Capannoni e spazi abbandonati a Belluno: progetti fermi e il degrado urbano avanza
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foto da Quotidiani locali
L’archeologia industriale racconta la storia di una città. Ma i capannoni chiusi da anni, alcuni ridotti a semplici scheletri di un passato che fu, rappresentano anche una forma di degrado.
Nel capoluogo gli esempi non mancano. Se da un lato sono molte le riqualificazioni portate avanti negli anni, dall’altro ci sono complessi abbandonati da decenni. Tutti privati, e il Comune poco può fare se non sollecitare una tenuta decorosa dei dintorni. E sperare che i progetti di recupero (perché ce ne sono, per alcune aree) vadano a buon fine.
Il nostro viaggio inizia da Ponte nelle Alpi. Lungo la statale 50 il primo simbolo del passato industriale del capoluogo è l’ex Invensys. O Eaton, come ancora la chiamano tanti bellunesi che quella fabbrica l’hanno vista nascere, crescere, poi andare in crisi e infine chiudere. Il complesso è stato acquistato da De Bona. C’era l’idea di ampliare la concessionaria, poi di farci una grossa struttura di vendita ma a Belluno c’è un limite a 1500 mq. Ad oggi, agli atti del Comune non risultano altri progetti.
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Poco più avanti ecco la discoteca. Concorde, Coccodè, infine Shadows. Chiusa da anni, c’era l’interessamento da parte di imprenditori cinesi per farci un ristorante. Ma nessun progetto a Palazzo Rosso, e l’immobile intanto giace lì, con le ragnatele sui portoni e le pareti diventate tele per i writers. È chiuso da anni anche l’immobile che ospitava il negozio Boccanegra, nelle pertinenze bivacca un senza tetto.
C’è da dire che verso Belluno di riqualificazioni invece ce ne sono state, e molte: tutta la zona dove ci sono i fast food e le concessionarie, lungo via Vecellio, ha immobili nuovi, ben tenuti.
Bisogna avvicinarsi al cuore della città per trovare altre aree degradate. In via Vittorio Veneto ecco l’ex Agip: un tempo distributore di carburanti con bar, tutta l’area è stata acquistata dal gruppo Acil per farci un supermercato. Il progetto è ancora nella fase delle autorizzazioni. Nel frattempo è stata demolita la pensilina, il piazzale è transennato e le vetrate del bar sono in frantumi.
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Ci spostiamo verso il lungardo. Un altro gruppo bellunesi operativo nel ramo supermercati ha acquistato l’area ex Bardin, ma i lavori non sono ancora iniziati. Walber costruirà in quello spazio ai confini con il torrente un supermercato e una palazzina a uso direzionale e residenziale, ma il progetto dev’essere rivisto. L’area di recente è stata pulita e messa in ordine. Spiccano, sulla quinta del centro storico che appare sullo sfondo, gli scheletri dei vecchi edifici.
Dall’altra parte del torrente, l’area degli ex campi da tennis in via Dell’Anta è stata comprata da Dalla Riva. C’era l’idea di farci una gelateria, un punto di ritrovo per la frazione, poi dei campi da paddle. Tutte tramontate. L’erba è alta, il vecchio edificio ha le vetrate sfondate. «Fino a quando non troveremo qualcuno che gestisca la struttura, non ci faremo nulla», sintetizza Bruno Dalla Riva.
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Saliamo in centro, attraversiamo via Feltre. I magazzini dell’ex mercato ortofrutticolo, pur nascosti rispetto alla strada, non sono in condizioni ottimali. La proprietà qui è comunale: «In quei garage ci sono materiali di associazioni», premette il vicesindaco e assessore all’urbanistica Paolo Gamba. «Sarebbe bello riqualificare tutta quell’area, eliminando la parte sopraelevata del parcheggio e creando un passaggio con la stazione. Ma è un progetto molto ambizioso e per il quale servono molti soldi». Non è una priorità dell’amministrazione, per ora.
Arriviamo a Salce. Il Dodo’s ha chiuso alla fine degli anni ’90, la cooperativa di fronte qualche anno prima.
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Entrambi gli edifici sono di Dal Pont, ma anche in questo caso in Comune non è arrivata alcuna idea per il loro recupero.
«Sugli edifici privati non possiamo fare nulla», ricorda Gamba. «Speriamo che vadano in porto i progetti di recupero, dove ci sono».
È successo in due casi: nell’ex Zadra a Nogarè si è insediata un’azienda che si occupa di logistica, l’ex cementificio Ardo Beton è stato trasformato in una casa funeraria. E almeno quell’accesso alla città è stato riqualificato. —