Maxi acquedotto del Canavese, minore spreco d’acqua e 4.200 posti di lavoro
foto da Quotidiani locali
IVREA. I numeri sono imponenti come la portata dell’opera. Sulla carta il nuovo acquedotto della Valle Orco è l’opera pubblica più importante dell’ultimo quarto di secolo.
La notizia è ufficiale perché pubblicata venerdì 23 dicembre 2022, sulla Gazzetta ufficiale della Unione europea e sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana sotto la voce: bando di gara relativo alla realizzazione del Grande acquedotto della Valle Orco.
Numeri monstre
Come detto si parla di numeri che fanno girare la testa a partire dall’importo complessivo che ammonta a 254 milioni di euro. Importo finanziato dall’Unione europea tramite il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con un contributo di oltre 129 milioni. Il progetto esecutivo è costituito dalla bellezza di 1.473 elaborati e, per consentirne la realizzazione entro giugno 2026, è stato suddiviso in 3 lotti relativi al potabilizzatore e 140 chilometri di condotte. Il nuovo acquedotto è in grado di garantire la risorsa idropotabile a 50 Comuni situati nella Valle Orco, Eporediese, Canavese e Calusiese risolvendo definitivamente le criticità quantitative e di vulnerabilità anche derivanti delle variazioni climatiche in corso. Con la distribuzione di 600 litri al secondo vengono soddisfatte le necessità dei 130.000 abitanti e di 30.000 turisti. L’investimento è in grado di generare 4.200 posti di lavoro che potrebbero salire a 4.500 nell’arco di 3 anni garantendo adeguata occupazione per le successive attività operative. Da una prima stima il 25% dei posti di lavoro creati potrebbe diventare stanziale tra ingegneri, tecnici manutentori e operai. La firma ce la metterà Smat come soggetto attuatore deputato alla realizzazione delle opere. Il bando prevede come termine per il ricevimento delle offerte il 14 febbraio 2023.
Euforia e speranze
Nell’anno marchiato a fuoco da una siccità che non si registrava da secoli il maxi acquedotto della Valle Orco arriva accolto dagli amministratori locali quasi come un segno divino: «Quest’opera razionalizzerà la risorsa più preziosa che abbiamo distribuendola equamente e cancellando gli sprechi», dicono all’unisono. E poi ancora numeri: l’origine della risorsa sono sei invasi di capacità complessiva di 83.000.000 metri cubi, ubicati ad una quota massima di 2.400metri, oltre a 14 torrenti di montagna raccolti dai canali di gronda. La captazione principale è la centrale idroelettrica di Bardonetto, la portata è di 600 litri al secondo.
Il volume captato è 52.000 metri cubi al giorno. La portata di progetto è di 800 litri al secondo mentre il volume di progetto è 70.000 mc / giorno. La captazione ausiliaria di soccorso è dal torrente Orco Bardonettocon una portata di 400 l/s e serbatoio di compenso acqua potabilizzata di 10.000 mc. Poi un numero fondamentale: la lunghezza complessiva delle tubazioni raggiunge i 140 chilometri ed i Comuni interessati sono 50 che potrebbero raggiungere quota 60 in un secondo tempo. Tutti i Comuni attraversati sono direttamente collegati all’acquedotto. Il 30% (42 km) delle tubazioni ha diametro minore di 200 mm; il 50% (70 km) delle tubazioni ha diametro compreso tra 200 mm e 500 mm mentre il restante 20% (28 km) delle tubazioni ha diametro maggiore 500 mm.
Parla l’ingegner Romano
Dietro al faraonico progetto che rappresenta la risposta più significativa, e sulla carta più efficace, per combattere la siccità attraverso una gestione intelligente dell’acqua ci sono mano ed esperienza del “papà” della Smat - come ama definirsi, l’ingegner Paolo Romano - che a dispetto delle sue 79 primavere, quando c’è da progettare e realizzare opere come il maxi acquedotto della Valle Orco sfodera l’entusiasmo di un bambino. «I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti - riflette l’ingegner Romano - siamo a gennaio con temperature simil primaverili: l’acqua sarà l’oro del futuro dobbiamo conservarla e preservarla dagli sprechi».
Il mega progetto da 254milioni di euro va proprio in quella direzione e Romano ne è felice perché «rispetto ad altri grandi opere vengono dati tempi certi: si chiude entro tre anni. Senza se e senza ma...» dice aggiungendo che «il Pnrr rispetto a tente iniziative del passato impone scadenze non prorogabili a seconda delle logiche politiche». Poi ricorda lo straordinario lavoro di raccordo di Smat che «ha messo in fila ed intorno ad un tavolo un numero infinito di realtà coinvolte: dai cinquanta comuni direttamente toccati alle autorità d’ambito, senza dimenticare i concessionari di servizi quali strade, ferrovie e via discorrendo».
E mentre si marcia spediti verso l’assegnazione dei lavori dal quartier generale della Smat sono già un passo avanti perché pensano all’ottimizzazione delle risorse nel rispetto del territorio. «Non è il progetto più complesso affidato alla Smat - dice l’ingegner Romano, pensando, ad esempio all’acquedotto della Valle di Susa - ma si va a toccare un territorio ricco di acqua in un periodo dove tale risorsa va preservata ed usata con oculatezza. La lungimiranza degli amministratori e della politica si evince proprio dalla realizzazione di questi progetti che con un basso impatto ambientale sono fondamentali per salvaguardare il territorio e chi lo abita».