Concessione per il parco fluviale alla foce del Tagliamento: annullata la sentenza del Tar, riparte la gara tra Ardito e Santin
LIGNANO. L’interesse pubblico è un’altra cosa o, quantomeno, va gestito diversamente. È una lezione senza appello quella impartita dal Consiglio di Stato alle amministrazioni pubbliche coinvolte nella querelle sulla concessione di una zona demaniale alla foce del Tagliamento destinata a parco fluviale.
Perché, ricorda la sentenza che martedì 27 dicembre ha ribaltato quella con cui, nel 2020, il Tar del Fvg promosse la decisione della Regione di revocare la procedura competitiva nella quale l’unico contendente in lizza contro il presidente della “Lignano Pineta spa”, Giorgio Ardito, era l’imprenditore Alessandro Santin, l’imperativo è «rimanere terze e imparziali rispetto agli interessi singoli e particolari degli operatori privati».
L’annullamento degli atti impugnati dimostra che questo, nel caso in esame, mancò. E che l’unico modo per emendare l’errore è ripartire dal punto in cui, nel febbraio 2019, l’iter fu interrotto. «La Regione procederà all’apertura delle buste e alla valutazione delle offerte private e dell’istanza presentata dal Comune, appurando se effettivamente sussistano le esigenze di pubblico interesse affinché il passaggio barca sia gestito dallo stesso, o se tali esigenze possano essere adeguatamente soddisfatte con l’aggiudicazione di un’offerta», hanno disposto i giudici di secondo grado, cui Santin si era appellato con l’assistenza dell’avvocato Francesco Mazzoleni.
Era stato il Comune di Lignano, due mesi prima la revoca della licitazione privata, a presentare alla Regione istanza di concessione con allegato atto unilaterale d’impegno della Lignano Pineta a «garantire il transito dei cicloturisti, per sei anni, a titolo gratuito», all’interno della darsena, di sua proprietà. Ossia il servizio “Passo barca” che l’amministrazione comunale aveva inaugurato nel 2018 per i trasferimenti dei turisti per e da Bibione. Investito del caso, il Tar aveva ritenuto di non censurare la decisione, in quanto giustificata dal «criterio del più proficuo utilizzo e della massimizzazione dell’interesse pubblico».
Di ben altro avviso il Consiglio di Stato che, accogliendo tre dei quattro motivi d’impugnazione di Santin, ha definito «di tutta evidenza» come «un effettivo problema di tutela dell’interesse generale della collettività al passaggio fra le sponde del fiume si sarebbe potuto prospettare solamente se la gara fosse andata deserta o se nessuna delle due offerte si fosse rivelata soddisfacente».
E questo per il semplice fatto che la realizzazione del collegamento barca «rappresentava» essa stessa «una delle prestazioni caratteristiche dell’offerta» dei concorrenti. «Nel caso in esame, invece – si legge –, l’interesse comunale alla gestione del servizio è divenuto rilevante anticipatamente all’apertura delle buste e soltanto a seguito della presentazione di un atto unilaterale di impegno di Lignano Pineta, che ha assunto una serie di obbligazioni in favore del Comune, ma compensandone il carico con la possibilità di esercitare l’iniziativa economica in condizioni di indubbio vantaggio concorrenziale, essendo stata revocata proprio la gara che tale vantaggio avrebbe attribuito in condizioni di assoluta parità fra operatori privati interessati». In barba alla libera concorrenza, insomma.
Alla riforma della sentenza consegue la condanna di Regione, Comune e spa Lignano Pineta alla rifusione delle spese del doppio grado di giudizio in favore della srl di Santin. —