente indiscutibile che l’allestimento dell’opera di Michelangelo, concepito dagli architetti del gruppo Bppr, ha un significato sacro nella museografia moderna, almeno quanto gli esemplari interventi di Carlo Scarpa al Castelvecchio di Verona.
All’Arengario di Milano, in prossimità di piazza del Duomo, l’idea progettuale di un ponticello per il museo del Novecento va respinta: è un obbrobrio da far rivoltare nella tomba gli originari progettisti Muzio, Portaluppi e Griffini. La soprintendente Antonella Ranaldi aveva già indicato l’opzione di un passaggio sotterraneo.
PADOVA
Il ministero plaude alle iniziative per il restauro del Monumento equestre al Gattamelata sul sagrato della Basilica di Sant’Antonio di Padova che pur resiste indomito al tempo, al guano e agli agenti atmosferici. Ogni buona manutenzione va perseguita, ma va escluso risolutamente, anche per evitare la diffusione di ipotesi senza fondamento propalate dalle cronache, che il ministero consenta la realizzazione di una copia fedele da sostituire all’opera originale. La resistenza, nei secoli, del capolavoro di Donatello è sufficiente a escludere questa eventualità.
FERRARA
Il massimo rispetto per la Galleria Estense di Modena si dimostra valorizzandone l’autonomia, anche allargandone i confini agli appartamenti monumentali del Palazzo ducale della città oltre al già compreso Palazzo ducale di Sassuolo. Forzata è invece la soluzione di un museo che aggreghi come subalterna, quale ora appare, in un’altra provincia, la Pinacoteca nazionale di Ferrara. Una soluzione irrazionale e capricciosa.
Ferrara fu una città gloriosa e ha due musei di prima grandezza: il Palazzo detto di Ludovico il Moro, con il Museo Archeologico nazionale, e il Palazzo dei Diamanti, con la Pinacoteca nazionale ma anche con la sezione espositiva che è stata, fin dagli anni Sessanta, nel maestoso palazzo rinascimentale, all’avanguardia di tutte le mostre di arte contemporanea in Italia. Ferrara, come fu nel Rinascimento, torna quindi capitale agli inizi del Novecento, con la presenza dei pittori che si ritrovarono all’Ospedale psichiatrico durante la Prima guerra mondiale: Giorgio De Chirico, Carlo Carrà, Alberto Savinio, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, per costituirvi emblematicamente la pittura «metafisica» che ha il suo manifesto ne Le muse inquietanti di De Chirico dominate dal Castello estense.
Poche città mostrano altrettanto fervore, se non Milano o Roma. Ma non basta. Ferrara è la città del cinema, di Michelangelo Antonioni e di Florestano Vancini, ed è stata lo scenario di capolavori di Visconti, De Sica, Valerio Zurlini, Ermanno Olmi, Giuliano Montaldo. Nel 1963, primo in Italia, il maestro elementare Franco Farina inizia una formidabile attività espositiva che porta Ferrara al centro della produzione internazionale di mostre d’arte contemporanea. Non meno importante e tra i primi in Emilia è il Museo Archeologico nazionale, allestito nel palazzo tradizionalmente riferito a Ludovico il Moro, progettato dal grande architetto Biagio Rossetti. Necessario dunque il Polo autonomo dei musei ferraresi.
FIRENZE
Errore grave, dopo anni di letargo, dare il via all’inutile pensilina di Arata Isozaki all’uscita degli Uffizi. Nell’idea dell’architetto giapponese il progetto era concepito come una grande loggia in acciaio e vetro (di impossibile manutenzione per l’eccessiva altezza) da contrapporre alla Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria. Impari confronto! Solo 12 milioni di euro per realizzare un’opera brutta e ideata nel secolo e nel millennio scorsi, con un progetto greve, invasivo e imbarazzante. Tradendo questi principi condivisi sulla palese inattualità di un progetto goffo e vecchio per Firenze, in pieno centro storico, in uno dei suoi edifici più importanti, e nella vincolatissima «zona A», si insulterebbe anche la memoria di Franco Zeffirelli e Oriana Fallaci, che manifestarono la propria contrarietà. All’epoca il tema fu incandescente. E alla fine si rinunciò.
Ma il progettista giapponese e il suo socio italiano Andrea Maffei non smisero di rivendicare la vittoria di un concorso (che non dà di per sé titolo a realizzare l’opera); e dopo più di 20 anni, su pressione dell’apparato burocratico, un ministro politico come Dario Franceschini aveva riaperto la partita inserendo, tra le grandi opere della ricostruzione morale, anche l’immorale pensilina degli Uffizi, impropriamente chiamata «loggia», e molto più simile a una rete per materassi, gigantesca e sgraziata.
PISA
Altro museo autonomo a Pisa con il grande Museo nazionale di San Matteo, che raccoglie dipinti di Masaccio, Beato Angelico, Nicola Pisano e Donatello, oltre a una preziosa raccolta di codici miniati, ceramiche medievali e sculture lignee. C’è poi il Museo nazionale di Palazzo reale: vi si espongono le arazzerie e gli arredi che i Medici utilizzavano per adornare le sale del palazzo stesso.
Nel novero dei ritratti dei principali esponenti della casata (molti provenienti dalla collezione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano) si segnalano le notevoli effigi di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici (opera del Bronzino), dello stesso Cosimo raffigurato con le insegne granducali (copia dal fiammingo Iustus Sustermans, ritrattista ufficiale della casata), di Ferdinando de’ Medici in veste di cardinale (opera di Alessandro Allori).
Ancora, il Museo delle Navi antiche: nel dicembre 1998, durante i lavori per la costruzione di un edificio presso la stazione di Pisa San Rossore, iniziarono a emergere dagli scavi sotterranei tracce di materiale archeologico. La scoperta si rivelò presto ben più importante del previsto, trattandosi di un sito di eccezionale rilevanza.
Inizialmente si riteneva uno scalo portuale, ma ben presto si identificò la vera natura del deposito: il punto di incrocio di un canale della centuriazione pisana con il corso del fiume Serchio (l’antico «Auser»), dove, a seguito di una serie di disastrose alluvioni (ne sono state identificate almeno nove, dal II secolo a.C. al VII secolo d.C.), erano affondate almeno trenta imbarcazioni.
Che a distanza di tanto tempo, tra navi da trasporto e barche fluviali, sono risultate essere perfettamente conservate grazie a una particolare condizione di completa mancanza di ossigeno e di presenza di falde sotterranee. Si è recuperato così buona parte del carico contenuto in anfore e vasi. Le navi sono state restaurate presso il Centro di restauro del legno bagnato, realizzato presso il cantiere.
A completare il Polo dei musei nazionali di Pisa potrebbe essere compresa anche la Certosa di Calci, grande complesso monumentale alle pendici del Monte Pisano, a pochi chilometri dalla città. n
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