Cinquant’anni fa nasceva la Riserva di Miramare, “capostipite” dei parchi marini
TRIESTE Nel 1973 a Miramare accadde qualcosa che in Italia non si era mai ancora visto. Grazie a un’intuizione dello speleologo e biologo marino Mario Bussani, membro della sezione locale del Wwf, il 28 maggio la Capitaneria di Porto di Trieste istituì il primo Parco marino a sistema privatistico di tutto lo Stivale: una zona di 30 ettari data in concessione non per farci un allevamento di mitili o per l’acquacoltura, ma per la conservazione della biodiversità marina.
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A 50 anni esatti da questo traguardo, una pietra miliare sul fronte della protezione dei nostri mari, l’Area marina protetta di Miramare sta festeggiando la ricorrenza con un weekend ricco di iniziative per grandi e piccoli. «Il concetto di Parco marino e Riserva marina protetta in Italia è nato proprio da questa esperienza triestina - ricorda Maurizio Spoto, direttore dell’Area Marina Protetta di Miramare - tanto che la prima legge che istituisce le riserve marine, del 31 dicembre 1982, intitolata “Disposizioni per la difesa del mare”, trae ispirazione da quanto si era già cominciato a fare a Trieste anni prima: fin dall’inizio il Wwf con Bussani aveva avviato il monitoraggio dello specchio acqueo che circonda il Castello di Miramare».
All’epoca, rammenta Spoto, si era già scoperto che il Parco marino era molto più pescoso rispetto alle altre zone del Golfo: oggi il concetto va sotto il nome di «ripopolamento naturale delle riserve». I fondali erano completamente diversi: «Davanti alle Scuderie di Miramare c’era una densa prateria di fanerogame marine, una nursery per cefali, orate e salpe. Dopo 50 anni queste praterie, che oltre a dare nutrimento producono ossigeno e sottraggono anidride carbonica, nel nostro Golfo non ci sono più: sono rimaste soltanto delle piccole aiuole - spiega Spoto - perciò oggi, oltre alle attività di monitoraggio e di biodivulgazione portiamo avanti anche la cosiddetta “restoration”. Stiamo cercando, insomma, di ricreare attraverso i reimpianti di talli di piccole alghe questi habitat in estinzione».
Cambiamenti climatici, presenza di specie aliene e squilibrio tra “pascolo” e “pascolamento”, come accade anche a terra con le specie erbivore, hanno determinato un mutamento dell’ecosistema: l’Area marina, attraverso i suoi dati storici, è testimone anche di questa evoluzione.
In 50 anni, rammenta Spoto, sono state davvero tante le persone che hanno seguito a Miramare corsi di formazione e divulgazione sulla gestione di un’area protetta. Nei primi anni ’90 a Miramare c’era anche un Centro per il recupero delle tartarughe marine, che venivano curate e poi liberate davanti al Bagno ducale: le Caretta caretta tuttora si avvistano nel Golfo. A 50 anni dall’istituzione l’Area marina protetta è più florida che mai e continua a portare avanti la propria missione di conservazione dell’ambiente marino tramite costanti monitoraggi, attività di ricerca scientifica e un impegno pluridecennale nell’educazione ambientale, nella divulgazione scientifica e nella sensibilizzazione delle giovani generazioni. Collabora al network delle aree marine protette e parteciperà ai monitoraggi sulla biodiversità previsti dal Pnrr in collaborazione con il Centro nazionale di biodiversità e diversi enti scientifici.
Quanto alle attività proposte tra ieri e oggi, nell’ambito del festival MareDireFare sono previste aperture gratuite al Bioma - il Biodiversitario Marino - e attività per ogni età, con lo staff del Wwf a disposizione del pubblico con spiegazioni e dimostrazioni sui macro e microrifiuti marini. Oggi (si faccia riferimento sopra) sarà la giornata dedicata a “Un mare da leggere” e “Un mare di giochi” (queste ultime su prenotazione). Info: www.ampmiramare.it (per prenotazioni info@ampmiramare.it).