Lo straziante addio al pilota delle Frecce morto in un incidente con l’ultraleggero: «Ciao Alessio, esempio come pilota e uomo»
UDINE. Centinaia di persone hanno riempito il duomo nella mattinata di giovedì 11 maggio per l’ultimo saluto ad Alessio Ghersi, il pilota della Pattuglia acrobatica nazionale che lo scorso 29 aprile ha perso la vita assieme al 35enne Sante Ciaccia in un incidente a bordo di un ultraleggero, precipitato a Pradielis di Lusevera.
C’erano gli amici motociclisti, i compagni di volo, le autorità civili e militari e comuni cittadini, oltre ai vertici dell’Aeronautica militare, a tributare la propria vicinanza alla moglie Jenny Ciabrelli, con i due figlioletti, e a agli altri familiari del maggiore.
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L’arrivo del feretro del pilota, originario di Domodossola e residente a Campoformido, è stato accolto da un picchetto d’onore schierato sotto la pioggia, in piazza Duomo, e accompagnato da un corteo del suo gruppo di amici motociclisti, il Friuli Chapter Italy di Fiume Veneto, che unisce gli appassionati di Harley-Davidson, uno dei più grandi interessi di Alessio Ghersi assieme alla musica e alla chitarra.
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Sono stati gli altri piloti delle Frecce Tricolori a portare sulle spalle la bara, avvolta nel tricolore, dentro la cattedrale gremita e carica di commozione. Perché Alessio era entrato nel cuore di tanti da quando si era trasferito in Friuli.
Accanto alla bara il suo casco della Pan, mentre sopra sono stati posati il berretto e la sciabola da ufficiale militare dell’aeronautica. «Un dolore smisurato circonda questa chiesa e alberga in tutti noi lasciandoci senza parole» ha esordito nell’omelia il cappellano militare dell’aeronautica don Stefano Aita, che ha concelebrato il funerale con il cappellano militare don Albino D’Orlando, prima all’aeronautica e ora all’Arma, e a monsignor Luciano Nobile, parroco del Duomo. «Che senso dare a tutto questo? – si è chiesto –. Le lancette sembrano essersi fermate al 29 aprile, la mente non fa altro che proiettarci nel passato e fa in modo che la persona che ci è stata strappata riviva nei ricordi. La vita – ha proseguito – non ci appartiene, ma ci viene consegnata in dono».
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Nell’omelia il sacerdote ha sottolineato i valori che hanno ispirato la vita di Alessio Ghersi: l’umiltà, il dono di sé e la perseveranza per raggiungere gli obiettivi, «valori che consegna ai giovani, a tutta le comunità e a uomini e donne della Aeronautica militare affinché se ne facciano continuatori e interpreti».
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Con parole rotte dall’emozione, il collega e Pony 3 della Pan, il capitano Leonardo Leo, ha voluto ricordare l’amico Pony 5. «Ciao Alessio, ci hai lasciato un vuoto incolmabile. Solo adesso – ha detto – ci accorgiamo di quanto le tue battute e i tuoi tormentoni siano stati il sottofondo musicale dei nostri giorni insieme. Avevi una intelligenza, una curiosità e una parlantina fuori dal comune. Non a caso hai amici in tutto il mondo. Sapevi farti seguire: una guida presente, un leader autorevole e noi ti avremmo seguito sempre, anche perché saremmo andati a mangiare assieme. Non ti sei risparmiato con noi come amico né con la tua famiglia, marito e padre orgoglioso. Sarà assordante – ha aggiunto – il silenzio della mancanza del tuo aeroplano tra i nostri. Sei insostituibile e rimarrai per tanti la stella polare cui orientarsi, l’esempio da seguire, il tipo di persona, uomo, ufficiale, pilota cui tendere. Continua a volare, noi lo faremo per te».
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Anche la moglie Jenny, tra le lacrime, ha voluto salutare il suo Alessio. «Per me è difficile stare qui oggi e trovare le parole giuste. Mi sento incredibilmente vuota. Solo il dolore della tua perdita – ha detto – mi fa sentire che il mio cuore batte ancora. Lasci un grande vuoto nella nostra vita. Ci hai fatti sentire importanti: nonostante il lavoro, le Harley, la band e i barbecue ci sei sempre stato per me, per i tuoi figli e i tuoi amici. Non lo dimenticheremo mai. Ciao Alessio, ciao papà».
Il capocorso Ibis V ha poi letto la preghiera dell’aviatore. Quindi il feretro, sempre accompagnato dal rombo delle moto, ha lasciato Udine per raggiungere Domodossola, città in cui vivono i genitori di Ghersi e gli altri parenti e dove venerdì 12 maggio si svolgeranno i funerali in forma privata. —