Il vescovo Marangoni a Lattebusche «Il lavoro ha il volto delle persone»

“Ha un volto il lavoro, e ogni volta che il lavoro si dimentica dei volti, delle persone, delle storie, delle famiglie, delle amicizie, delle comunità, si rischia di perdere il suo significato di strumento per la realizzazione delle persone in quella visione di giustizia in cui il lavoratore deve venire sempre al primo posto”.

Ieri mattina il vescovo Renato Marangoni ha scelto un’eccellenza produttiva come Lattebusche per inviare il proprio messaggio per il Primo maggio, rilanciando il concetto di lavoro per la partecipazione e la democrazia come enunciato nel messaggio dei vescovi. «Deve essere prima di tutto la Festa dei lavoratori». Ad ascoltarlo i vertici della cooperativa, e un buon numero di dipendenti, tutti radunati nel magazzino di stagionatura del Formaggio Piave, il prodotto simbolo, il più identitario dell’azienda. «Mi fa piacere vedere qui i volti di chi rappresenta i settant’anni di Lattebusche», ha detto monsignor Marangoni rivolgendosi ai lavoratori, «e ancora ricordo la cerimonia con cui si era ricordata la posa della prima pietra dello stabilimento.

Foto d’epoca piene di persone, di volti appunto. I volti di tutti quelli che a diverso titolo sono coinvolti nell’esperienza del lavoro, dove ciascuno ha un ruolo e competenze diversi, rappresentano l’intreccio che esprime l’avventura umana nella sua pienezza. Ed è bello parlare di volti, di persone alla vigilia della Festa del lavoro. Giusto festeggiare la valenza del lavoro per la vita di tutti noi. Senza il lavoro non c’è storia, non ci sono le comunità. Lo stesso Creatore è un lavoratore, certo è raccontato in modo simbolico, ma pensate all’ambiente e al creato che sono frutto del lavoro del Creatore». Marangoni ha poi aggiunto un altro concetto: «Il lavoro è un capitolo fondamentale della nostra storia, della nostra vita personale. È sempre un tendere a migliorare, anche se talvolta qualcosa non va per il verso giusto. Ed è questo l’auspicio che ci poniamo anche rifacendoci al messaggio del vescovi in vista della cinquantesima Settimana sociale dei cattolici che si terrà in luglio a Trieste ed è pensata proprio sui temi che stiamo vivendo, temi come la democrazia. Perché questa esperienza umana ci appartiene a tutti oppure qualcuno comanda e gli altri sono di secondo grado. Invece questa visione di fiducia e di speranza vuole dire che dobbiamo puntare tutti a sentirci coinvolti nell’avventura umana e nell’avventura del lavoro».

A fare gli onori di casa il presidente Modesto De Cet e il direttore generale Antonio Bortoli: «Siamo una cooperativa fatta di trecento soci», ha detto De Cet, «che si ritrovano e condividono i valori del lavoro e delle persone. Il nostro scopo è farle restare nel territorio». Bortoli ha rilanciato: «In questi anni l’azienda ha puntato all’innovazione e all’automazione mettendo sempre comunque al primo posto le persone. Ricordo bene come si è evoluto il modo di lavorare nel corso dei nostri settanta anni di storia. Oggi non è il momento di parlare dei nostri risultati: dico solo che da quindici anni abbiamo ottenuto diversi riconoscimenti per quanto fatto a livello di sostenibilità ambientale, cercando di produrre riducendo le emissioni e consumando meno risorse possibili, sempre con l’obiettivo puntato sulle persone che per noi lavorano sul territorio». Il sindaco di Cesiomaggiore,

Carlo Zanella, ha sottolineato il ruolo di faro economico rappresentato da Lattebusche per il territorio comunale: «Qui si mette in pratica un concetto che deve sempre avere la precedenza, cioè che sono le persone a fare la fortuna delle aziende. Mai deve prevalere il dio denaro sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sul benessere dei lavoratori».

Infine Chiara Pierotti e Bruno Bona hanno letto alcuni passaggi del Messaggio dei vescovi per la Festa dei lavoratori: «Non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro». Parole di papa Francesco che sono risuonate come un monito, ma anche come una speranza, in una realtà, qual è quella di Lattebusche, dove fortunatamente il lavoro c’è e non manca.