La Pallacanestro Trieste di Christian umiliata in casa da Rimini, i tifosi: «Meritiamo di più»
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. «Meritiamo di più». Come dare torto ai tifosi della Pallacanestro Trieste. Meritano una squadra che dimostri di avere un gioco e un’identità, meritano un allenatore che non assista agli sfaceli a braccia conserte ma a costo di collezionare falli tecnici e smoccolare dia una scossa e un’anima ed esprima un’idea. L’epoca dell’«amiamoci tutti» è ufficialmente finita con la imbarazzante, inaccettabile sconfitta casalinga contro Rimini, squadra sospesa tra un possibile accesso ai play-off e la lotta per la salvezza.
Trieste avanti così non va da nessuna parte ed è bene che cominci a rendersene conto. L’assenza di Reyes e il mancato utilizzo di Ruzzier non ancora al top non bastano come alibi. Contro Trieste ormai gli avversari cominciano a fare festa e a segnare 90 punti. Una sconfitta ogni tre partite. Gioco non pervenuto, un assetto difensivo che nel primo quarto regolarmente si squaglia, in attacco solo confusione e ricorso ostinato al tiro da tre, nessuna reazione.
Contro Rimini Trieste cambia quintetto di partenza, inserendo Campogrande per Ferrero, Brooks play con Filloy guardia, Ruzzier in panchina. Partenza disinvolta di Rimini (3-9 4’), primi cambi a metà parziale con Bossi e Ferrero per Filloy e Campogrande. Poi Vildera per Candussi. Marks dominatore assoluto con 10 punti in neanche sette minuti. Dopo otto minuti già piovono fischi al PalaTrieste, con i biancorossi (nell’illeggibile divisa all white) sotto di 12 (7-19). Era già successo con Chiusi quattro giorni prima? Vero, ma Rimini è di qualità superiore e vivere con il brivido alla lunga logora.
I romagnoli del resto si permettono anche un turnover più spinto rispetto a Christian. Ci vuole il sacro fuoco di Vildera per ricordare ai tifosi che di gente che lotta, in fondo, anche ce n’è. Undici punti segnati nel primo quarto, che tristezza infinita, con il 20% dal campo (9% dai 6,75), 22 punti Rimini che sta facendo una partita razionale, con una lucida circolazione della palla.
Trieste irritante per pochezza offensiva, è una squadra che non ha gioco e non sa cosa fare, quattro anime smarrite e il solo Vildera che recita dignitosamente la sua parte. Coach Christian risulta indisponente nel suo rimanere impassibile mentre la squadra non gioca e il pubblico fischia e reclama voglia di sbattersi. 11-29 al 12’. Nel frattempo Verona in casa di Nardò sfiora il ventello di vantaggio. Giravolta di uomini e di assetti, compreso quello con tre piccoli e i due centri insieme sul parquet. Con le triple di Campogrande e Bossi Trieste riemerge dal meno 17 e cominciando finalmente a difendere rivede un po’ di luce. Scalda la mano anche Candussi, una bomba e i liberi che mandano i biancorossi all’intervallo sotto di dieci punti (34-44). Per quello che si è visto nel primo tempo è grasso che cola, ammettiamolo.
Ancora Candussi da tre e il distacco dopo quindici minuti buoni torna in cifra singola (37-44). Una fiammata, Rimini risponde con un break di 10-0 e si ritorna daccapo, con Trieste monodimensionale in attacco ostinandosi a provarci da tre. Una assurda interpretazione arbitrale surriscalda gli animi ma squadra e coach ci mettono abbondantemente del loro nel tracollo. E dalla Curva Nord si sente il coro “Meritiamo di più”. Do you remember «Europa in tre anni?». Sorbole, arriva pure il meno 20 (37-57 27’). Non c’è un briciolo di reazione, di orgoglio, di voglia di non farsi umiliare. Solo arrendevolezza sconfortante.
Si accende Eli Brooks con due zampate dai 6,75 ma a dieci minuti dalla sirena i punti da recuperare sono ancora 14 (50-64), tirando con il 50% dalla lunetta. Si parte nell’ultimo quarto con due canestri di Vildera, uno che ha cuore e attributi che fanno provincia, e una tripla di Candussi imbeccato dal “Barba” (57-67 32’). I pessimi cambi didfensivi biancorossi per tre possessi romagnoli consecutivi portano Johnson a sbranarsi Deangeli e Campogrande. Meno 16 (57-73), tutto da rifare e meno di sette minuti alla sirena.
La partita ormai è andata. Si fnisce tra i fischi.