Strage del Mottarone, chiuso l’incidente probatorio: ora la parola al pm
VERBANIA. Con la chiusura dell'incidente probatorio, che ha messo in luce le cause della tragedia del Mottarone, ora la parola ritorna alla Procura di Verbania che dovrà valutare quanto emerso, eventualmente disponendo approfondimenti investigativi, e successivamente chiudere le indagini magari dopo una modifica del registro degli indagati, nel quale ora compaiono al momento 14 nomi, tra i quali quelli delle società Ferrovie del Mottarone e Leitner.
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"Siamo molto soddisfatti - ha commentato l'avvocato Emanuele Zanalda, legale della zia del piccolo Eitan, Aya Biran - perché il tema degli allarmi e del momento a cui risalgono i primi ammaloramenti della fune non modificano le cause, che rimangono la presenza dei forchettoni e la rottura della fune traente". Secondo l'avvocato Laura Bastia, rappresentante della famiglia di Roberta Pistolato, una delle vittime, "nonostante i tentativi di smontare" le perizie "i risultati dal punto di vista probatorio sono granitici".
Per Fabrizio Ventimiglia, avvocato dell'unico sopravvissuto, "è triste e assurdo pensare che la vita di Eitan, un bambino di appena 5 anni all'epoca dei fatti (così come quella di tutte le altre vittime e dei familiari delle stesse), sia stata irrimediabilmente segnata a causa di comportamenti tenuti in sfregio a qualsivoglia normativa in materia di sicurezza".
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Oggi in aula è proseguita la discussione sui tempi di rottura della fune con il botta e risposta tra gli esperti nominati dalle difese. Ferruccio Levi, consulente della difesa dei vertici di Leitner, ha ribattuto ad Andrea Gruttadauria, consulente della difesa del caposervizio Gabriele Tadini, che ieri aveva dichiarato che già 13 mesi prima della rottura sarebbe stato possibile osservare i danni alla fune: "Troppe incertezze, dovute a una casistica troppo piccola, non consentono di valutare in maniera ingegneristica questo tempo e trarre conseguenze". Per Marcello Perillo, avvocato di Tadini, nel corso dell'incidente probatorio "si sono aperti scenari importanti" che riguardano il modo in cui si è svolta la manutenzione e che "sicuramente coinvolgono il mio assistito, ma anche tutta la filiera manutentiva, che già la perizia evidenziava avesse avuto carenze importanti". Tra gli aspetti emersi, il fatto che il patentino da caposervizio dello stesso Tadini fosse scaduto il 4 settembre del 2020, cioè più di otto mesi prima dell'incidente, e che lo stesso caposervizio non avesse ricevuto la formazione prevista. (ANSA). YGM-BRU