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Март
2023

Riconversione A2A di Monfalcone, il rione Enel attende risposte sulla nuova centrale

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Riconversione A2A di Monfalcone, il rione Enel attende risposte sulla nuova centrale

foto da Quotidiani locali

MONFALCONE Pesa come un macigno il silenzio del rione Enel dopo l’annuncio del progetto di riconversione della centrale, con linea di non ritorno del carbone in città, dopo l’accordo siglato tra Regione e A2A Energiefuture.

Un patto per la sostenibilità ambientale con la dismissione dei gruppi 1 e 2, proiettato su un impianto di transizione energetica a ciclo combinato con idrogeno verde. L’amministrazione Cisint ha scritto per chiedere l’immediato spegnimento della linea più vetusta, alimentata a fossile. Il rione, come conferma la referente Antonella Paoletti, è al corrente di una chiusura «entro il 2023», antecedente la deadline fissata dall’Aia nel 2025. Spiega la sindaca Anna Cisint: «Per spegnere il gruppo 1, che è ora l’obiettivo primario in quanto si tratta della linea più rumorosa, inquinante e vetusta, l’azienda deve effettuare una manutenzione della linea 2, alternativa, e inoltrare la richiesta a Ministero e Terna». Per lo spegnimento globale, invece, si deve attendere l’Autorizzazione unica, sempre da Roma, per la quale Cisint preventiva un mese di tempo dall’istanza, in termini procedurali. «Io conto che la chiusura avvenga ben prima della fine del 2023», assicura Cisint.

Per il momento, come spiega Paoletti, il rione sta alla finestra, mentre da fonti esterne si apprende che A2A ha già avviato contatti con portatori di interesse: incontri si sono tenuti fuori da Monfalcone. Nel quartiere si respira «incertezza». L’associazione, già in passato promotrice di una raccolta firme per la dismissione tout court della centrale, ha avuto un tavolo con il Comune che ha illustrato il piano. «Abbiamo posto dei quesiti e siamo in attesa di risposte – dice Paoletti – per questo non siamo ancora intervenuti». Domande relative all’impatto del biogas e dell’idrogeno, in certi quantitativi, sull’abitato, «cose delle quali il cittadino non sa nulla, perché si tratta di tecnologia recente: ci piacerebbe fossero gli esperti a parlare». «Non si è accennato al tema del metanodotto e verremmo chiarimenti – sempre Paoletti –, come pure sulle bonifiche: l’impianto è degli anni ’60 e sospettiamo, pur senza averne prove, vi possa essere amianto». Bonifiche negli anni sono state condotte, ma pare che una delle incognite appunto su una chiusura hic et nunc fosse appunto la possibile presenza della nociva fibra. «Le case sono ai piedi della centrale – sempre Paoletti –: esigiamo che le rimozioni avvengano con tutti i crismi». Ci sono peraltro specifiche disposizioni in materia.

La perplessità maggiore, tuttavia, riguarda il mancato superamento del polo energetico. «Ben vengano start up e marine – dice la referente del rione Enel –, ma ci sarà sempre un camino di 60 metri a relativa distanza dalle abitazioni». «Da un lato siamo contenti per l’eliminazione del carbone, anzi speriamo sia presto chiuso pure il gruppo 2 – conclude Paoletti –, e certamente grati dell’attenzione sempre massima del Comune, dall’altro consapevoli che l’ente non ha mai avuto il potere decisionale e che tutto è sempre dipeso dai livelli superiori. È la Regione che avrebbe dovuto opporsi alla Via. Senza polo energetico, saremmo stati più tranquilli, ora stiamo nell’incertezza e aspettiamo di saperne un po’ di più, di questo progetto».




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