La donna è tornata padrona della propria vita: «Fine di un incubo». «Sono tornata a camminare senza la paura di essere seguita»
Laura può finalmente tornare a respirare. Il suo stalker è stato arrestato e lei può riappropriarsi della sua vita.
[[ge:gnn:tribunatreviso:12726792]] Come si sente ora? «Da stanotte potrò tornare a dormire, sono sollevata e sono grata a tutte le persone che mi hanno dato una mano. Spero che lo tengano dentro per un po’, che sconti una pena commisurata a quello che mi ha fatto passare. Vorrei anche che pagasse per tutto, per la macchina che mi ha bruciato, i vestiti che mi ha rovinato e tutte le preoccupazioni, l’ansia e lo stress che mi ha provocato in quest’ultimo anno». Quale è stata la prima cosa che ha fatto quando ha saputo dell’arresto di Neculae? «Sono andata a prendere la mia bambina di 5 anni all’asilo e siamo andate al parco senza più ansia di essere seguita e spiata, mi sono sentita finalmente libera». Una libertà non scontata dato che non più tardi di 8 ore prima il suo ex l’aveva minacciata ancora una volta. «Sì ieri sera (l’altra sera per chi legge) mi ha scritto un messaggio dicendo che la prossima volta che ci saremmo rivisti non avrei avuto tempo di chiamare la polizia perché mi avrebbe ammazzata prima. Nella notte ho sentito un tonfo sul pianerottolo di casa, la mia vicina lo ha visto con una spranga in mano. Sarebbe entrato in casa se non avesse svegliato i miei vicini». Le minacce durano da oltre un anno, quale è stata quella che l’ha spaventata di più? «Sicuramente l’auto bruciata, ma anche sapere che mi spiava. Fino a ieri ho vissuto con la paura di uscire da sola, ho dovuto lasciare la mia casa e trasferirmi di corsa da mia sorella, è stato orribile dover rinunciare alla mia vita per colpa di un criminale». Non si era resa conto subito con chi aveva a che? «Ci siamo conosciuti su Facebook, lui mi ha raccontato di essere un ex vigile del fuoco in Romania, poi che aveva una società di compravendita auto. Dopo un anno che chattavamo, da Milano è venuto a Treviso, ci siamo piaciuti, ci siamo frequentati e lui è venuto a stare a casa mia.
Ma mi sono accorta che raccontava bugie in continuazione e, dopo aver indagato facendo delle semplici ricerche su Google, ho scoperto chi era realmente: in Romania era stato condannato per furto e sfruttamento della prostituzione. Allora gli ho detto che era finita e di andarsene. Lui non ne voleva sapere, chiamai i carabinieri». Allora venne arrestato, ma rilasciato dopo un solo giorno. Da lì sono cominciate le minacce? «Sì. All’inizio alternava minacce a messaggi deliranti su quanto mi amasse ancora. Poi le cose sono degenerate. Continuava a dirmi che mi avrebbe ammazzata e che sarebbe stato catturato solo dopo. Ha diffuso delle mie foto intime e private». Come ha vissuto questo ultimo anno? «Per far calmare le acque, ho fatto le valigie e sono andata per tre mesi in Romania, quando sono tornata l’ho trovato nel mio garage. Da quel giorno, mi svegliavo ogni mattina con il timore di essere uccisa o che potesse capitare qualcosa alla mia bambina. Ogni sua minaccia era preannunciata da un messaggio su Whatsapp o su Facebook». E lei cosa faceva? «Denunciavo quello che faceva alle forze dell’ordine, l’ho sempre fatto». Fino alla chiamata della questura che la informava dell’arresto… «È stato bellissimo ricevere quella telefonata. Alle donne dico: denunciate sempre tutto quello che succede. Ogni minaccia è grave e non credete che l’amore si possa manifestare attraverso la violenza».