Nell’acqua inquinanti superiori ai limiti, sequestrato il depuratore della raffineria
SANNAZZARO. La procura di Pavia ha posto sotto sequestro, con sigilli dei carabinieri forestali, il depuratore della raffineria Eni, chiamato Tae (trattamento acque affluenti) e il cavo Roggione in cui scarica le acque depurate poi dirette al rio Ariazzolo e da lì all’Agogna e poi nel Po. Un sequestro probatorio, quindi con la possibilità per Eni di utilizzare comunque l’impianto realizzato negli anni ’70 e più volte sistemato per scaricare le acque depurate.
[[ge:gnn:laprovinciapavese:12827690]]
I controlli
I sigilli arrivano dopo rilievi sulle acque reflue negli scorsi giorni. Sarebbero emerse concentrazioni superiori ai limiti di legge di alcuni inquinanti derivati dal benzene. Non in quantità tale, però, da ordinare un blocco dell’impianto di depurazione. Le autorità di controllo locali, il Comune, e del ciclo idrico integrato infatti spiegano che «non ci sono problemi di inquinamento dell’acqua potabile».
Il depuratore si trova all’esterno del perimetro principale della raffineria, a lato della strada verso Pieve del Cairo. Raccoglie tutte le acque di scarto e raffreddamento industriale del polo petrolchimico, oltre che le acque piovane. L’impianto Eni di Sannazzaro può funzionare anche senza che il depuratore sia attivo, in quanto all’interno ci sono delle vasche di contenimento. Ma hanno ovviamente una capacità limitata. Come detto, però, il blocco del depuratore è scongiurato.
[[ge:gnn:laprovinciapavese:12090915]]
Eni: collaboriamo con la procura
«Eni conferma che l’impianto di trattamento delle acque reflue industriali dello stabilimento di Sannazzaro de’ Burgondi è stato posto sotto sequestro probatorio dalla procura della Repubblica di Pavia al fine di accertarne il corretto funzionamento - spiegano dalla sede centrale di Eni -. La società continuerà a collaborare, come sempre, con l’autorità giudiziaria per ogni accertamento necessario a confermare il rispetto della normativa e delle autorizzazioni in vigore per la gestione dell’impianto».
Come funziona
I sigilli sono apparsi sul perimetro esterno del depuratore Tae, che è sotto controllo diretto dell’Eni ma in cui lavorano anche ditte esterne.
L’impianto è posto a lato della strada provinciale per Pieve del Cairo e collegato da una passerella di collegamento che passa sopra la strada e si collega alla raffineria. Proprio al Tae arrivano le reti di scarico della raffineria.
Tecnicamente le acque vengono raccolte da una stazione di sollevamento dei reflui, poi avviene un procedimento di coagulazione chimico-fisica per trattenere le parti più sottili, poi c’è una stazione biologica a fanghi attivi e infine il trattamento dei fanghi.
A questo punto le acque depurate vengono scaricate in parte nel cavo Roggione (detto Roggiolo), mentre altre riutilizzate nei processi industriali nella raffineria.
Il precedente nel 1990
Come annualmente specifica il gruppo Eni nel suo “bilancio ambientale” i valori analitici si mantengono sotto i limiti di legge. Finora, infatti, non si sono registrati casi di inquinamento accertati.
L’unico caso di anomalia negli scarichi era stato segnalato nel gennaio del 1990 da alcuni cacciatori che avevano notato nel Roggiolo uno strato di vegetazione di vistoso colore rossastro. Ci fu un interessamento del Comune e di Arpa che evidenziarono un'esplosione di sali ferrosi che avevano conferito alle alghe del Roggiolo quella strana colorazione. Una situazione che poi si era risolta.
Il sindaco e le autorità di controllo: «Non ci sono rischi per la potabilità»
Il Comune di Sannazzaro è stato avvisato del sequestro probatorio avvenuto al depuratore Tae della raffineria. «Siamo stati informati, ma siamo spettatori in questa vicenda: non abbiamo un ruolo attivo - spiega il sindaco del paese, Roberto Zucca -. Dalle informazioni che abbiamo ricevuto non ci sono problemi per l’acqua del paese, non è interessato l’acquedotto». Gli scambi di informazioni tra raffineria Eni, realizzata nel 1963, e il Comune sono continui. Anche perché il polo dell’Eni è la più grande attività presente in paese e dà lavoro direttamente a 550 dipendenti. Più tutto l’indotto. Il polo Eni attualmente lavora derivati del petrolio, ma si parla per il futuro di nuove produzioni come quelle di metanolo ed idrogeno. Un rapporto tra Eni e Sannazzaro segnato, negli anni, anche da incidenti industriali. Il più recente è il vasto incendio al cantiere Eni Est del 1°dicembre 2016.
—
(ha collab. Paolo Calvi)