San Vito, ricorsi contro la variante. Chiesti 144 mila euro ai cittadini
Il commissario vuole anche i danni di immagine: «Comune denigrato, gli atti sono stati fatti da Anas»
Sfiora i 150mila euro la richiesta di risarcimento del Comune di San Vito ai cittadini per i troppi ricorsi fatti contro la variante Anas. Precisamente 144.526,44 euro, cifra che deriva dalle somme impegnate dal Comune in questi anni per difendersi (64.526,44 euro) e dal danno d’immagine, quantificato in 80mila euro.
L’atto di citazione è arrivato ai cittadini del comitato No variante Anas San Vito di Cadore. L’udienza, in tribunale a Belluno, sarà il 30 ottobre.
Il Comune, guidato dal Commissario Antonio Russo, si è affidato all’avvocato Patrizia Ghiani, che nell’atto ricorda in primis i ricorsi fatti dai cittadini a partire dal 2020. Il tema è noto: la circonvallazione di San Vito era stata progettata per i Mondiali di sci di Cortina del 2021, ma i lavori sono iniziati solo da qualche mese.
«L’opera è priva di copertura legislativa», hanno sempre lamentato i cittadini, insieme alle problematiche idrogeologiche che deriverebbero dalla costruzione del ponte sul Ru Secco. Lo hanno fatto con una decina di ricorsi, con i quali hanno impugnato e chiesto di annullare numerosi atti: quelli del commissario straordinario per le opere sull’Alemagna, i decreti di esproprio, la determina di aggiudicazione lavori, la delibera del consiglio comunale di San Vito del 7 ottobre 2021 con la quale è stato approvato il decreto commissariale ed è stato apposto il vincolo preordinato all’esproprio. Di questi ricorsi, sei sono ancora pendenti. Sui primi, il giudizio è arrivato in Cassazione, che ha dato torto ai cittadini.
La richiesta di danni da parte del Comune si motiva con quello che nell’atto di citazione viene definito «abuso del diritto», che si configura quando «il soggetto titolare, formalmente, fa esattamente ciò che può fare, ma per uno scopo diverso da quello per cui i poteri gli sono accordati, in modo dunque emulativo, disfunzionale».
La «moltitudine di giudizi instaurati», si legge, «è una «riproduzione pedissequa di circostanze, motivazioni e conclusioni totalmente prive di elementi di fatto e di diritto nuovi rispetto ai primi» ricorsi.
Il Comune lamenta anche di aver visto contestati non solo gli atti amministrativi emessi dall’ente, ma anche quelli «totalmente estranei alla sua sfera di competenza amministrativa», come «le procedure espropriative integralmente devolute dalla legge ad Anas».
Inoltre il Comune avrebbe subito un «processo mediatico - sollecitato dai convenuti (i cittadini ricorrenti, ndr) - che lo vedeva ritratto sempre come ente locale inadempiente sottoposto persino al vaglio della Corte dei Conti per “danno erariale”, nonostante l’assenza di qualsivoglia riferimento a quest’ultima fattispecie, quindi al solo fine di gettare discredito sull’attività amministrativa dell’ente».
Un danno alla reputazione, prosegue l’atto, «del tutto ingiustificato, con mero fine denigratorio, sulla scorta del fatto che tutti gli atti oggetto dei giudizi citati sono stati, peraltro, posti in essere da Anas quale soggetto attuatore e non dal Comune di San Vito, mero esecutore di atti derivativi». Di più, i cittadini del Comitato (definito inesistente nella sentenza del Tsap, si legge nell’atto di citazione) avrebbero voluto «creare timore nella popolazione», «evidenziare una presunta incapacità/inefficienza del Comune» e «sottoporlo a pressione per ottenere atti ovvero la revoca di questi che non rientrano nella sfera di potere decisionale».
Da qui la richiesta di risarcimento danni a venticinque cittadini.