Dolci natalizi napoletani: origini e curiosità!
Dolci natalizi napoletani: origini e curiosità, nel post a cura di Napoli Fans
di Carla M. Berlingieri
Cari Amici di Napoli Fans, eccoci di nuovo insieme alla scoperta delle nostre tradizioni. Oramai siamo entrati nel vivo delle Feste e vi abbiamo già parlato di alcuni piatti che contraddistinguono il Natale partenopeo, come Broccoli di Natale, Baccalà e Capitone, Insalata Russa e di Rinforzo. Oggi vogliamo, però, rivelarvi anche tutte le dolcezze che colorano le nostre tavole durante le Feste di Natale: i dolci natalizi napoletani!
Vediamo in questo nuovo post, a cura di Napoli Fans, molte delle curiosità legate ai Dolci di Natale, per il nostro appuntamento con le ricette della tradizione delle feste partenopee. Bentornati sul nostro portale!
Dolci natalizi napoletani: la nostra lista dei più famosi e saporiti
I dolci sulla tavola natalizia a Napoli non devono mai mancare! La pasticceria della nostra amata città è molto ricca di leccornie, che si preparano solo in questo periodo. Scopriamo insieme origini e particolarità di ognuno di loro!
Struffoli: non potevamo non mettere sua maestà ‘o Struffl al primo posto!
Gli struffoli sono una montagna di piccole palline fritte, ricoperte da una cascata di miele e arricchite da confetti di zucchero, ‘diavulilli’, di varie dimensioni e guarnite con l’immancabile frutta candita.
Arrivati a Napoli con i Greci quasi 3.000 anni fa, venivano preparati in maniera sublime nelle cucine del Convento della Croce di Lucca, in via Tribunali, a Napoli.
Mustacciuoli, chiamati anche Mostaccioli
A Napoli vengono preparati con un impasto a base di farina, acqua, zucchero, miele, mandorle, cacao amaro, scorza d’arancia e varie spezie. Il tutto è ricoperto da uno strato di cioccolato fondente.
Di antichissima origine, la ricetta, secondo alcuni, risalirebbe agli antichi Romani. Il “mustaceum”, infatti, era una focaccia che si preparava con il mosto d’uva, cotta su foglie di lauro. Secondo altri studiosi, invece, sono stati denominati così per la loro forma romboidale, che richiamerebbe i mustacchi, i folti e vistosi baffi di moda nell’Ottocento.
I Mustacciuoli vengono citati più volte da Bartolomeo Scappi, nel XVI secolo, nella sua opera “Cuoco secreto di Papa Pio quinto”, distinguendoli da quelli romani e milanesi.
Secondo un’antica leggenda, fu un contadino a preparare per la prima volta i Mustacciuoli, seguendo la ricetta donatagli da un monaco. I biscotti avrebbero dovuto avere delle proprietà curative miracolose. La notizia giunse anche a Napoli e, quando il Re Ferdinando improvvisamente si ammalò, volle provarli. Ne consumò un intero piatto e subito guarì. Da allora iniziò a mangiarli regolarmente, condividendo la ricetta con il popolo napoletano che con il tempo la modificò. Non venne più usato il mosto, ma si aggiunsero numerose spezie, che ne diedero quel sapore che oggi tutti conosciamo.
Roccocò: presenti nelle pasticcerie e case partenopee sin dall’8 dicembre
Si tratta di biscotti tondi con un buco al centro (tipo il moderno Donut) con una consistenza particolarmente dura, tanto da essere soprannominati Spaccadenti. Proprio per questo motivo, la tradizione vuole che vengano ammorbiditi nel liquore a fine pasto. Se, però, non volete rischiare, sappiate che ne esiste anche una versione più morbida!
I Roccocò sono preparati con farina, zucchero, mandorle, canditi e pisto napoletano. Il pisto è un mix di spezie varie: cannella, chiodi di garofano, noce moscata, coriandolo e anice stellato. A Napoli si trova nei supermercati o nelle dolciarie già miscelato, ma se non riuscite a reperirlo potete provare a mixarle voi.
Il nome Roccocò è legato inevitabilmente al movimento artistico del Rococò: la radice semantica di entrambi, infatti, deriva dal francese “rocaille”, un elemento di decoro a forma di conchiglia o roccia, proprio come la loro consistenza.
L’origine di questo dolce, però, risale al 1320, quando a Napoli nel Real Convento della Maddalena, le suore prepararono per la prima volta questi biscotti. L’antico monastero, prima di essere demolito definitivamente nel 1955, si trovava a Napoli sulla salita della Postica tra la Maddalena e la Duchesca. L’entrata del Convento era situata di fronte alla Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, nel cui ingresso anticamente vi era la “Ruota degli Esposti” in cui venivano collocati i neonati non voluti. Per chi non conoscesse la zona, la Maddalena è un reticolo di vicoli che si intrecciano alle spalle di Castel Capuano, uno dei sette castelli di Napoli.
Il Consiglio di Napoli Fans: nel centro storico di Napoli, a pochi passi dalla zona di Forcella, visitate la ‘Ruota degli Esposti’ presso il Complesso Monumentale della Real Casa Santa della SS Annunziata, che per secoli ha avuto cura dei bambini abbandonati.
Preparare i Roccocò non è semplice: l’impasto deve essere croccante all’esterno e morbido all’interno. Molto importante è, dunque, la cottura.
Scegliere tra Roccocò e Mustacciuoli a Napoli è impresa ardua. Comprateli e assaggiateli entrambi. Provate anche le versioni moderne dei Mustacciuoli ripieni: al cioccolato, Limoncello, Rum, nocciola ecc. Un’esplosione di sapori, di cui non potrete più farne a meno…! Se, invece, volete cimentarvi nella preparazione dei Roccocò, vi sveliamo una ricetta casalinga dal risultato garantito!
Ricetta dei Roccocò Napoletani
Ingredienti per 20 Roccocò:
– 500g di Farina;
– 25g di Pisto;
– 500g di Mandorle;
– ½ fiala di essenza di Arancia;
– mezzo cucchiaino da caffè di Ammoniaca alimentare;
– 150g di Acqua;
– 400g di Zucchero;
– 100g di Miele;
– 1 Limone (scorzetta grattugiata);
– 2 tuorli.
Preparazione
Per prima cosa tostare le mandorle in forno preriscaldato a 240°. Lasciarle raffreddare. Nel frattempo preparare l’impasto, mescolando farina, zucchero, miele, pisto, ammoniaca, le mandorle e l’essenza di arancia. Aggiungere l’acqua ed impastare bene. Separare il composto in 20 palline circa, per poi trasformarle in bigoli da chiudere a forma di tarallo (se l’impasto risulta appiccicoso, bagnarsi le mani con un po’ d’acqua). Adagiarli su carta forno e spennellarli con i tuorli miscelati ad un goccio d’acqua. Cuocere in forno preriscaldato a 160° per 15’/20’.
Susamielli: in origine, forse, chiamati Sesamielli, perché cosparsi di sesamo
Sono biscotti dalla tipica forma a S, preparati con farina, mandorle, miele, frutta candita e spezie. Come per i più noti Roccocò, a cui somigliano per sapore e consistenza, i Susamielli vengono serviti a fine pasto accompagnati da liquore.
Sembrano siano nati nell’antichissimo Convento di Donna Regina, già nel XV secolo. L’edificio, oggi Complesso Museale di Donna Regina – Museo Diocesano, si trova nella traversa accanto al Duomo di Napoli.
Il consiglio di Napoli Fans: non perdetevi l’occasione di visitare questo meraviglioso Complesso, una stratificazione di storia che parte dal 780 d.C, passa al 1600 fino ad arrivare ai giorni nostri. Attenzione alla Sindrome di Stendhal!
Tornando ai nostri Susamielli, sembra che le Clarisse ne preparassero ben tre varianti:
– i Susamielli ‘dello zampognaro’, con farina grezza e bucce di agrumi. Erano, appunto, destinati agli zampognari (che giravano per la città durante l’Avvento con la loro tipica zampogna, strumento simile alla cornamusa) e alla servitù;
– i Susamielli ‘del buon cammino’, preparati con un ripieno di marmellata di amarene. Erano destinati a preti e pellegrini;
– i Susamielli ‘dei nobili’, erano la versione più raffinata. Preparati con farina bianca di primissima qualità e miele, venivano donati ai membri dell’Aristocrazia Napoletana. Oggi sono quelli più diffusi.
Come i precedenti, sono ottimi da gustare a fine pasto, con un buon vino o liquore.
Curiosità: a Napoli esiste l’appellativo ‘é prop’ nu susamiell’. Viene usato con fine sarcastico, a volte un po’ offensivo per indicare qualcuno che si considera pesante, fastidioso o anche addirittura insopportabile. ‘I susamielli’ sono quelle persone sempre in disparte, che difficilmente riescono a familiarizzare, noiosi e fastidiosi. Difficile, però, immaginare una connessione con i nostri biscottini natalizi. L’appellativo ‘susamiello’, infatti, non deriverebbe dal dolcetto a forma di S, ma molto più probabilmente dalle catene pesantissime (ed anch’esse a forma di S ) che legavano i piedi dei condannati.
Sapienze: variante dei Susamielli
Ne differiscono per la presenza sulla superficie di 3 mandorle intere e per la forma tondeggiante, simile al Roccocò.
Questo nome così importante sembra derivare dal loro luogo di nascita: il Convento di Santa Maria della Sapienza, che si trova in via Costantinopoli, nel centro storico di Napoli.
Pasta Reale, Pasta di Mandorle o in napoletano ‘a pasta ‘ammenula
Questa è una preparazione tipica siciliana, che in occasione del Natale, viene molto utilizzata anche a Napoli. Si usa per realizzare golosi dolcetti a forma di frutta, simili alla ‘frutta martorana’ o per preparare dolci, pasticcini e biscotti, come i pizzicotti di pasta di mandorle. Se ne trovano di diverso tipo: con mandorle, canditi, pinoli, al pistacchio o al cioccolato. Hanno una consistenza morbida e sono preparati con zucchero, uova, miele, mandorle e aromi naturali.
La leggenda racconta che la nascita di questi dolcetti sia legata alla visita che un giorno Re Ferdinando IV di Borbone (chiamato anche “Re Lazzarone”, perché amava mescolarsi al popolo in serate non proprio aristocratiche) fece al Convento di San Gregorio Armeno.
In suo onore, quindi, le suore gli prepararono un ricco buffet di aragoste, polli, fagiani e frutta. Il Re, nonostante fosse un buongustaio, rifiutò. Sotto insistenza delle suore, però, assaggiò una delle portate e scoprì, con grande meraviglia, che tutte quelle prelibatezze erano fatte di pasta reale!
Anche l’autore de “Lo Cunto de li Cunti”, il grande letterato napoletano Giambattista Basile, ci parla della dolcezza della pasta reale, paragonandola alla nostra città:
“Tienete ca te lasso, bello Napole mio! Chi sa se v’aggio da vedere chiù, mautune de zuccaro e mura de pasta reale?”
Ovvero: Tieniti che ti lascio, mia bella Napoli! Chi sa se vedrò più mattoni di zucchero e mura di pasta reale.
Il consiglio di Napoli Fans: il Convento di San Gregorio Armeno si trova ancora oggi lungo la famosa strada dei ‘Pastori’. Trovate il tempo di visitare il suo meraviglioso chiostro. Non ve ne pentirete!
Divinamore: il loro nome completo è Paste del Divino Amore
Questi dolcetti, simili ad una pasta di mandorla, sono realizzati con: uova, zucchero, acqua, mandorle, canditi, vaniglia e scorzetta di limone. Vengono arricchiti, poi, da una spennellata di marmellata di albicocche e ricoperti da un’immancabile glassa di colore rosa che li distingue dagli altri.
Le loro origini sono antichissime: come si evince dal nome, sono nati nel Convento del Divino Amore, ubicato tra piazzetta del Divino Amore, via del Grande Archivio e vicoletto Paparelle al Pendino, nel centro storico di Napoli. Sembra che nel XIII secolo, le suore del monastero li abbiano creati in onore di Beatrice di Provenza, madre del Re di Napoli Carlo II d’Angiò.
Raffiuoli: dolce dalla forma ovale ricoperto da glassa bianca
L’impasto viene preparato con uova, zucchero, limone e vaniglia. I Raffiuoli o Raffioli, dovrebbero essere stati importati dalle monache del Convento di San Gregorio Armeno che, ispirate dai ravioli di pasta fresca delle loro consorelle del Nord Italia, ne hanno declinato la ricetta dolce.
Dobbiamo ammettere che oggi questi dolci sono diventati un po’ desueti, poiché nettamente surclassati dalla versione più ricca alla Cassata o meglio note come Cassatine!
Cassatine: i Raffiuoli alla Cassata sono dei dolci natalizi napoletani monoporzione e di forma ovale
Questi dolci natalizi napoletani sono composti da una base di Pan di Spagna, una farcitura di crema di ricotta, gocce di cioccolato e una copertura finale in ghiaccia reale, con decorazione in marzapane. Immancabili sulle tavole natalizie partenopee, sono tra i dolci più consumati!
Rispetto alla Cassata tradizionale, questi pasticcini prevedono una preparazione più semplice.
Cassata: la Regina de Dolci di Natale a Napoli
Se lo Struffolo è il Re dei Dolci di Natale a Napoli, la Cassata non poteva non esserne la Regina!
Questo è un dolce a base di Pan di Spagna, ricotta, zucchero, gocce di cioccolato e ricoperta da un velo di ‘naspro’. Quest’ultimo è una glassa a base di zucchero a velo e acqua.
Le origini di questo dolce sembrano risalire al periodo intorno all’XI secolo, quando il popolo dei Saraceni esportò in Sicilia un dolce a base di formaggio e dalla forma tondeggiante.
Sembra che proprio per questa sua caratteristica gli sia stato conferito il nome di Cassata. In Arabo, infatti, tondo si dice “Quas’at”. C’è chi pensa, invece, che il nome derivi dal latino “caseum”, che indica tutto ciò che è a base di latte.
Questo golosissimo dolce ricorda ovviamente la famosissima versione siciliana. Strano a dirsi… ma possiamo considerare la Cassata Napoletana una versione light di quella Siciliana.
Scopriamo le differenze:
Cassata Siciliana | Cassata Napoletana |
Dischi di pan di Spana tagliati a listarelle | Dischi di pan di Spagna interi |
Ricotta di pecora | Ricotta vaccina |
Copertura del bordo con pasta di mandorle verde | Mancanza della pasta di mandorle verde sul bordo |
Il Consiglio di Napoli Fans: la Cassata Siciliana è sicuramente più coreografica di quella Napoletana, ma se volete fare uno strappo alla regola, non esagerando con le calorie, allora provate la nostra.
Esiste anche una terza versione chiamata Cassata Infornata: una sorta di crostata di pasta frolla, chiusa e ripiena di ricotta vaccina dolce, scaglie di cioccolato e savoiardi sbriciolati. Al posto della glassa, viene ricoperta da semplice zucchero a velo.
Fare la Cassata non è impresa facile, ma non impossibile. Napoli Fans vi suggerisce una ricetta dal risultato assicurato.
Ricetta della Cassata Napoletana
Ingredienti
Per il Pan di Spagna | Per il Ripieno | Per la Bagna | Per la Glassa |
5 Uova | 650g di Ricotta | Rum | 200g di Zucchero a Velo |
5 cucchiai di Zucchero | 200g di Zucchero a Velo | Acqua | 3 o 4 cucchiai di Acqua |
5 cucchiai di Farina | Liquore Strega | Zucchero | |
Canditi e Gocce di Cioccolato | Canditi Misti | ||
Vanillina |
Preparazione
Per prima cosa preparare il Pan di Spagna: separare i tuorli dagli albumi. Questi ultimi montarli a neve con un pizzico di sale. A parte, sbattere i tuorli con lo zucchero. Aggiungere al composto i bianchi montati precedentemente e girare dolcemente. Aggiungere la farina setacciata poco alla volta, continuando a mescolare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Mettere il tutto in uno stampo, precedentemente imburrato ed infarinato. Cuocere in forno già caldo a 180° per 30’. Lasciare raffreddare bene e dividere in due parti il Pan di Spagna. La parte sottostante dovrà risultare al taglio più spessa di quella di sopra.
Per il Ripieno: è importante mettere a colare la ricotta per qualche ora o anche tutta la notte. Successivamente, passarla al setaccio, unirvi lo zucchero a velo, la vanillina, i canditi, le gocce di cioccolato e il liquore Strega. Lasciare insaporire il tutto per qualche ora. Nel frattempo preparare la Bagna: mescolare acqua, zucchero e Rum.
Montare, quindi, la Cassata: mettere lo strato più alto del Pan di Spagna, bagnarlo leggermente con il composto preparato in precedenza. Versare sopra la farcia e adagiare il secondo strato del Pan di Spagna, irrorato anch’esso leggermente.
Preparare, quindi, la glassa a freddo, mescolando acqua e zucchero a velo. Versarla sopra la torta, facendo uno strato sottilissimo. Decorare a piacere con canditi misti.
Il Consiglio di Napoli Fans: anche se la Cassata Napoletana prevede l’uso della Ricotta Vaccina, usate quella di Pecora. Il risultato sarà assicurato!
Conclusioni
Il Natale a Napoli lo aspettiamo per tutto l’anno! Con la sua atmosfera calda, avvolgente, le luci colorate, gli addobbi, i regali, la famiglia, la nascita di Gesù Bambino… e anche per gustare tutte queste leccornie. Come si evince, per cotanta varietà, dobbiamo ringraziare le Suore dei molti Monasteri presenti sul territorio. Le prelibatezze sono tante, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Mettete da parte la dieta e immergetevi nelle nostre tradizioni culinarie.
Buon Appetito e Buone Feste da Carla M. Berlingieri e tutto lo Staff di Napoli Fans!
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