Forniture al Cara di Gradisca: non ci fu né truffa né frode
GRADISCA Ora tutto è finito, definitivamente. A chiudere l’annosa vicenda legata al Cie e Cara di Gradisca d’Isonzo è stata la sentenza pronunciata lo scorso 15 maggio nei confronti degli ultimi sei imputati, accusati di truffa e frode in pubbliche forniture.
Il giudice monocratico Caterina Caputo ha dichiarato l’estinzione dei reati loro ascritti per intervenuta prescrizione: si tratta di Orazio Ettore Micalizzi, all’epoca vicepresidente di Connecting People (ora Areté), Mauro Maurino, consigliere di amministrazione di Connecting People, Giorgia Savoja, dipendente sempre dell’ex Consorzio, Giovanni Scardina e Antonina Cardella, entrambi direttori del Centro per i richiedenti asilo in periodi diversi, e Daniele Di Modica, in qualità di legale rappresentante dell’allora cooperativa Interpreti e Traduttori.
Il processo ha rappresentato la coda finale dell’ultimo filone di indagini che erano state condotte dalla Guardia di finanza di Tarcento, in ordine alla gestione del Cie e Cara di Gradisca, relativo ai fatti tra il 2011 ed il 2015.
La Procura generale, attraverso il sostituto procuratore Carlo Maria Zampi, aveva avocato a sé il procedimento con la richiesta di archiviazione delle posizioni del prefetto Vittorio Zappalorto, dei viceprefetti Gloria Sandra Allegretto e Antonio Spoldi, istanza alla quale il gip Flavia Mangiante aveva quindi dato seguito.
L’archiviazione era intervenuta, in un percorso separato, anche per i prefetti Maria Augusta Marrosu e Romano Fusco.
Il 26 gennaio 2021 il processo era stato trattato dal giudice per le indagini preliminari Carlo Colombo, che aveva pronunciato sentenza di non doversi procedere perché il fatto non sussiste in relazione all’ipotesi di associazione a delinquere a favore di Vittorio Isoldi, già direttore del Centro, Giuseppe Scozzari, presidente di Connecting People, Alessia Barbagallo, legale rappresentante della cooperativa Luoghi Comuni, Marianna Di Maio, legale rappresentante di Interpreti e Traduttori, nonché nei confronti di Micalizzi, Maurino, Savoja, Scardina e Cardella, rinviando invece a giudizio questi ultimi, assieme a Di Modica per i reati di truffa e frode in pubbliche forniture.
Processo, dunque, culminato nella sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Il tutto ricordando il primo procedimento, sempre a fronte degli stessi reati ma riferiti a fatti precedenti e fino al 2011, che si era concluso, nel luglio del 2011, con la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste nei confronti di undici imputati e conseguentemente assoluzione per l’ex Consorzio Connecting People.
La sentenza era stata pronunciata dal Collegio giudicante allora presieduto da Cristina Arban con i giudici a latere Francesca De Mitri e Antonio Prestianni.