Cambio di vertice alla rsa Mazzali di Mantova: lo storico direttore va in pensione

Cambia volto, dopo più di trent’anni, la direzione della Fondazione Mazzali, la Rsa storica della città. Il 31 dicembre sarà l’ultimo giorno di lavoro per Paolo Portioli, direttore della struttura dal maggio del 1991. Dal primo gennaio subentrerà al suo posto Ilenia Ambrosini, già inserita nell’organico in maggio nel ruolo di direttore amministrativo. Ambrosini ha fatto esperienza nella casa di riposo di Gazzuolo e in quella di Bozzolo.

«Sono stato assunto per concorso, all’epoca non eravamo una Fondazione ma un Ipab, una struttura pubblica – ricorda Portioli, che ha 61 anni – dopo essermi laureato in giurisprudenza avevo iniziato a lavorare in Provincia, ma ho preferito il Mazzali. Certo trent’anni fa non era come oggi».

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Portioli, in effetti, ha svolto il ruolo di direttore in una fase di trasformazione della casa di riposo di via Trento: sia come approccio filosofico sia come struttura edile. «Nel 1991 la casa di riposo Mazzali non era solo storica era proprio vecchia – spiega – la parte più recente, allora, risaliva agli anni ’70. I presidenti e i consigli di amministrazione che si sono succeduti, con grande lungimiranza, hanno ammodernato tutto, pezzo per pezzo, dalla zona bar (che svolge un ruolo fondamentale per la socializzazione) ai reparti e al teatro, fino alla realizzazione del poliambulatorio. La filosofia di fondo è che una casa di riposo deve essere una struttura aperta, dove gli ospiti possono uscire e dove le persone esterne, dai familiari ai cittadini, possono entrare. Ricordo cosa diceva Luigi Benevelli: “Il Mazzali deve diventare una casa dalle pareti di vetro”».

Certo non sono state solo rose e fiori e Portioli va in pensione ben consapevole dei problemi aperti con cui, il Mazzali e l’intero settore delle Rsa, devono fare i conti. «Conti è la parola giusta – dice il direttore– perché l’aumento dei costi di gestione, a partire dall’energia ma anche per l’inflazione, non è stato accompagnato da sufficienti contributi da parte della Regione. La quale dovrebbe contribuire al 50% del costo delle rette, ma questa percentuale non viene mai raggiunta. La risultante, purtroppo, è rappresentata dagli aumenti delle rette che pesano terribilmente sui bilanci delle famiglie e su quelli degli enti locali».

C’è poi il fenomeno, piuttosto recente, della difficoltà estrema di trovare personale sociosanitario e sanitario per coprire gli organici. «Noi abbiamo trecento dipendenti e una trentina di collaboratori esterni – precisa Portioli – e quindi riusciamo a garantire una buona copertura del servizio. Ma risulta sempre più difficile reclutare nuovo personale. Oggi avremmo bisogno di 3 o 4 infermieri e altrettanti Oss. Devo anche aggiungere che un tempo il reclutamento prevedeva una maggior selettività, cosa che oggi è molto diminuita per la necessità di coprire i posti». Gli ultimi tre anni di lavoro, Portioli li ha passati affrontando assieme al personale l’emergenza Covid. «Il primo periodo è stato un incubo – spiega – le indicazioni che arrivavano erano contraddittorie, scarseggiavano dispositivi come disinfettanti e mascherine. Abbiamo avuto decine e decine di positivi». Che farà ora? «Il pensionato – dice – e potrò seguire meglio l’attività di Amnesty di cui faccio parte da molti anni».