Addio all’architetto Ramiro Orto, interprete della Trieste sportiva
TRIESTE. Trieste ha perso uno dei protagonisti del mondo sportivo e imprenditoriale cittadino degli ultimi 50 anni. E’ venuto a mancare Ramiro Orto, architetto con una lunga militanza nel comparto delle costruzioni e personaggio molto noto nell’ambiente del calcio locale, oltre che grande appassionato di tennis e di ciclismo, disciplina quest’ultima praticata a buoni livelli in età giovanile.
Classe ‘35, laureatosi alla facoltà di Architettura di Venezia, Orto è stato un punto di riferimento come progettista e tecnico, ma si era fatto conoscere soprattutto per la sua lunghissima carriera calcistica, espressa in particolare nel variegato mondo dilettantistico. Dopo aver iniziato nel settore giovanile della Triestina, Orto ha vestito le casacche di numerose società cittadine, dalla Roianese al Flaminio, dall’Edile Adriatica alla Sovrana, dall’Adviser all’Architrave.
«Ovunque andasse - ha detto di lui Bruno Gasperutti, storico del calcio locale - era un protagonista». Giocatore che faceva della tecnica la sua dote migliore, non abbandonava mai la maglia numero 10, per lui una seconda pelle. E la sua grande passione per il calcio lo portava ad assumere, quando poteva, anche il ruolo di capitano e talvolta anche di dirigente. In più di qualche occasione era stato il fondatore dei sodalizi per i quali militava. Orto aveva partecipato in più occasioni anche ai tornei estivi a sette che, qualche decennio fa, caratterizzavano le estati triestine. Eclettico e sempre pronto ad affrontare nuove sfide, Orto aveva dedicato tempo e passione anche al giornalismo, vissuto come attività amatoriale.
«Abbiamo lavorato assieme a Radio Capodistria - ha ricordato Andro Merkù, il noto imitatore e conduttore triestino - e talvolta era proprio incontenibile».
Anche l’avvocato Emilio Terpin, con il quale aveva condiviso numerosi passaggi della vita, ha voluto esprimere un pensiero: «Aveva un carattere forte, era intelligente e creativo e abbiamo vissuto assieme momenti indimenticabili».
Abbandonate le scarpe da calcio, era diventato allenatore. «Andavamo assieme ai raduni per i tecnici ed era sempre un protagonista», il ricordo di Virgilio Pallotta.