Trump raddoppia la distanza da DeSantis. E il Gran jury rinvia la decisione sulla vicenda Stormy Daniels
Continua inarrestabile la crescita del vantaggio di Donald Trump nella corsa per la nomination repubblicana per la Casa Bianca con l’ex-presidente che è ora attestato, secondo un sondaggio Fox News, al 54%, 30 punti avanti rispetto a Ron DeSantis che è fermo al 24% mentre slitta inesorabilmente la decisione del Grand Jury di New York sul […]
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Continua inarrestabile la crescita del vantaggio di Donald Trump nella corsa per la nomination repubblicana per la Casa Bianca con l’ex-presidente che è ora attestato, secondo un sondaggio Fox News, al 54%, 30 punti avanti rispetto a Ron DeSantis che è fermo al 24% mentre slitta inesorabilmente la decisione del Grand Jury di New York sul tentativo di incriminazione del tycoon per i 130mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels in cambio del suo silenzio.
Il vantaggio di Trump è letteralmente esploso, raddoppiando rispetto al mese scorso, quando un altro sondaggio dell’emittente conservatrice lo dava 15 punti avanti rispetto al governatore della Florida che, comunque, non ha ancora formalizzato la sua discesa in campo.
Finora oltre a Trump solo Nikki Haley si è ufficialmente candidata alla nomination repubblicana, ma l‘ex-ambasciatrice all’Onu è ferma al 3% nei sondaggi, dietro al vice presidente, Mike Pence, che ha il 6%. E pari merito con Liz Cheney, la figlia dell’ex-vice presidente che rappresenta l’ala dichiaratamente anti-Trump dei repubblicani e che ha perso il seggio al Congresso per la sua posizione.
Liz Cheney è uno dei due membri repubblicani – l’altro è il parlamentare Adam Kinzinger – nemici di Trump esponenti della Commissione 6 gennaio sull’assalto al Congresso e utili alla causa democratica per cercare di far incriminare l’ex-presidente.
Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria di Stormy Daniels che i dem stanno tentando di utilizzare per sbarrare il passo a Trump, secondo fonti informate il Grand jury non valuterà la questione prima della fine di aprile, dal momento che la prossima settimana dovrà pronunciarsi su altri casi.
A partire dal 10 aprile vi saranno due settimane di pausa, per la concomitanza delle festività di Pasqua, Passover e parte del Ramadan.
Quindi la prima data utile per una convocazione per valutare le prove nel caso Trump è il 24 aprile, affermano ancora le fonti.
Dal momento che il procedimento del Grand jury è riservato, non è facile capire se la pausa rifletta un cambio di direzione del caso o se il procuratore Alvin Bragg sia intenzionato a chiedere ai giurati di votare effettivamente un’incriminazione.
Quello che è certo è che alla vicenda è stata rivolta un’attenzione spasmodica dopo che, 10 giorni fa, l’ex-presidente ha denunciato via social media quello che definiva il suo imminente arresto, che sarebbe dovuto avvenire il 21 aprile, chiedendo ai suoi sostenitori di protestare.
In ogni caso, Trump – che in questi giorni ha continuato ad usare la possibile incriminazione per galvanizzare e fomentare la sua base elettorale contro quella che definisce una persecuzione politica da parte di un procuratore democratico – ha commentato la pausa come una sua vittoria, un segnale di un ripensamento dei giurati.
“Sto acquistando un grande rispetto per questo Grand jury, forse per l’intero sistema dei Grand jury”, ha scritto su Truth Social.
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