Obbligo vaccinale per i sanitari, negato il risarcimento ai sospesi
La sentenza della Corte Costituzionale che ha confermato la legittimità delle norme che avevano sancito l’obbligo della vaccinazione anti Covid-19 per i medici, per il personale sanitario e per gli insegnanti ha ricadute importanti sulla sanità veneta. Erano oltre trecento, infatti, i giudizi pendenti instaurati da medici e operatori sanitari diretti a far affermare il diritto a non vaccinarsi. Giudizi che, se l’esito della pronuncia della Corte fosse stato diverso, si sarebbero tradotti in un onere pesante per le Aziende Sanitarie, ma anche per le altre strutture sanitarie quali le Case di Riposo alle quali la norma si applicava. Le cause anzidette si sono tutte chiuse a sfavore dei ricorrenti, sottolineando l’obbligo vaccinale. Ad eccezione di alcune per le quali un giudice aveva deciso la sospensione proprio in attesa della sentenza della Corte, ora arrivata. Naturale che ora anche quei casi vadano nella stessa direzione di quelle già chiuse.
A parte questi 300 casi, sono oltre 3 mila nel Veneto i medici e gli operatori sanitari per i quali è stata avviata la procedura di accertamento della violazione dell’obbligo vaccinale e che certamente non avrebbero mancato di far valere le loro ragioni; chiedendo un risarcimento del danno che poteva costare alle casse regionali diversi milioni di euro, così compromettendo il diritto ai livelli essenziali di assistenza. Quindi ora i sanitari che sono stati sospesi dal lavoro e dallo stipendio durante l’obbligo vaccinale non potranno chiedere nulla alle relative Aziende sanitarie venete.
«Ma la questione non si pone solo in termini economici» sottolinea l’avvocato Maria Luisa Miazzi, che con i colleghi di studio, il professor Carlo Cester e Francesco Rossi hanno tutelato le Aziende Sanitarie nelle cause «Questa pronuncia riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento secondo cui il diritto alla salute e all’autodeterminazione, pure tutelati dall’ordinamento sotto il profilo individuale, trovano un insuperabile limite nel dovere di ogni persona di non ledere o di porre a rischio con il proprio contegno la salute altrui. E la norma che impone l’obbligo al vaccino ai sanitari rappresenta il necessario equilibrio di questi due valori, dando prevalenza al diritto alla salute da intendersi come bene collettivo».
L’avvocato Maria Luisa Miazzi precisa, però, anche che «questa è una pronuncia che rende giustizia e conforta quanti nei lunghi mesi della pandemia hanno combattuto dentro le Aziende e le strutture la difficile battaglia del conciliare la cura dei malati di Covid-19 con l’esigenza irrinunciabile di garantire i livelli essenziali di assistenza della collettività. E suggella l’orientamento espresso da pressoché tutti i giudici del Veneto che hanno ritenuto, anche prima della pronuncia della Corte, che l’obbligo vaccinale fosse legittimo e imposto da quell’imprescindibile dovere di solidarietà sociale che è sancito dall’art. 2 della Costituzione».
«La sentenza della Corte rafforza la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato» sottolinea da parte sua il professor Carlo Cester.