Rapina di Ponte, confessa un minorenne: «Fuga in treno dopo il colpo»
Confessione piena. Nell’interrogatorio di garanzia, Y.H. ha ammesso le proprie responsabilità sulla rapina a mano armata al negozio di alimentari di Ponte nelle Alpi. Assistito dall’avvocato Carlo Costantini, il 17enne di Alpago ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale dei Minori di Venezia, confermando di aver partecipato al colpo della sera del 4 novembre.
Rimarrà per qualche tempo nella comunità di Tessera, che lo ospita dalla settimana scorsa, in attesa del processo per rapina pluriaggravata in concorso e lesioni a Giorgio Rova, l’amico del commerciante Franco Ardivel. Ci dovrebbe essere un rito immediato, nel quale Costantini chiederà al giudice la messa alla prova. Un percorso educativo, nel quale dovrà comportarsi da cittadino ineccepibile, a partire dal rendimento scolastico.
Procura dei Minori e Squadra mobile della polizia di Belluno hanno avuto le conferme che aspettavano. Non potendo avere la patente, il ragazzo è arrivato a Ponte nelle Alpi con un mezzo pubblico e qui è entrato nel market di viale Dolomiti insieme al coetaneo M.E. Ci sono le immagini dell’edicola Dolomiti, di una concessionaria di auto e della videosorveglianza di Ponte a certificare sia l’ingresso che l’uscita.
Dentro l’indagato avrebbe minacciato Rova con una pistola ad aria compressa puntata in mezzo agli occhi per poi colpirlo con il calcio tra il mento e la bocca, mentre l’altro accoltellava per cinque volte al braccio sinistro Ardivel, dopo che il negoziante si era ribellato alla sua richiesta di aver i soldi dell’incasso giornaliero. I due avrebbero avuto il supporto di uno o due amici, che sono indagati per favoreggiamento e avrebbero avuto un ruolo secondario, tanto è vero che non ci sono misure cautelari a loro carico.
Secondo una prima ricostruzione, fuga precipitosa verso la stazione ferroviaria da parte dei due giovani marocchini, dove ci sono delle altre telecamere con un bottino di un centinaio di euro. Durante le perquisizioni, i poliziotti hanno trovato sia la pistola soft air che i vestiti indossati quella sera. Gravi indizi che hanno permesso alla Procura di chiedere la misura cautelare. Più pesante il quadro per M.E., che è nel carcere minorile di Bologna e si è avvalso della facoltà di non rispondere e aspetta l’udienza di convalida dell’arresto.