Mossa a sorpresa di La Russa: riceve chi ha raccolto firme per le sue dimissioni, poi lo gela così… (video)
Una lezione di stile, ignorata da molti giornali e tv quella impartita da Ignazio La Russa giovedì 25 maggio in Senato nei confronti di chi ha raccolto firme per farlo dimettere, dopo le polemiche per le frasi su via Rasella. Il presidente del Senato ha infatti ricevuto con un atto senza precedenti, la delegazione di […]
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Una lezione di stile, ignorata da molti giornali e tv quella impartita da Ignazio La Russa giovedì 25 maggio in Senato nei confronti di chi ha raccolto firme per farlo dimettere, dopo le polemiche per le frasi su via Rasella.
Il presidente del Senato ha infatti ricevuto con un atto senza precedenti, la delegazione di coloro che vorrebbero le su dimissioni dalla carica di presidente del Senato. Mai visto con nessuna alta carica istituzionale della Repubblica, che pure è stata fortemente divisiva e contestata.
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I due esponenti di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo e Giovanni Russo Spena sono arrivati come i pifferi di montagna per suonare le note della loro propaganda, ma alla fine sono usciti “suonati”. Nel rispetto del garbo istituzionale, s’intende.
La Russa prima riceve i promotori della raccolta firme contro di lui, poi…
La coppia di esponenti che si richiama ancora orgogliosamente al comunismo (e qui già viene la pelle d’oca agli orrori di tutto ciò che comporta) ha consegnato una pennetta Usb con le 104 mila firme raccolte dai promotori della petizione lanciata per chiedere le dimissioni di La Russa. In cambio, però, il presidente del Senato aveva per loro una controrisposta fulminante. Sintetizzata in un solo foglio A4. Poche parole, un solo numero: 223.986. Il numero equivalente alle preferenze che, da candidato di Fratelli d’Italia, l’attuale presidente del Senato ha ricevuto alle ultime elezioni europee a cui ha partecipato.
Quei 223.986 No alla richiesta della delegazione comunista
«Questo è il mio orgoglio – ha detto la seconda carica dello Stato, come si vede in un video diffuso da Palazzo Madama -. E’ un quinto dell’Italia, per cui io ho molto rispetto per i 100 mila che non mi sono politicamente amici, ma ho uguale rispetto per quei 223.986. Ecco perché non mi posso dimettere per una quota che è meno della metà di quelli che solo a Milano mi hanno votato».
Una lezione di stile che vale più di mille slogan. «Il presidente – ha masticato amaro Acerbo dopo l’incontro – ha confermato tutti i motivi per cui abbiamo chiesto le sue dimissioni. Gli abbiamo fatto presente che la questione non è l’indice di gradimento, rispetto al quale sono gli elettori a decidere, ma il suo ruolo superpartes e di garanzia. La seconda carica dello Stato, che prenderebbe il posto del Presidente della Repubblica in caso di impedimento, è tenuta al rispetto della Costituzione e delle sue radici, della sua storia e dell’antifascismo». Ad Acerbo e agli altri La Russa ha dato una risposta definitiva: racchiusa in 223.986 solennissimi No.
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