Crisi Portopiccolo, tutti i dettagli sulla cassa integrazione concessa ai 70 lavoratori 

TRIESTE È finalmente certezza la Cassa integrazione straordinaria per la settantina di addetti di Portopiccolo che facevano capo alla Ppn, la srl che gestiva numerose strutture del comprensorio, sfrattata dal giudice per inadempienza contrattuale nei confronti della proprietà e le cui quote sono poi passate a un’altra srl, la Trieste 2040.

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Ieri mattina si è completato, al ministero del Lavoro e delle politiche attive, l’ultimo passaggio previsto dalla legge per arrivare a questo risultato che, per i lavoratori e le loro famiglie, rappresenta l’unica ancora di salvezza in un momento di estrema incertezza, originato anche dal fatto che nessuno ha ricevuto lo stipendio di febbraio. Prima di poter considerare risolta la situazione, ci sono infatti da superare ancora molti ostacoli, a cominciare dal rilascio dei locali e delle attrezzature in carico alla Ppn, operazione che si sarebbe dovuta già concludere da giorni e che invece non è ancora iniziata.

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Il giudice del Tribunale civile di Trieste, David Di Paoli Paulovich, aveva fissato per mercoledì scorso, 15 marzo, la data in cui la Ppn avrebbe dovuto uscire dal villaggio. Invece dello sgombero non si sa ancora nulla, se non che “Investire”, la sgr che gestisce l’intero comprensorio di Sistiana, sta negoziando con la Trieste 2040, in veste di srl subentrante alla Ppn, per definire i dettagli del rilascio. Operazione resa molto complessa da vari fattori, primo fra tutti il fatto che la settantina di appartamenti di Portopiccolo affittati, e che erano amministrati dalla Ppn, sono occupati, in qualche caso anche da dipendenti o collaboratori della Ppn stessa. Dall’uscita della Ppn-Trieste 2040 dal comprensorio dipende però il futuro dei lavoratori. Se non si arriverà presto alla liberazione delle strutture, i soggetti interessati al subentro, e la proprietà assicura che ce ne sono, potrebbero rinunciare o comunque trovarsi in difficoltà, visto che l’arrivo della bella stagione, il cui inizio è tradizionalmente abbinato alla Pasqua, è molto vicino.

Ieri comunque per gli ex dipendenti della Ppn la giornata è stata positiva: l’esame congiunto della richiesta della Cigs a loro favore, per cessazione di attività, presentata dalla Trieste2040, ha sortito l’esito sperato. In sede ministeriale però i tecnici dello studio Ergon, che rappresenta la Trieste 2040, hanno sottolineato che «non c’è, da parte della srl, la possibilità di reimpiego dei 70 lavoratori su altri siti», da qui la richiesta della Cigs, che a questo punto dovrebbe essere a zero ore senza rotazione, retroattiva dal 16 marzo e fino al 31 dicembre 2023, con liquidazione diretta da parte dell’Inps.

«La Cigs – ha detto Matteo Calabrò, segretario regionale della UilTucs – ci sarà utile come ponte verso il nuovo soggetto, che auspichiamo subentrerà quando Trieste 2040 restituirà gli immobili. A quel punto – ha aggiunto – li incontreremo in Regione per capire le modalità di riavvio delle attività con i 70 lavoratori, ma anche con tutti gli stagionali». «L’arrivo della Cigs è decisivo per i lavoratori – ha commentato Andrea De Luca, segretario provinciale della Cgil Filcams – ma tutti gli altri nodi restano da sciogliere, a cominciare dal rilascio dei locali per iniziare un dialogo coi nuovi gestori. Riteniamo indispensabile – ha proseguito – una mobilitazione delle istituzioni locali su questo fronte».