Negozi chiusi la domenica in Croazia: la nuova legge divide il Paese

ZAGABRIA. Il governo si muove per via legislativa per tutelare il riposo domenicale, l’opinione pubblica dà segni chiari di apprezzamento, datori di lavoro e associazione dei commercianti non ci stanno e non risparmiano critiche. È lo scenario che si sta sviluppando in Croazia, dopo che l’esecutivo guidato da Andrej Plenković ha annunciato di aver presentato al Sabor, il Parlamento di Zagabria, una nuova legge sul commercio.

Divieto di apertura

La parte più significativa della normativa consiste nel «divieto» delle aperture dei negozi la domenica, giorno che dev’essere dedicato al riposo. Il divieto non sarà totale: supermercati e negozi che vendono articoli di largo consumo potranno scegliere 16 domeniche nelle quali rimanere aperti, escamotage per permettere in particolare agli esercenti della costa croata di lavorare senza pause durante la stagione estiva.

Lavoro 16 domeniche su 52

Il modello delle 16 domeniche su 52 «è un buon sistema di funzionamento del regime del lavoro domenicale», ha assicurato il ministro dell’Economia Davor Filipović, aggiungendo che l’obiettivo primario della legge è contribuire a difendere «il diritto dei lavoratori alla famiglia» garantendo loro di avere un bilanciamento adeguato tra doveri e vita privata. Dei 120mila lavoratori del commercio, inoltre, «86mila sono donne e abbiamo pensato in primis a loro quando abbiamo deciso di regolare il lavoro domenicale; e penso che tutti i commercianti e le associazioni» imprenditoriali «saranno soddisfatte», ha anticipato il ministro.

Consumatori soddisfatti

Soddisfatti sono sicuramente i consumatori. Lo hanno confermato sondaggi come quelli dell'agenzia Hrejtinga per la tv pubblica di Zagabria (Hrt), con un 71% del campione che ha detto di «appoggiare» la proposta di legge del governo sulle domeniche non lavorative, contro un 26% di contrari. La metà dei favorevoli ha motivato il proprio sì alla riforma ricordando che la «domenica va riservata al riposo»; solo sparute minoranze hanno collegato la loro scelta alla religione o a altre ragioni.

Imprenditori sul piede di guerra

Fra i contrari invece prevale la sensazione che «in tempi di crisi non si debba vietare di lavorare», ma anche l’idea che in un sistema di libero mercato «non si possa impedire» a un negozio di alzare le serrande quando il proprietario lo decida.  La pensano così anche le associazioni degli imprenditori, sul piede di guerra per le nuove norme che dovrebbero entrare in vigore da luglio, dopo l’ok del Parlamento. «Se implementata, la legge sarà un nuovo shock non solo per il commercio ma per l’intera economia», ha scritto il Poslovni Dnevnik, l’omologo croato del Sole24ore. Questo perché, ha aggiunto il giornale sintetizzando gli umori di molti commercianti, «la domenica resta il giorno col più alto giro d’affari» e, se la domenica supermercati e negozi rimarranno chiusi, i consumatori «non riorganizzeranno» il loro shopping in altri giorni della settimana. In più, i lavoratori «guadagneranno meno, alcuni saranno licenziati o lavoreranno in nero: il governo sta generando un nuovo problema», la versione del Poslovni. Che è poi anche quella della Confcommercio croata, che già mesi fa aveva avvertito dei rischi di «un impatto negativo certo» sull’economia croata.

La speranza di una bocciatura

Fra gli imprenditori crescono le speranze che tutto vada come negli altri due casi - nell’arco di due decenni - in cui Zagabria aveva vietato il lavoro di domenica. E tutte e due le volte la Corte costituzionale aveva cassato le riforme; ma ora ci sono chance per un esito diverso, dato che il divieto non è totale e le eccezioni molte. —