Relazioni: gli errori da non fare su Whatsapp spiegati dall’esperta di coppia
Si sa, le donne arrivano da Venere, gli uomini da Marte: siamo mondi diversi e quello che ci allontana di più è proprio quello che, invece, più dovrebbe avvicinarci: la comunicazione. Paradossalmente proprio in un’era in cui di comunicazione ce n’è’ tantissima, la tecnologia, soprattutto digitale, invece di semplificarli ha complicato i rapporti. Ne parliamo con Ombretta Cecchini, psicoterapeuta analista e sessuologa che ogni giorno su Instagram risponde ai quesiti più frequenti riguardanti relazioni difficili magari proprio a causa dei social, delle chat e della messaggistica.I consigli sono pillole live che la dottoressa Cecchini posta sul suo account, ognuno della durata di uno, due minuti al massimo. E che sono utilissimi. Ad esempio, le ‘dritte’ sui messaggi Whatsapp, croce e delizia di ogni coppia.
Dottoressa, quali sono gli errori da non fare online all’inizio di una relazione?
«Il primo in assoluto è l’investimento emotivo che le donne fanno sui messaggi, facendo il ragionamento “se mi risponde vuol dire che ci tiene se non mi risponde vuol dire che non gli interesso”.” Si attribuisce quindi un significato affettivo al messaggio in sè, mentre invece la realtà è spesso molto diversa: perché «un uomo può tenere molto a te e non sentire il bisogno di scriverti».
Al tema poi si aggiungono situazioni del tipo “visualizza ma non risponde” o ancora peggio: lui/lei è on line ma non sta scrivendo a noi: dunque come possiamo non angosciarci nell’attesa di un risposta?
«Semplicemente smettere di controllare ogni cinque minuti il telefono e spostare l’attenzione su quello che stiamo facendo: nel momento in cui ci si concentra su altro, non si rimane in uno stato di attesa e di conseguenza non si darà più al messaggio una valenza sentimentale e c si sentirà molto meno feriti».
Come regolarsi per i messaggi lenzuolo, cioè i messaggi chilometrici?
«Generalmente, se una donna manda a un uomo un messaggio di quattro schermate, quel messaggio non verrà letto, o se il ricevente lo leggerà, ne percepirà solo l’inizio e la fine. E, peggio, non ne capirà il significato. Il consiglio?Inviare messaggi brevi, concisi e soprattutto facendo sì che il concetto che si vuole dare sia chiaro ed inequivocabile».
E con i messaggi vocali?
«Se non si è in confidenza con l’altra persona meglio non utilizzarli per nulla, perché i messaggi vocali non possono essere ascoltati dovunque (l’audio si sente) e poi perché possono essere vissuti come un’invasione della propria privacy: chi riceverà un vocale si sentirà comunque costretto ad ascoltarlo prima o poi».
C’è un aspetto da curare, in particolare?
«La chiarezza. Prima di mandare un messaggio, occorre sempre pensare bene a cosa si vuole dire: se volete fare una domanda, ponetela in maniera diretta e soprattutto non date voi stesse nella stessa frase la risposta, tipo “evito di chiederti di uscire con me perché so che non hai voglia”, magari aspettandosi che l’altro risponda “no non è vero, non è così anzi”. Questo tipo di messaggio è veramente scoraggiante e l’uomo tenderà a non rispondere, se invece risponderà no alla richiesta diretta di parlarsi e di vedersi ricordate che non sta dicendo no a voi , ma a quella determinata proposta in quel preciso momento».
Come non andare in panico se non arriva il messaggio del giorno “dopo”?
«Qui c’entrano anche le paure ancestrali della donna, che dopo un rapporto cercava un padre per il proprio figlio e protezione, quindi una stabilità di coppia. Oggi, per fortuna, non è più così: quindi andiamo avanti! Ma, per dare un suggerimento pratico, di nuovo non restiamo in attesa e mentalmente troviamo un altro focus, tenete presente che per molti uomini è assolutamente naturale non inviare un messaggio il giorno seguente».
Infine la dottoressa raccomanda: non siate insistenti, non mandate messaggi del tipo “ma perché non mi chiami”. Lui ha bisogno di segnare i propri confini (magari scriverà dopo tre giorni), e poi evitiamo anche di essere aggressive nell’insistenza.
Insomma per dare una soluzione che vada bene sempre e comunque, la dottoressa consiglia di «cercare di essere equilibrate, riuscire ad essere forti e strutturate mentalmente, e di non avere la cosiddetta sindrome della dea oltraggiata (Ma come è possibile che non gli piaccio!)». Insomma accettiamo di non poter piacere sempre a tutti e vivremo più serenamente i rapporti interpersonali, magari più reali e meno virtuali (se volete potete comunque approfondire i temi della gestione delle relazioni, e di come evitare di cadere nelle trappole di personalità complesse, leggendo Sesto Senso, scritto dalla sessuologa e pubblicato per edizioni Alise).