Ivrea, mamma di 7 bambini diventa consulente per le altre: la storia di Ester Ferrino
foto da Quotidiani locali
IVREA. Ad oggi è difficilissimo conciliare la propria vita personale, familiare e professionale con le proprie ambizioni o, per lo meno, con le proprie passioni. Eppure impossibile non è se, proprio nel Canavese, ne abbiamo un esempio. Si chiama Ester Ferrino, ha 41 anni, un lavoro originale e molto gratificante ed è mamma per ben 7 volte. Il più grande ha 17 anni, il più piccolo due.
Ester, qual è il suo segreto? Come fa a conciliare una famiglia così numerosa con il suo lavoro?
«Non c’è nessun segreto particolare, i miei figli hanno un’età molto varia quindi ormai la maggior parte delle cose non le facciamo neanche più tutti insieme e quando vado in giro mi porto dietro 3 o 4 bambini, non di più, quindi quello che faccio non è nulla di particolarmente differente da quello che fanno le altre mamme, come andare al parco giochi o fare una passeggiata».
La gestione dei figli, nei contesti odierni e lavorando, nella quotidianità è complessa?
«Che siano 1 o 10, ognuno di loro ha bisogno di attenzioni e cura, secondo specifiche esigenze che cerchiamo sempre di rispettare, senza rinunciare a noi. La cura della nostra persona ci dà la carica per tutto il resto».
Canavesana di origine, conoscerà bene il territorio. Sa segnalare qualche pecca nella gestione di una famiglia così numerosa?
«Sì, ho trascorso la mia infanzia con i miei genitori ed i miei due fratelli a Castellamonte e mi sono trasferita ad Ivrea nel 2005 per amore, quindi sono canavesana doc! Sicuramente la città di Ivrea si è distinta negli anni passati per l'attenzione alle famiglie e ai più piccoli, come la Piccola invasione, però ultimamente i fondi dedicati alle famiglie e ai più piccoli hanno subito delle diminuzioni, basti pensare ai tagli sui centri estivi della scorsa estate e al disagio che ciò ha causato. Volendo suggerire un miglioramento direi di fare un appello a dare più attenzione ai bimbi, ai loro spazi, ai loro giochi e aree comuni perché loro rappresentano il futuro della nostra bella città».
Ci racconti del suo lavoro dal nome molto interessante: che significa esattamente Consulente del portare?
«Tutto inizia durante la mia prima gravidanza, quando ho conosciuto l’associazione Mom’S Mamme on line, che mi ha messa in contatto con altre mamme. Da qui è nata la mia passione per il babywearing, ovvero il portare i bimbi con marsupi e fasce: mi sono avvicinata al mondo del Portare con grande entusiasmo e ho iniziato la mia formazione alla Scuola del portare. Il gruppo di lavoro si occupa di revisionare prodotti destinati alle mamme e ai loro bambini e dare dei feedback sul prodotto. Ho seguito varie formazioni successive per approfondire le mie conoscenze su questo tema, sino ad acquisire alte capacità consulenziali. Il mio lavoro gira attorno alle famiglie e le aiuta ad affrontare al meglio la fase iniziale, in particolare per la cura e gestione del neonato, che può diventare molto complessa senza un supporto fisico e morale alle mamme alle prime armi».
Non sarà sempre facile dare un sostegno a mamme in difficoltà: quanto è complicato svolgere queste mansioni?
«Ogni mamma ed ogni famiglia richiedono una consulenza studiata sul caso, con il supporto dei professionisti del territorio, ai quali rimando le famiglie che si rivolgono a me, se necessario».
C’è qualcosa, in particolare che dà la giusta carica emotiva per essere un supporto per altre famiglie e contemporaneamente per la propria?
«Io credo fermamente nel valore della rete tra persone e del lavoro di squadra, nella mia vita lavorativa così come quella personale. Niente si fa da soli e questo lavoro mi dà la conferma dell’importanza di lavorare in squadra: ascolto e accoglienza sono punti cardine del mio lavoro. Non esistono bambini sbagliati né genitori sbagliati, per ognuno si può trovare la miglior soluzione possibile».Flavia Zarba