Vogalonga, bandiera bianca e partenza ritardata per protestare contro il moto ondoso
Le barche della voga veneta con la bandiera bianca. Partiranno con mezz’ora di ritardo (alle 9.30) domani alla Vogalonga per protestare contro il moto ondoso. È la prima iniziativa di protesta decisa dai comitati e associazioni remiere e della Vela al Terzo che fanno parte del Gruppo Insieme. Al termine dell’affollata assemblea, giovedì sera in Pescheria a Rialto, la decisione presa all’unanimità.
La protesta per tornare alle radici della Vogalonga
Sarà una protesta nel giorno della manifestazione remiera nata a metà degli anni Settanta come protesta nei confronti del moto ondoso. Allora risibile rispetto al disastro di oggi. Assemblea partecipata, in cui sono state ribadite le richieste avanzate all’amministrazione comunale, raccolte da Debora Onisto, presidente della commissione Trasporti di Ca’ Farsetti. Situazione sempre più pericolosa, e ora il Gruppo Insieme, che raccoglie 39 associazioni remiere, del canottaggio e della Vela - anche una di barche a motore, le “Fie a manetta”- passa all’azione.
«Il ritardo di mezz’ora nella partenza di tutte le imbarcazioni delle società remiere ha lo scopo di prolungare la tregua in bacino San Marco» dicono i portavoce del comitato.
Il referendum sul traffico acqueo
Prossima iniziativa: un referendum autogestito sul traffico acqueo, in autunno. Durante l’estate continuerà la mobilitazione. Per sensibilizzare le autorità e la città su un problema che sta assumendo contorni preoccupanti.
Nella giornata di sciopero dell’Actv, situazione di caos diffusa. Traffico da tangenziale in Canal Grande e nei rii interni. Moto ondoso selvaggio in laguna, in particolare verso Certosa Sant’Elena e alle Fondamente Nuove. Taxi a tutta velocità - con rare eccezioni - nessuna sorveglianza.
Barche in difficoltà anche per fare benzina al distributore di Sacca Misericordia. Vigilanza zero. «Non abbiamo mai visto oggi una barca di vigili», denuncia un gruppo di cittadini. La deregulation preoccupa anche i gondolieri.
«Nei rii vige la legge del più forte», attacca un rappresentante di categoria, «dobbiamo fare qualcosa».
Gli interventi del Comune: promessi e mai fatti
Ma gli interventi tardano ad arrivare. Si attende ormai da tempo l’omologazione del nuovo sistema di vigilanza dall’altro, già pronto e funzionante. Dovrebbe sostituire Argos, dismesso perché dichiarato illegittimo dopo i ricorsi delle categorie.
Si attende anche l’obbligo di Gps - il controllo satellitare - in vigore per Actv e Alilaguna ma non obbligatorio per le altre barche del servizio pubblico. E soprattutto una vigilanza che non c’è.
Le velocità medie sono aumentate di molto negli ultimi tempi. Onde alte invadono rive e fondamenta, mettono a rischio le fondazioni dei palazzi e anche la navigazione del trasporto pubblico Actv. Nessun freno e nessun controllo.
Così ogni giorno la situazione peggiora. Ormai è un rischio andare in barca, a remi, ma anche le barchette a motore tradizionali. Nessun controllo nemmeno nei canali di grande navigazione che portano ogni week end nelle isole - in particolare a Burano - migliaia di turisti a bordo dei Gran Turismo, dei taxi e degli stessi motobattelli Actv.
Il pericolo va insieme al danno che viene portato alla laguna, senza che nessuno si muova. Le onde prodotte distruggono le barene e erodono i fondali, trasportando in mare i sedimenti e accelerando la distruzione. Occorrono interventi urgenti. Nel frattempo la situazione del traffico è ormai fuori controllo. Il business turismo è la priorità. Più si corre e più si guadagna. Se la città crolla, pazienza. —
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