Zamparini City come Grado 3: il Tar dà ragione al Comune

foto da Quotidiani locali

GRADO Stagione di ricorsi e di vittorie per il Comune di Grado. Dopo la sentenza del Tar nella causa tra il Consorzio Lido Moreri e Immobiliare Limbada risoltasi a favore del Comune, si è recentemente conclusa anche un’altra delicata vicenda che ha avuto come attore la Società Monte Mare Grado che ha proposto ricorso contro la medesima variante 34 al Piano regolatore del Comune.

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Per capirci subito la Società Monte Mare Grado fa capo alla famiglia Zamparini e l’area in questione è in buona parte quella della cosiddetta Zamparini City che lo scomparso Maurizio Zamparini aveva definiti come Vivere in laguna. Il Consiglio comunale di Grado, presieduto dall’allora sindaco Dario Raugna, aveva approvato nell’agosto del 2021 la variante generale al Piano regolatore del Comune introducendo una nuova disciplina per il governo dell’intero territorio comunale, mirata sostanzialmente al contenimento dell’utilizzo del suolo e alla riduzione degli indici edificatori. La variante era divenuta esecutiva nel febbraio di quest’anno a seguito della sua approvazione da parte della Regione.

Nello specifico il contenzioso riguarda una porzione ampia di territorio di proprietà della Monte Mare Grado cui è stata attribuita la destinazione di “agriparco” con una specifica normativa decisa dal precedente Consiglio comunale La Società ha contestato al Comune di non aver adeguatamente motivato e valutato la destinazione delle aree ad “agriparco” e conseguentemente di essere danneggiata da tale decisione per non poter attuare gli interventi secondo quanto era previsto nella preesistente disciplina.

L’attuale amministrazione a guida Claudio Kovatsch che si è trovata a gestire il ricorso ha ritenuto invece che la precedente amministrazione non abbia assunto decisioni penalizzanti né arbitrarie nei confronti della proprietà e in questo senso ha ritenuto di resistere, affidando la difesa degli interessi del Comune allo studio legale Garofolo di Treviso.

Il giudice amministrativo ha deciso che non sussiste alcuna illegittimità nella delibera e nelle decisioni del Comune in merito alla destinazione dell’area quale turistico ricettiva con valorizzazione dei prodotti agricoli e dell’ambiente rurale.

Il Tar ha infatti ritenuto perfettamente coerente la disciplina introdotta con la variante 34 che escludeva un uso agricolo sistematico e intensivo tipico dell’attività professionale dell’operatore agricolo valorizzando invece la funzione turistica con il divieto di uso agricolo intensivo dell’area con esclusione dell’attività dell’imprenditore agricolo professionale. Importante è evidenziare inoltre che il Tar ha precisato che le previsioni introdotte con la variante 34 per la zona “agriparco” sono in linea con gli indirizzi e la direttive del Piano Paesaggistico Regionale per i territori costieri.