Calci alla mamma e colpi col telefonino: a Belluno donna a processo per lesioni

Picchia la madre con il telefonino. Non le bastava prenderla a calci e schiaffi e ha usato anche il dispositivo elettronico, come corpo contundente. V.T., una donna bellunese del 1989, ha appena ricevuto l’avviso di fine indagini dalla Procura della Repubblica per l’ipotesi di reato di lesioni personali aggravate.

Andrà a processo nel corso dei prossimi mesi, da capire se la mamma si costituirà o meno parte civile con un avvocato di fiducia. Non tanto per chiederle un risarcimento dei danni che ha dovuto soffrire, quanto per avere un ruolo attivo nel procedimento penale.

I fatti contestati sono dello scorso mese di gennaio e il pubblico ministero Simone Marcon ha terminato tutti gli accertamenti necessari, sulla base delle testimonianze, dei certificati e di altre fonti di prova.

Non si conosce, per ora, il motivo della litigata tra le due donne: quello emergerà durante il dibattimento, a meno che non ci sia la richiesta di un rito alternativo. La 61enne è anche nonna di una bambina e risulta che si sia occupata della piccola fin dai tempi in cui frequentava un asilo cittadino.

Ma un giorno d’inverno sarebbe stata colpita con schiaffi e calci. Non solo: a un certo punto, la figlia non convivente avrebbe impugnato il cellulare e l’avrebbe percossa ancora, provocandole lesioni al volto, al collo e alle gambe.

Il certificato medico del Pronto soccorso dell’ospedale San Martino racconta una prognosi limitata a cinque giorni, ma la competenza è del tribunale e non del giudice di pace, perché la magistratura contesta l’aggravante dell’utilizzo improprio del telefono. C’è anche la recidiva: forse non era la prima volta che succedeva, di sicuro nel 2019 V.T. era stata arrestata per aver malmenato un carabiniere intervenuto per sedare una scenata di gelosia con un altra donna.