L’aurora boreale regala emozioni: tutti in montagna col naso all’insù

La natura dà spettacolo con un evento eccezionale a queste latitudini. I racconti di tre fotografe che hanno passato la notte in bianco

Naso all’insù in tutta la provincia per ammirare un’eccezionale aurora boreale. «La più luminosa degli ultimi vent’anni, di poco inferiore solo a quella ammirata dai soci dell’associazione astronomica di Cortina nel 2003” rivela l’astrofotografa cadorina Giorgia Hofer che ha immortalato il fenomeno da Casera Razzo venerdì sera.

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«Sono salita intorno alle 21 ma già dal pomeriggio era stata diramata “un’allerta-aurora” su vari siti dedicati a questa tipologia di eventi», racconta. «In un primo momento il picco massimo era stato previsto per le 2 del mattino, ma già dalle 20 si era capito che sarebbe arrivato molto prima. L’unico modo per non perdersi lo spettacolo era raggiungere subito la postazione di ripresa». Giorgia Hofer, pluripremiata per “scatti stellari”, membro dei gruppi Pictores Caeli e associazione astronomica Cortina, ha puntato la reflex verso il gruppo montuoso dei Brentoni. Di lì a poco, il via ad uno spettacolo unico. «Mi sono emozionata tantissimo nell’assistere a questo fenomeno anche perché il tutto è stato accompagnato dalla presenza della piccola falce di luna che più tardi è tramontata dietro la montagna. I gruppi montuosi che si vedono nell’immagine sono i Brentoni sulla sinistra e la Terza Grande sulla destra. Avevo già assistito ad una piccola aurora boreale il 5 novembre, ma questa è stata più potente, bella ed emozionante. Consigli per osservare questo fenomeno? Occorre essere in una località molto buia, lontana da fonti di inquinamento luminoso e guardare il cielo verso nord».

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Nel frattempo, a Pieve di Cadore, un’altra fotografa notevole e già molto nota per i suoi scatti astronomici (ma non solo) si metteva in macchina in direzione Vedorcia. «Volevo riprendere l’aurora boreale con le montagne sullo sfondo», racconta Alessandra Masi. «La posizione non era l’ideale perché l’aurora si vedeva in un’altra prospettiva, quindi dopo un po’ sono tornata a valle con l’idea di scattare dalla piazza di Pieve, dove però il cielo era coperto. Ho fatto una tappa a casa per scaricare le foto fatte e all’1.30 sono uscita di nuovo. Alle 4 ho fotografato l’aurora boreale sul lago, la vista era veramente straordinaria. Avevo già assistito all’aurora boreale di novembre, ma quella di venerdì era molto più potente. È stata una nottata strepitosa ed emozionante. E non ho chiuso occhio», scherza Masi, che “si è arresa” solo quando ha iniziato ad albeggiare.

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Ma le donne fotografe, pazienti ed esperte, non finiscono qui. In collegamento diretto con Masi, ma più a sud, in Alpago, c’era Tita Lorenza Fain. «Io ho dormito tre ore e per tutta la notte mi sono confrontata a distanza con Alessandra in cerca dei parametri più adatti per scattare». Fain vive a Tambre. «Ho fatto due tappe. La prima, dalle 21.30 alle 23 circa a Broz di Tambre, un bel colle con una spettacolare vista panoramica sull’Alpago e senza inquinamento luminoso. Poi sono scesa verso casa pensando che fosse finita, invece l’aurora ha ripreso potenza e il culmine è stato verso le 2 di notte. Purtroppo in centro a Tambre c’è un faro sul campanile che compromette l’immagine, ma è stata una gran notte e ce ne saranno ancora».