Nel 2023 a Trieste oltre mille arrivi di migranti minorenni: «Un’emergenza continua»
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L’allarme della dirigente comunale De Candido: «Ben 322 in più del 2022»
TRIESTE. Un boom di arrivi senza precedenti: 1.014 rispetto ai 692 dell’anno precedente. Il 2023 ha fatto segnare il nuovo record a Trieste per quanto riguarda l’afflusso di migranti minorenni non accompagnati, provenienti prevalentemente da Afghanistan, Pakistan ed Egitto.
La crescita del fenomeno
Un +322 che fotografa con l’oggettività dei numeri la crescita di un fenomeno che in particolare da agosto in poi ha fatto segnare un’impennata senza precedenti, mettendo a durissima prova il sistema dell’accoglienza che fa capo al Comune. E in più, a fine novembre, la maxi-rissa con due accoltellati che ha coinvolto giovanissimi afghani, pakistani e nordafricani in piazza Carlo Alberto, dove si trova anche una delle comunità di accoglienza, ha portato all’attenzione cittadina i possibili riflessi sulla sicurezza derivanti da una presenza così consistente sul territorio di minori non accompagnati.
La gestione dell’ordine pubblico
Al di là delle implicazioni legate alla gestione dell’ordine pubblico, però, in primo piano resta soprattutto la questione dell’accoglienza. «Siamo costantemente sull’orlo della saturazione e da un giorno all’altro può bastare un minimo aumento degli arrivi per ritrovarci in una situazione di vera e propria emergenza – spiega Ambra de Candido, direttrice del Dipartimento servizi e politiche sociali del Comune –. Il trend del 2023 da questo punto di vista è indicativo. Dall’1 gennaio fino all’inizio dell’estate la crescita è stata tutto sommato lenta, ma da luglio e in particolare da agosto si è verificata un’impennata che poi non si è mai interrotta fino all’inizio dell’autunno. Poi abbiamo avuto una leggera flessione da metà novembre, ma al momento accogliamo comunque sul territorio triestino un centinaio di minori in più rispetto a quanti ne avevamo all’inizio del 2023. Cento in più da accogliere, per un sistema come il nostro, rappresentano un peso considerevole, anche perché non è facile garantire una sorveglianza adeguata».
Sempre più minori non accompagnati
Se il 1° gennaio 2023 i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio erano 208, al 1° gennaio del 2024 si è raggiunto il totale di 310. Nel corso di tutto il 2023 i minorenni entrati nel sistema dell’accoglienza triestino e che poi si sono allontanati spontaneamente sono stati 364. Altri 375 non sono più nel sistema o perché hanno raggiunto la maggiore età, o perché sono stati trasferiti fuori dal territorio comunale.
I posti disponibili nelle Comunità
Nel territorio triestino ci sono 234 posti disponibili nelle comunità ordinarie per l’accoglienza dei minori non accompagnati, ai quali si aggiungono i posti attivabili in emergenza (compresi quelli negli alberghi, dove è comunque necessaria la presenza di educatori). Fino a un mese fa i posti di accoglienza attivati in emergenza erano arrivati a 173, mentre attualmente il numero è sceso.
La gestione emergenziale non va
«Questa gestione di tipo emergenziale non è ottimale, così come non è certo la soluzione più razionale frammentare l’accoglienza in un numero così elevato di piccole comunità – sottolinea De Candido –. Sarebbe molto meglio poter avere un unico hub sul territorio da 40-50 posti, o comunque al massimo due strutture di riferimento, da poco più di una ventina di posti ciascuna, con funzioni di prima accoglienza in emergenza. Questa sarebbe la soluzione giusta per dare ospitalità ai minori che restano sul territorio solo pochi giorni e poi se ne vanno, potendo far fronte in particolare alle impennate degli arrivi che si registrano in certi periodi e che sono imprevedibili e incontrollabili». Per dare un’idea della variabilità dei flussi, basti pensare che ci sono stati picchi come quello registrato nella settimana tra il 4 e il 10 settembre in cui sono arrivati a Trieste ben 66 migranti sotto i diciott’anni.
Mantenere una rete
«Per gli altri minorenni, quelli che restano – aggiunge ancora la dirigente –, andrebbe bene mantenere una rete di comunità dove oltre ad essere accolti possano seguire stabilmente percorsi di formazione, a cominciare dall’apprendimento della lingua. Insomma, il concetto è che non possiamo continuare a stimolare l’attivazione di posti in emergenza, facendo ricorso anche agli alberghi, e all’apertura di piccole comunità che poi magari si svuotano quando gli ospiti se ne vanno. Non è un modello giusto dal punto di vista economico e della razionalità».
Intanto l’amministrazione comunale effettua controlli continui sulle comunità di accoglienza: «Stiamo erogando anche delle prescrizioni – rimarca De Candido – affinché le strutture si adeguino agli standard previsti dal regolamento regionale, soprattutto per gli aspetti igienico sanitari».