Doppio incarico al presidente del Consiglio dell’Ordine: avvocati divisi a fine mandato
![Doppio incarico al presidente del Consiglio dell’Ordine: avvocati divisi a fine mandato](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/messaggeroveneto/2022/12/05/230256399-b3b7965f-c645-4bd1-9a08-4bc5075d5649.jpg)
foto da Quotidiani locali
È un clima segnato da tensioni e malumori quello che da poco più di un mese si respira all’interno del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Udine ormai prossimo a scadenza.
Tutta colpa della presunta incompatibilità del presidente in carica, l’avvocato Massimo Zanetti, con una seconda investitura, peraltro di non poco prestigio: il posto di rappresentante del distretto del Fvg nell’Organismo congressuale forense.
Fin qui il casus belli. Che, tuttavia, a giudicare dalle reazioni a catena scatenate dall’elezione, che risale a inizio ottobre, e dal modo in cui sono state argomentate, non pare sufficiente a spiegare un malessere evidentemente covato da tempo.
Il dibattito divampa nel corso della seduta dello scorso 3 novembre e ha strascichi pesanti nei giorni a seguire. È il collega Luca Zanfagnini a sollevare la questione.
In molti, però, non la pensano come lui e «la stragrande maggioranza del Consiglio – riportano i verbali – conferma la fiducia al presidente». Quattro giorni dopo, il primo affondo scritto.
«Rilevo come non abbia, nei più, destato stupore il fatto che il presidente, che si accinge a terminare il proprio impegno istituzionale nel Coa per raggiunto limite dei due mandati, abbia ritenuto di ritagliarsi comunque un nuovo ruolo nell’ambito delle istituzioni forensi – scrive il primo dei dissidenti –. Il che, se da un lato denota un encomiabile spirito di servizio, dall’altro è oltremodo sintomatico di un’insaziabile ambizione personale».
Da qui la decisione di rassegnare le dimissioni da ogni delega e funzione, salvo conservare il ruolo di consigliere semplice per «mantenere fede all’impegno» verso gli iscritti».
Alle sue rimostranze seguono, a stretto giro di posta, quelle di quattro colleghi. Nell’evidenziare il proprio «disagio per la gestione oggettivamente personalistica del presidente», è l’avvocato Andrea Mondini a ricordare come, in occasione dell’approvazione di bilancio, «ritenne di eludere il problema di una sua pretesa incompatibilità a deliberare l’erogazione di contributi in favore della Fondazione Carnelutti, di cui pure è presidente, astenendosi dal votare il bilancio che lui stesso aveva proposto all’assemblea».
Quello stesso giorno arriva anche la pec dell’avvocato Monica Catalfamo, che lamenta pure «un atteggiamento divisivo del presidente, manifestatosi anche, ma non solo, nella sua strenua opposizione a nominare un vice, carica da lui ricoperta durante la vigenza della presidente Ramona Zilli».
Il giorno successivo l’avvocato Michela Bacchetti si associa ai rilievi mossi dai colleghi e rimette a propria volta le deleghe. Il 10 novembre il cerchio si chiude con l’avvocato Aldo Scalettaris.
«Condivido in buona parte le critiche per una gestione troppo personalistica – scrive – e invito il presidente ad adoperarsi per comporre il contrasto».
Confortato dalla fiducia nel frattempo confermatagli dal resto del Consiglio, l’avvocato Zanetti ha escluso alla radice l’esistenza di incompatibilità con il suo nuovo incarico (lo stesso per il quale si era candidato anche il collega Massimiliano Aita), a meno di non assumerne la presidenza.
«Non lo è neppure in termini di opportunità – afferma –, rappresentando gli interessi dell’intero territorio. Tant’è vero che molti dei componenti dell’Ocf sono presidenti dei rispettivi Ordini e la stessa collega cui sono subentrato, Rosanna Rovere, lo era stata a Pordenone».
La frattura, tuttavia, resta, per quanto ai titoli di coda e in vista delle prossime elezioni, indette a gennaio.