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Июнь
2021

Ddl Zan, secondo la Chiesa «viola il Concordato»

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Secondo la Santa Sede, alcuni passaggi del ddl Zan potrebbero minare la «libertà di organizzazione» e la «libertà di pensiero» della comunità dei cattolici

È la prima volta che succede, la prima volta che la Chiesa interviene nell’iter di approvazione di una legge italiana. Lo fa per chiedere formalmente, attraverso i suoi canali diplomatici, di modificare il «ddl Zan», il disegno di legge contro l’omotransfobia. Secondo la Chiesa, il testo – che è stato approvato alla Camera e che è ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato – violerebbe in «alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato».

Nel documento della Segreteria di Stato, depositato da monsignor Paul Richard Gallagher – inglese, segretario per i Rapporti con gli Stati – all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, sono illustrate le preoccupazioni della Chiesa: «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato».

I commi in questione sono quelli che garantiscono alla Chiesa «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale» e «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

Secondo la Santa Sede, alcuni passaggi del ddl Zan potrebbero minare la «libertà di organizzazione» e la «libertà di pensiero» della comunità dei cattolici (che potrebbero rischiare conseguenze giudiziarie nell’esprimere le loro convinzioni). Un altro punto in discussione è che le scuole cattoliche non sarebbero esentate dall’organizzazione della futura Giornata nazionale contro l’omofobia. A conclusione del documento, scrive il Vaticano, «chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni».

Contro il «ddl Zan» si era già espressa, per ben due volte, la Cei: nel giugno 2020 aveva affermato che «esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio» e, circa un mese e mezzo fa, che «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza».

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