Quarantamila tifosi lungo la strada che porta al Lussari, in tanti arrivati dalla Slovenia
Bandiera della Slovenia legata allo zaino e smalto rosa in onore alla tappa. Barbara Beč, 42 enne di Lubiana, ex studentessa di Economia e commercio a Trieste, parla l’italiano perfettamente e sorride quando ci spiega perché Primoz Roglic «è un mito».
«Per noi in Slovenia lo sport è tutto – dice –, e la sua è una storia straordinaria: si pensi da dove è partito e dove è arrivato. Non vediamo l’ora di festeggiare con lui».
Mancano ancora tre ore al suo passaggio, ma lei è qui con gli amici, tutti pronti a sostenerlo. «Lui rappresenta – continua – che cosa significa essere un campione».
Il colpo d’occhio sul Lussari è puro spettacolo. Il Giro - che in questa tappa ha richiamato oltre quarantamila persone - è festa, è musica, è divertimento. È, soprattutto, passione.
Quella che vedi negli occhi di Cinzia Molaro, 47enne di San Daniele quando parla del Giro. Spicca tra il pubblico con la sua parrucca rosa.
«Sono una grandissima appassionata – spiega –, non mi perdo una tappa in tv e vederla dal vivo è eccezionale. Apprezzo il sacrificio, l’impegno quotidiano che ci devono mettere questi ragazzi, lo sforzo fisico.
Sono una grande fan di Milan, il nostro orgoglio tutto friulano e presto voglio vorrei iscrivermi al suo fan club. Un ricordo va a Enzo Cainero, davvero una persona speciale».
Accanto a lei c’è Ivano Arrigossi, 61enne di Resiutta: sostiene e applaude ogni corridore. Con i suoi amici Valentina, Daniela, Marisa e Luca, di Gemona, Moggio e Pordenone, è arrivato qui a piedi, percorrendo il sentiero del pellegrino.
«Ci abbiamo messo quasi tre orette – racconta –, ma ce l’abbiamo fatta. Certo, è un po’ faticoso ma con qualche sosta si arriva in cima ed è una bella soddisfazione.
È una manifestazione bellissima. Certo, noi tifiamo Milan e De Marchi ma la cosa che emozione è che si respira una atmosfera unica».
Nei bar e ristoranti si lavora senza sosta. Tavolate di amici, famiglie, coppie. Birre, panini, piatti tipici. Un brulicare di persone anima le viuzze del borgo.
Ed è qui che incontriamo Alex Borsatti, 57 anni, di Grado. Catenina con una piccola bici al collo, è tra i promotori della Collio Brda Classic Ciclostorica (che si terrà il 17 settembre a Cormons) assieme agli amici Marco Marangon, 47enne di Capriva, Longino Giorda, 62 anni di Grado, Federico Ahrens, 42 anni di Fanna e Gustavo Andrioletti, 48enne di Cormons.
La mascotte del gruppo è il cagnolino Reef. «Stiamo trascorrendo una giornata fantastica – dicono –. Siamo tutti appassionati di bici e per questo organizziamo questa pedalata transfrontaliera con biciclette e abbigliamento d’epoca».
Un’occasione, questa tappa, anche per mantenere viva la memoria di chi non c’è più. Come Silvia Piccini, morta a 17 anni, nel 2021, dopo essere stata travolta da una macchina mentre si stava allenando in bici.
La mamma Deyanira Reyes di Sedegliano indossa la maglietta con il volto della figlia. «Per Silvia il ciclismo più che uno sport era uno stile di vita – dice – e oggi noi vogliamo ricordarla proprio in occasione di una manifestazione che lei amava particolarmente per diffondere anche il messaggio di quanto sia importante la sicurezza stradale».
Terminata la gara Deyanira abbraccia Milan. «Per me è davvero un campione dice». Tra i tifosi non mancano quelli di Buja, venuti qui a sostenere il loro Jonathan. Felici, orgogliosi, pieni di entusiasmo.
Quello di Laura Paronitti, 52 anni, amica di famiglia. «Siamo così fieri di lui – dice –, ogni volta che lo vedo correre è una grande emozione. Una sua vittoria è quella di una comunità intera».
Una comunità, come aggiunge anche il vicesindaco di Buja, Marco Zontone, pronto per la trasferta di domenica a Roma, che non smetterà mai di sostenerlo.
«Vogliamo esserci – dichiara – e supportarlo fino alla fine di questo splendido Giro d’Italia in cui come sempre ha saputo emozionarci e renderci orgogliosi».
Roberto Degano, 48 anni di Udine, a Tarvisio ci è arrivato in bicicletta una settimana fa. Ama da sempre il ciclismo e per lui il migliore è Roglic. Quando viene annunciata la partenza del campione sloveno centinaia di bandiere iniziano a sventolare.
«È un colpo d’occhio incredibile» dicono gli amici Alessandro Cargnelutti, 61 anni, Gilberto Piemonte, 65, e Emilio Canci, 68, di Gemona.
«Uno spettacolo. Questa tappa è un motivo di orgoglio per la nostra regione». Concorde anche Giuliano Beinat, 61enne di Majano, che, quando arrivato in cima dopo aver percorso il sentiero del pellegrino, si è emozionato.
«Ho sentito un boato – dichiara –, le persone che tifavano e davvero mi sono venuti i brividi perché anche io nel mio piccolo un traguardo lo avevo raggiunto».
Eccola la bellezza del Giro. Sono i volti degli appassionati, dei tifosi, delle tante persone sedute sul prato a sostenere tutti i corridori. Sono le bandiere sventolate, i sorrisi, il tifo, gli abbracci a fine gara.
La festa dei supporter sloveni per il loro campione prosegue fino a tarda sera. «Sì, Roglic è il nostro orgoglio», ripetono.