Fabbriche ferme e piazza strapiena a Mantova per lo sciopero Cgil e Uil: «Manovra classista»
Adesioni fino al 100% allo sciopero generale e bus fermi. Lavoratori e pensionati sul palco al presidio in centro città
È uno «schiaffo in faccia a lavoratori e a pensionati» fatto di «misure inique e classiste». E «noi non ci accontentiamo delle brioches», «noi non siamo il bancomat del governo», «noi chiediamo pace sociale e rispetto». Le voci di operai, pensionati e sindacalisti risuonano dal palco tra bandiere e striscioni rossi e azzurri di Cgil e Uil in una piazza Martiri di Belfiore gremita come poche volte. A un anno esatto dallo sciopero generale contro la manovra del governo Draghi, il mondo del lavoro mantovano torna a incrociare le braccia in massa (con adesioni arrivate al 100%) e in massa manifesta contro un’altra manovra «sbagliata» stavolta firmata Giorgia Meloni.
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Nonostante pioggia e freddo a remare contro, lavoratori diretti e precari sono arrivati da tutta la provincia ad accalcarsi in centro città sulle note di “Working class hero” con le loro Rsu e i segretari di tutte le categorie di Cgil e Uil. E la loro voce sul palco è quella di Mauro Fiorini operaio alla Novellini che alla premier dice: «Noi non abbiamo cinquemila euro in contanti e se va bene arriviamo alla seconda e terza settimana». Della pensionata Alda Ferrari: «Non possiamo essere sempre il bancomat del governo».
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È l’appello ad «alzare la testa» di Giuseppe Salemi operaio del gruppo Mauro Saviola. È la richiesta di una sanità universale e accessibile a tutti dell’operatore socio sanitario Asst Raffaele Bruno. Sono le parole dell’operaia alla Relevi Olha Nahirna: lei di origine ucraina è qui a ricordarci che la pace «è anche quella sociale». È la voce di Sara Tortelli, operaia Bondioli e Pavesi per «l’ennesima presa in giro». È la richiesta «di fatti perché le parole del governo non ci bastano più» del segretario della Uil Mantova-Cremona Fabio Caparelli che punta il dito contro «le strizzate d’occhio a chi evade, la mancanza di risposte nonostante tutte le promesse elettorali», contro «una manovra che non tiene conto delle reali esigenze di lavoratori e pensionati». In piazza oggi c’è «il malessere di tutto il mondo del lavoro che questa manovra prende in giro: è uno schiaffo a lavoratori e pensionati. E mentre il governo si riempie la bocca di parole come merito, natalità, sovranità che rimandano a un passato fascista, intanto ogni anno tremila mantovani lasciano il nostro Paese» scandisce dal palco in chiusura il segretario generale della Camera del lavoro Daniele Soffiati.
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Uno schiaffo perché «questa flat tax premia le fasce di reddito più alte – spiega – perché contro il caro-energia ha messo risorse inevitabili ma assolutamente insufficienti in una logica di visione del futuro», perché «per finanziare la flat tax si tagliano 3,5 miliardi che dovevano essere destinati alla rivalutazione delle pensioni», perché «non c’è il superamento della legge Fornero come sbandierato in campagna elettorale», per la «beffa di quota 103», perché «è bastato un mese e mezzo perché dicesse no al salario minimo» e reintroducesse i voucher mentre «ammacca e prevede di togliere il reddito di cittadinanza».
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La folla che dopo tre ore di manifestazione lascia la piazza sulle note di Bella Ciao è lo specchio del vuoto lasciato nelle fabbriche, e non solo, dallo sciopero generale di 4 ore e di 8 per tessili e metalmeccanici con adesioni del 95% alla Bondioli, 80% da Marcegaglia, 55% all’Iveco, alla Zanotti 80%, alla Cem 85%, alla Comer Pegognaga 95%, alla Faerch (Sirap Gema) 67%, in Corneliani 90%, alla Riva e Mariani 100%, alla Lubiam 50%, in Men and Work (logistica Thun) 60%, in Sisma 60%. Bloccate le produzioni in molte fabbriche del settore alimentare come al Macello Martelli o alla Hill’s Pet Nutrition e ferme alcune linee in Mantua.it, Haemotronic e Relevi. Fermi anche i bus urbani Apam.