Cristiani nel mirino
È la religione più perseguitata sul Pianeta. A cominciare dal Qatar, dove è proibito visitare le chiese persino durante i Mondiali di calcio. E altrove va anche peggio, con i credenti oppressi, quando non massacrati, come denuncia un nuovo rapporto.
Porte aperte per il pallone, ma Chiese «chiuse» e simboli cristiani oscurati. La coppa del mondo di calcio in Qatar porta alla luce i limiti della liberà religiosa nell’emirato della penisola arabica. «I visitatori sono incoraggiati a scoprire i musei, gli antichi siti del patrimonio culturale del Qatar e i centri commerciali, ma non potranno mai visitare una chiesa» afferma Anastasia Hartman, portavoce di Porte Aperte/Open Doors che si batte per i cristiani nel mondo.
Le chiese autorizzate sono relegate in un distretto della capitale, Mesaimeer, e non possono esporre simboli religiosi all’esterno. La conversione al cristianesimo è un reato da pena capitale e i fan inglesi, che per tradizione vanno allo stadio vestiti da crociati, sono stati rimandati indietro. Il Dipartimento di stato Usa ha esortato i fan del calcio a evitare «il proselitismo religioso, la difesa dell’ateismo e discorsi critici nei confronti del governo».
In Qatar vivono oltre 300 mila cristiani (pari al 13 per cento della popolazione), in gran parte lavoratori migranti provenienti da Paesi a maggioranza cattolica come le Filippine spesso sfruttati come schiavi. Addison Parker, del gruppo International Christian Concern, sostiene che «pure una collana con la croce potrebbe essere percepita come un tentativo di condividere il Vangelo» e procurare guai.
Bazzecole rispetto al rapporto Perseguitati più che mai sui cristiani oppressi nel mondo della fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che soffre (Acs). «Nel 75 per cento dei 24 Paesi esaminati l’oppressione o la persecuzione dei cristiani è aumentata» rivela Alessandro Monteduro, direttore di Acs. «L’Africa registra una forte impennata della violenza terroristica. Oltre 7.600 cristiani nigeriani sarebbero stati assassinati tra gennaio 2021 e giugno 2022». Quaranta fedeli sono stati massacrati lo scorso giugno durante la Pentecoste. I carnefici jihadisti erano mescolati ai cristiani nella chiesa dove celebrava monsignor Jude A. Arogundade, vescovo di Ondo. «Nessuno sembra prestare attenzione al genocidio» nella regione centrale della Nigeria, scrive il prelato nel rapporto. «Il mondo tace mentre gli attacchi alle chiese, al loro personale e alle istituzioni sono diventati routine» sottolinea Arogundade. «Quanti cadaveri sono necessari per attirare l’attenzione?». In maggio è stata lapidata e arsa viva una cristiana di 25 anni colpevole di avere condiviso su Whatsapp messaggi «blasfemi». Il 20 novembre è stato rapito in Mali il missionario tedesco Hans-Joachim Lohre, che collabora con Acs. Prima del sequestro aveva dichiarato: «Non sai quando o dove ti può capitare. Europei e bianchi, siamo un bersaglio facile e ci è stato detto che i jihadisti ci stanno osservando». Nel Mali centrale è attiva la Katiba (brigata) Macina legata ad Al Qaida nel Maghreb. «In Mozambico, Al-Shabab ha intensificato la sua campagna di terrore, uccidendo i cristiani, attaccando i loro villaggi e appiccando il fuoco alle chiese» denuncia nel rapporto Monteduro. «Il gruppo, affiliato allo Stato Islamico, ha provocato la fuga di oltre 800 mila persone e la morte di altre 4 mila».
Il 7 settembre scorso, il giorno dopo l’uccisione della missionaria italiana, Maria De Coppi, si è ripetuta la mattanza. «I terroristi indossavano uniformi militari e avevano radunato la popolazione dicendo che erano lì per salvarla» racconta Alberto Vera Aréjula, vescovo di Nacala. «Poi hanno iniziato a chiedere chi fosse musulmano e chi cristiano. Ai cristiani sono state legate le mani dietro la schiena e hanno tagliato la gola a tre di loro. Nella notte tra il 6 e il 7 settembre sono state uccise in totale 11 persone».
Repressione e violenze, anche se non fanno parte dei 24 Paesi del rapporto, sono registrati in Nicaragua, dove il vecchio autocrate sandinista vieta le processioni cattoliche e sbatte in galera i preti. «Caro Santo Padre: è stato molto difficile per me osservare i suoi sorrisi prodigati ai dittatori di sinistra: Nicolás Maduro, Daniel Ortega, Evo Morales, tra gli altri» scrive in una lettera aperta Francisco de José Conrado, parroco di San Francisco de Paula en Trinidad a Cuba. Sull’isola castrista si chiede «com’è possibile che il Papa taccia di fronte alla brutale repressione contro cittadini pacifici che gridavano “Patria e Vita” ed esprimevano il desiderio di libertà e giustizia di fronte a un governo che, al potere da 63 anni, viola diritti e schiaccia tutti?».
Ad Haiti, travolta da anarchia e violenze, «la Chiesa è sotto attacco» denuncia Marcella Catozza missionaria francescana. Il 25 giugno suor Luisa dell’Orto, religiosa italiana che si trovava nell’isola caraibica da 20 anni, è stata assassinata. Due settimane dopo bande fuori controllo hanno «incendiato la cattedrale» racconta la suora costretta a tornare in Italia «e assaltato a Port-de-Paix Les Cayes gli edifici della Caritas». Il rapporto denuncia una situazione critica in Asia, dove «l’autoritarismo statale ha aggravato l’oppressione, anzitutto in Corea del Nord. Fede e religione sono represse».
Il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan ha costretto alla fuga i pochi cristiani dal Paese, che già vivevano nella clandestinità religiosa. In Pakistan, oltre a rapimenti e matrimoni obbligati di minorenni cristiane da parte di facoltosi musulmani, le Ong islamiche non hanno offerto soccorso ai non musulmani durante la pandemia. L’India ha fatto registrare 710 episodi di violenza anti cristiana tra gennaio 2021 e l’inizio di giugno 2022, causati in parte dall’estremismo politico. Sri Lanka, Vietnam, Myanmar sono pure sulla lista nera. «In Cina le autorità hanno aumentato la pressione sui cristiani» conferma il rapporto «mediante arresti indiscriminati, chiusura forzata delle chiese e uso di sistemi di sorveglianza oppressiva». In maggio scorso è stato arrestato a Hong Kong il cardinale Joseph Zen, «quercia» della fede. E il 24 novembre i mandarini comunisti hanno dato il via libera all’insediamento di Giovanni Peng Weizhao, come nuovo vescovo ausiliario di Jiangxi, diocesi non riconosciuta dalla Santa Sede. Una violazione dell’accordo firmato da Cina e Vaticano nel 2018.
Anche in Medio Oriente la situazione è grave. La crisi migratoria minaccia le comunità cristiane più antiche. In Siria, i cristiani sono crollati dal 10 per cento della popolazione a meno del 2, passando da 1,5 milioni di prima della guerra ai 300 mila di oggi. In Iraq, l’esodo dopo l’impennata causata dalla caduta di Saddam Hussein è più lento, ma inesorabile. La comunità cristiana è dimezzata rispetto ai 300 mila fedeli prima dell’invasione dello Stato Islamico del 2014. E nel rapporto si legge che «paradossalmente, diversi segnali indicano come in alcune aree del Medio Oriente i cristiani vivano in condizioni peggiori rispetto a quelle vissute durante l’occupazione da parte dello Stato Islamico». Le conclusioni evidenziano una stortura del pensiero politicamente corretto. «Parte del problema è nella percezione culturale errata dell’Occidente» si legge «che continua a negare che i cristiani rimangano il gruppo religioso maggiormente perseguitato».