Trieste, l’Urban center delle start up sarà privatizzato nel 2023
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Urban center, la casa delle start-up in corso Cavour 2/2, transiterà nel corso del 2023 alla gestione privata.
Il Comune, proprietario dell’edificio “rosso”, dopo averlo ristrutturato e allestito, saluta la platea delle micro-imprese incaricate di trasferire il sapere scientifico in attività economica: dai primi mesi del prossimo anno partirà l’iter di privatizzazione mediante il lancio di una manifestazione d’interesse, che avrà il compito di sondare e scovare eventuali interessati.
In realtà c’è già una candidatura ed è quella presentata dal gestore uscente, il “quadripartito” formato da Bio4Dreams, Biovalley group, polo tecnologico Alto Adriatico, RnBgate che nell’autunno 2020 aveva vinto la gara che metteva in palio 900.000 euro. Naturalmente, prima dell’affidamento, il Municipio deve vagliare ogni altra opportunità che possa delinearsi. In linea di massima, la civica amministrazione è intenzionata a chiedere per i tre livelli dello stabile un canone annuo di 200.000 euro.
Comunque la fase “pubblica” del decollo pare essersi conclusa positivamente: ieri mattina sono stati comunicati i risultati dell’annata uscente, che ha visto in particolare l’insediamento di 19 start-up, 17 italiane e 2 slovene. Cinque gli ambiti nei quali le micro-aziende opereranno: 4 nella salute digitale, 1 nella terapia innovativa e sviluppo farmacologico, 10 nell’high tech digitale e informatica, 2 nella terapia veterinaria, 2 nella diagnostica.Dal punto di vista “geoeconomico”la maggioranza è di origine regionale, accompagnata da presenze torinesi, milanesi, trentine, romane. Queste iniziative organizzano 50-60 posti di lavoro.
L’operazione “Urban center” era iniziata ai tempi della giunta Cosolini eppoi venne ripresa dai mandati Dipiazza. Il Municipio vi ha investito, con eurorisorse Por Fesr filtrate dalla Regione e con antichi quattrini del fondo Trieste, 4,5 milioni di euro. La realizzazione ha avuto qualche rallentamento iniziale, poi digerito. Lo scopo strategico era quello di portare la scienza dalla periferia cittadina(che ospita tutti i principali centri di ricerca) verso il centro, di costruire una “vetrina” che partecipasse alla divulgazione dell’incontro tra scienza e produzione.
“Urban center” ha lavorato soprattutto nei comparti della biotecnologia e della tecnologia digitale. Durante questo primo biennio di attività sono stati organizzati 272 eventi, che hanno coinvolto oltre 10.000 partecipanti, la maggioranza dei quali “da remoto” a causa delle limitazioni pandemiche: non va infatti dimenticato che la struttura è stata aperta in “zona rossa”.
Le iniziative sono di due tipi: la “contaminazione funzionale”, cioè il luogo del dialogo e dell’incontro tra operatori dell’innovazione, e “FabLab”, ovvero il laboratorio dotato di nuove tecnologie aperto a tutti, dall’imprenditore al pensionato fino allo studente.
Il “report 2022” ha avuto come conduttore Lorenzo Bandelli, direttore del dipartimento Innovazione comunale, hanno parlato il vicesindaco Serena Tonel e Michele Lobianco. Hanno fatto il punto su questa esperienza Elisabetta Borello, Diego Bravar, Fabrizio Renzi, Emanuele Ciccone, Barbara Codan, Marco Dal Ferro.