Il Covid chiude i negozi di Prato: fioccano le quarantene
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Sono numerosi gli esercizi commerciali costretti a sospendere l’attività in attesa che titolari o dipendenti possano tornare al lavoro dopo la positività
Prato. Fra i pochi aperti è come se ci si contasse. Ci si sente un po’ come superstiti nel tentativo di scansare un virus che obbliga tante attività economiche a fermarsi, soprattutto quelle a conduzione familiare. Perché se c’è un positivo in famiglia e quello è l’ambito lavorativo, può diventare un guaio.
Bar, alimentari, pasticcerie: le attività aperte si contano sul palmo della mano. Nel primo lunedì del 2022 è tutto un fioccare di bandoni abbassati in centro storico. E pensare che domani prenderanno il via i saldi nei negozi di abbigliamento. Cartelli con “chiuso per quarantena” s’incontrano lungo il tragitto dalla zona del Serraglio a via Santa Trinita ma non sono gli unici. Spuntano anche quelli con la scritta “chiuso per malattia” ma c’è anche chi, legittimamente, ha deciso di andare in ferie e staccare la spina per qualche giorno. Il centro storico diventa specchio degli effetti di un contagio a catena che sta mettendo a dura prova servizi e commercio. Fermarsi per due settimane di questi tempi crea un danno economico non indifferente. Fra le prime vittime, il negozio “Uscio e bottega” di via Santa Trinita: la loro quarantena preventiva è stata annunciata con tanto di cartello e annuncio su Facebook il 28 dicembre, dopo un contatto con un Covid positivo avvenuto a Natale. Poi ieri l’annuncio di due positività in famiglia e l’auspicio espresso di ripartire prima possibile. «Si spera di trovare nella calza della Befana il tampone negativo», prova a sdrammatizzare la titolare Pamela Casi che manda avanti il negozio insieme al marito Fausto Amatucci. Soltanto il 31 dicembre sono riusciti a eseguire il tampone molecolare. L’unica negativa al momento è Pamela e, in teoria, avendo completato il ciclo vaccinale non sarebbe tenuta all’isolamento. «Ma come faccio lavorando in un’attività al pubblico? Non mi sentirei mai di mettere a rischio i miei clienti. In molti ci stanno scrivendo e facendo coraggio. Fa effetto chiudere adesso: non avevamo mai chiuso, nemmeno quando c’era il lockdown». Con tanti negozi chiusi, piazza Duomo è meno trafficata di sempre. Non si vedono i caratteristici tavolini verdi del Cintelli che rendono più suggestivo lo scorcio davanti al campanile.
La pasticceria Cintelli ha affidato a Facebook la comunicazione della chiusura. «Non possiamo avere una data di riapertura da comunicarvi – hanno scritto – Siamo molto dispiaciuti». In fumo le vendite di dolcetti per Befana. «Tutta questa burocrazia di tamponi e quarantene è un’odissea – fa sapere al telefono il titolare Simone Gori – L’Asl non ci ha mai contattato per la notifica dell’isolamento. Qui non se n’esce, nemmeno con il Green pass che doveva farci lavorare. Siamo stanchi, dopo quasi due anni».
Anche il Caffè Lorenzo in viale Galilei, non ha fatto mistero di Covid e quarantena con un cartello fuori dalla porta e dei post su Facebook. «Riapriamo il 10 gennaio… si spera», si legge all’ingresso. D’altro canto il periodo è quello è, con i contagi Covid che non mollano la presa.
In via Cimatori ha la saracinesca giù da qualche giorno il forno Santini dove si legge che è “chiuso per malattia”.
Idem il negozio di borse Soraya, in via Muzzi: anche qui “chiuso per malattia”.