Dolomiti “argentina” con Tuninetti e Fernandez. «Mondiale del popolo»
foto da Quotidiani locali
Campeones. Ne ha due di argentini la Dolomiti Bellunesi, i quali hanno festeggiato a dovere la conquista del Mondiale da parte di Leo Messi e compagni. Rodrigo Tuninetti e Lautaro Fernandez avevano un sorriso grande così ieri alla ripresa degli allenamenti a Sedico. Si sono guardati il primo tempo alla festa natalizia di Villa Patt, spostandosi poi a casa per la disastrosa ripresa e gli scoppiettanti tempi supplementari, sino ai rigori valsi un posto nella gloria calcistica.
Lo racconta volentieri proprio Tuninetti, che tra l’altro in un mese si è guadagnato la titolarità in mezzo al campo dolomitico. Entrato con la Clodiense in campionato, ha giocato poi dal primo minuto contro gli stessi chioggiotti in Coppa Italia, a San Martino di Lupari e l’altro giorno nel vincente anticipo con il Portogruaro.
Gli è stato assai utile il mese abbondante di allenamenti svolti con il gruppo, dopo un avvio di stagione durato pochissimo con il Paternò. E il centrocampista ora inquadra già la trasferta di domani a Montebelluna (ore 14.30).
Rodrigo, ma eravate davvero convinti di salire sul tetto del mondo?
«Il popolo argentino pensava fosse la volta buona per il terzo titolo. Aspettavamo questo trionfo, il gruppo era forte e la Copa America ottenuta un anno fa era un segnale ben preciso. Ma ammetto che quando abbiamo perso contro l’Arabia Saudita all’esordio nel girone eliminatorio, un po’ di speranze le avevo perse. Soprattutto perché nel frattempo mi ero visto le partite di Francia, Brasile, Spagna: una o più spanne sopra di noi, nei rispettivi match. Qui è stato bravo mister Scaloni ad effettuare i cambi necessari a trovare la quadratura».
La sorpresa tra i calciatori?
«Un Enzo Fernandez così non se lo immaginava nessuno. Ha modificato il modo di giocare dell’Argentina. Diventerà un top mondiale, non ho dubbi».
Conosci qualcuno dell’Argentina campione?
«Non tra i giocatori, mentre è quasi mio vicino di casa Pablo Aimar, membro dello staff tecnico e già calciatore in Europa di Valencia, Saragozza e Benfica. Messi lo definiva il suo idolo. Messi, non so se mi spiego… Siamo entrambi di Rio Quarto, città della provincia di Córdoba».
Abbiamo visto le immagini di un paese riversatosi nelle strade e nelle piazze. Fa un po’strano, pensando ad esempio ad alcune rivalità calcistiche enormi esistenti.
«Il calcio fa miracoli, come credo nessun’altro sport. Per noi argentini è un modo di mettere un attimo da parte le preoccupazioni dovute alla pesante crisi economica e sociale che stiamo attraversando. E in costante peggioramento».
Parliamo di Dolomiti Bellunesi. Sei diventato un punto di riferimento in poco tempo.
«A Paternò l’esperienza si è chiusa presto a causa di alcune promesse che non sono state mantenute. Poi mi sono allenato in Lombardia con la Casatese. Alla telefonata della Dolomiti ho risposto sì prontamente, visto che me ne avevano parlato molto bene».
Nei due mesi in cui sei stato qui, visto che già a novembre hai cominciato ad allenarti, i progressi del gruppo sono stati evidenti.
«Siamo cresciuti parecchio. Da quando sono qui ho visto comunque un atteggiamento dei ragazzi sempre propositivo. Solo i risultati a volte non ci sorridevano, al contrario di adesso dove senza dubbio continuiamo a fare passi avanti. Adesso attende una gara come quella di Montebelluna che, se vinta, ci consentirebbe di guardare al girone di ritorno in modo diverso».