Il dottor Pietro Bianchi: «Magari usano droga, ma hanno paura del vaccino»

CARRARA. Per lui, medico nucleare, specializzato nelle patologie della tiroide, presidente provinciale Lilt, il vaccino è diventato il discrimine. Anche nelle frequentazioni e nelle amicizie.

Pietro Bianchi, dal 29 dicembre 2020, quando è partita la campagna vaccinale, di somministrazione ne ha fatte migliaia. E continua a farle: nelle Rsa, nell’hub di Marina di Carrara, al centro vaccinale pediatrico in via Bassa Tambura. Per mesi ha tentato di conciliare, di spiegare, ma adesso le posizioni anti vaccino le contesta e punto: «Per l’opposizione al vaccino, si sono raffreddati i miei rapporti con alcuni amici e conoscenti. Io comprendo la paura, la preoccupazione e riconosco anche che una certa sovrapposizione di opinioni non abbia giovato. Certo possono esserci stati errori di comunicazione, ma adesso credo davvero che siano i numeri a parlare. Sento citare pubblicazioni in riviste scientifiche la cui credibilità, l’impact factor come si definisce tecnicamente, è bassissima. Anche sui social per mesi ho cercato di essere diplomatico, ma credo davvero che adesso negare l’importanza del vaccino equivalga a negare un’evidenza. Ci sono pazienti che curo da anni, di cui conosco la storia clinica e mi rammarica vedere che rifiutano il mio consiglio quando li invito a vaccinarsi, quando spiego loro che non ci sono rischi, come se la fiducia nei miei confronti fossa venuta meno».

Centinaia di vaccini somministrati e centinaia di persone incontrate: «Ci sono pazienti che, prima della somministrazione, confidano di far uso di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina. C’è chi racconta di usarla da anni, poi ammette di aver posticipato il vaccino perché lo ritiene pericoloso, potenzialmente dannoso. Mi sembra un atteggiamento incoerente. Io a quei pazienti spiego che senza dubbio è provata la pericolosità delle sostanze stupefacenti, senza dubbio lede la loro vita la dipendenza e chiarisco che il vaccino, invece, assicura la possibilità di sconfiggere il Covid». Individualmente e collettivamente. Lo chiarisce ai suoi pazienti e anche ai genitori dubbiosi sulla somministrazione ai figli: «Ho lavorato un giorno all’hub pediatrico ed ho avuto però la chiara percezione che i genitori vaccinino i loro figli con piena consapevolezza, con la fiducia nella conoscenza e nelle scienza».

Come più consapevoli Pietro Bianchi ritiene siano, in questa fase, i pazienti che accedono all’hub, anche per la terza dose. Il vaccino come strumento per vincere il Covid. E sugli scenari, il medico è ottimista: «Adesso ci sarà sicuramente una recrudescenza, ma credo sia ragionevole pensare che siamo vicini ad uscire dalla devastazione della pandemia. Questa variante, nella speranza che non ne arrivino delle altre, colpisce le alte vie respiratorie e nelle persone vaccinate la malattia si manifesta come un virus para influenzale asintomatico o paucisintomatico. Diversamente è, invece, per chi non è vaccinato. Il rischio è proprio che la grande rapidità di diffusione, con i contagi tra chi non ha copertura vaccinale, determini effetti pesanti sugli ospedali e sulle terapie intensive. Non dimentichiamo – prosegue il dottor Pietro Bianchi – che parallelamente al virus, continuano ad esistere le altre malattie con necessità di ricovero e assistenza anche di alto livello».