Dalle contestazioni no vax all’esercito in Borgo Stazione, il prefetto conferma: “Il 2022 un anno impegnativo”

«La presenza dei militari in Borgo stazione non è stata forse decisiva, ma ha certamente contribuito ad aumentare la percezione di sicurezza». Ed è per questo che la vigilanza dinamica dell’Esercito nel quartiere delle magnolie verrà confermata anche per il 2023, al netto degli sviluppi internazionali che potrebbero vedere impegnati in missione i militari.

A confermarlo è il prefetto di Udine, Massimo Marchesiello, che ieri ha convocato una conferenza stampa nella nuova sede della Prefettura in via Pracchiuso per tracciare un bilancio sull’attività delle forze dell’ordine nel corso dell’anno che va concludendosi.

Il 2022 è stato l’anno d’uscita dall’emergenza pandemica, ma che ci ha proiettato in una guerra alle porte di casa che non poteva che avere ripercussioni dirette anche sul nostro territorio. Che anno è stato?

«Senza dubbio è stato importante e impegnativo, iniziato con le proteste dei no-vax e con l’impegno per la gestione dei flussi di profughi provenienti dall’Ucraina e proseguito, soprattutto nel periodo estivo, con l’aumento degli arrivi di richiedenti asilo tra agosto e settembre, che ci hanno portato a dover ospitare anche novecento persone all’interno della Cavarzerani».

Il Friuli si è subito adoperato per fornire supporto alla popolazione ucraina e in particolare a quelli che hanno raggiunto la nostra provincia, in fuga dalle bombe. Qual è attualmente la consistenza numerica della presenza di ucraini a Udine?

«Attualmente abbiamo quattrocento persone in accoglienza, duecento in gestione diretta e altrettanti ospitati in convenzione nelle strutture messe a disposizione dai Comuni. Abbiamo definito nei giorni scorsi un nuovo bando di gara, che sarà prorogato fino a marzo, ma considerata la situazione internazionale, ovviamente ci attendiamo ulteriori arrivi nel corso dell’inizio dell’anno».

È stato anche l’anno della ripresa dei flussi dalla rotta balcanica: in estate la caserma Cavarzerani di via Cividale ha conosciuto giornate difficili, con un numero di richiedenti asilo ospitati quasi doppio rispetto alla capienza prevista. La situazione si è normalizzata rispetto ad allora?

«Sì, è migliorata. Da settembre in poi, con la Cavarzerani che non poteva più accogliere ulteriori migranti in condizioni ottimali, il Ministero ha fornito soluzioni alternative, in particolare con trasferimenti nelle strutture di accoglienza di altre regioni. Attualmente i richiedenti asilo accolti in via Cividale sono circa cinquecento».

Avete dovuto fronteggiare tensioni dovute al sovraffollamento?

«No, fortunatamente non ci sono mai stati grandi problemi di ordine pubblico, né tensioni. Anche perché sono etnie che non hanno mai dato particolari problemi».

Richiesto da cittadini e da una parte della politica, a fine ottobre in Borgo stazione è arrivato l’Esercito per gestire una situazione delicata sotto il profilo dell’ordine pubblico e della sicurezza. A due mesi dall’avvio, la sperimentazione può dirsi riuscita?

«L’impegno delle forze dell’ordine, dopo alcuni episodi particolari che si sono verificati in quell’area della città, è stato molto importante. Il contributo dei militari è stato di supporto, ma sicuramente non decisivo. Ha dato certamente una maggiore sensazione di sicurezza ai cittadini».

Il servizio sarà garantito anche per il prossimo anno?

«Sì, sarà confermato senz’altro, salvo che le esigenze internazionali non portino altrove le forze militari».

Un impegno che vede la Prefettura coinvolta in prima battuta è quello relativo alle persone scomparse. Avete di recente aggiornato il piano interforze specifico.

«Il nostro territorio è uno di quelli maggiormente investiti da questo fenomeno, anche per le sue caratteristiche. Il piano esisteva già, ma era corretto procedere con una pianificazione, fondamentale in questo tipo di circostanze, ancora più puntuale, con un corretto coordinamento tra le forze dell’ordine».