In attesa ancora 3.200 prestazioni. L’Ulss 1 è al lavoro per ridurre le liste

Restano le liste di attesa e la carenza di personale i problemi più difficili da risolvere per l’Ulss 1 Dolomiti. Il commissario straordinario, da un anno anno alla guida dell’azienda bellunese, ha cercato di dare risposte ai cittadini, ma la strada è ancora lunga. I dati sono stati presentati ieri dallo stesso Giuseppe Dal Ben alla Conferenza dei sindaci, riunitasi nella sala convegni dell’ospedale.

Le liste d’attesa

Sono 3.224 le prestazioni sanitarie che attendono di essere evase in provincia, la maggior parte riguarda i codici di priorità P, cioè prestazioni da erogare entro i 90 giorni, che in un anno sono comunque calate da 3.701 a 2.359. Situazione migliore per le prestazioni con priorità D (entro 30 giorni), passate da 4.783 a 865 pre appuntamenti. Non ci sono liste di attesa, invece, per i servizi che vanno erogati entro 10 giorni (priorità B). «Un risultato», ha detto il commissario, «reso possibile dall’acquisto di prestazioni aggiuntive dal personale dipendente dell’Ulss, unito al noleggio dell’unità mobile di risonanza magnetica – uno degli esami che conta la maggiore lista di attesa – che ha eseguito 1.120 esami. Non dimenticherei, poi, l’attività degli ambulatori garantiti dal personale dell’azienda ospedaliera universitaria di Padova e di altre aziende sanitarie. Gli acquisti di prestazioni sono stati finanziati con fondi europei per 1,1 milioni di euro, mentre la risonanza mobile è costata quasi 200 mila euro».

Ma perchè è così difficile esaurire le liste di attesa? Per il commissario un ruolo fondamentale è giocato dall’appropriatezza delle prescrizioni dei medici di famiglia. Dal 2019 (periodo pre Covid) ad oggi le prescrizioni sono cresciute da 612.686 a 685.734 (80 mila in più) «e su questo bisognerà lavorare», annuncia il commissario. Anche le prestazioni ambulatoriali sono aumentate, passando dalle 799.797 del 2019 alle 809.852 del 2023. Diecimila prestazioni in più che sono state evase per il 94,5% dall’Ulss e soltanto per il 5,5% dagli enti privati accreditati, «a riprova che la nostra è una sanità pubblica e che i privati sono chiamati in causa in minima parte. E lo dimostra il fatto che dal 2022 al 2023 c’è stata una diminuzione dell’1% delle prestazioni erogate dai privati accreditati», ha tenuto a sottolineare il capo dell’Ulss.

Limitare viaggi dalle terre alte

Per limitare le liste di attesa, ma anche il disagio per chi, proveniente dal Cadore e Agordino, è costretto a spostarsi verso Belluno o Feltre per una visita, il commissario ha avviato un monitoraggio dei viaggi sanitari. «Lo scopo è quello di spostare il meno possibile le persone per le visite specialistiche», ha spiegato. «Vogliano monitorare la quantità di questi viaggi e la loro motivazione, così da poter ridurli. Cerchiamo delle soluzioni. Si potrebbe pensare di attendere qualche giorno per ottenere un appuntamento ad Agordo o Pieve, ma questo comporterebbe un aumento dei tempi di attesa che non possiamo fare. Quando avremo in mano i dati, studieremo le soluzioni».

I medici del territorio

In questo anno il commissario Dal Ben ha lavorato per potenziare e incentivare la medicina di prossimità. Per questo motivo tutta la provincia, ad esclusione di Belluno e Feltre, è stata dichiarata zona disagiata mentre le terre alte sono state dichiarate zona disagiatissima con degli aumenti (6,20 euro all’anno per assistito per le zone disagiate, e 7 mila euro all’anno per le disagiatissime) per i medici che vi operano.

L’Ulss 1 ha anche cercato di aumentare il numero dei professionisti sul territorio. «Ad oggi», conclude Dal Ben, «i medici di base sono 116, ma ne servirebbero almeno altri tre; i pediatri di libera scelta sono 16, ma ne servirebbero almeno quattro per arrivare al numero ottimale di 20. Ma con l’aumento del massimale degli assistiti dei singoli medici la situazione è buona. Aumento di massimali in atto anche a Setteville, dopo le dimissioni di un professionista».