Bracciotti, presidentessa di Federalberghi Versilia: «Non ci possiamo permettere l’ennesima estate a rischio divieti»
VIAREGGIO. Si narra che Napoleone a Waterloo avesse previsto la vittoria poco prima di pranzo. Le cose andarono diversamente. Lo stesso si può dire per la lunga sequenza di annunci degli ultimi 10 anni da parte di Regione, Comuni, enti e amministratori versiliesi sulla questione del mare inquinato: messaggi rassicuranti, a volte trionfali, ma sempre smentiti dai fatti.
Perché la Versilia rischia un’altra estate con la minaccia dei divieti di balneazione. L’ultimo stop riguarda i cosiddetti spandenti a mare: si tratta di un’escamotage, neanche troppo elegante, per allontanare i liquami dalla spiaggia. Gli spandenti sono tubi che trascinano la sporcizia, leggi scarichi abusivi nei corsi d’acqua versiliesi, più al largo, lontano dalla sbocco in mare. Questo sistema di tubi, vecchi e nuovi, che dovrebbe consentire alla Fossa dell’Abate di non causare più divieti di balneazione tra Viareggio e Lido di Camaiore non sarà pronto (teoricamente) prima del marzo del 2023. E gli albergatori, leggendo la notizia sul Tirreno, si arrabbiano.
«Ci interessa relativamente sapere le ragioni di quest’ennesimo rinvio, che allunga i tempi per una soluzione tra l’altro non definitiva – attacca Maria Bracciotti, imprenditrice lidese e presidentessa di Federalberghi Versiliese – Non vogliamo entrare in questioni politiche. Ma l’idea che si debba affrontare un’altra estate con il rischio dei divieti di balneazione non ci va giù».
L’estate scorsa alla Fossa dell’Abate non ci sono stati divieti. Che sono arrivati a Fiumetto e a Forte dei Marmi. «Ho l’impressione che sia stato un caso – dice Bracciotti – La questione della Fossa dell’Abate è annosa, così come lo sono quelle dei fiumi della Versilia nord. Io credo che ci abbia graziato la stagione, decisamente favorevole». È noto, infatti, che in caso di pioggia più o meno consistente l’acqua defluisce da fossi e fiumi verso il mare. Portando con sé la sporcizia che viene riversata in fossi e fiumi soprattutto da scarichi abusivi, dovuti a carenze delle rete fognaria. Una volta arrivati alla costa, i liquami sballano le analisi di Arpat che monitorano la presenza di batteri fecali nelle acque. Da qui i divieti.
«Ci rendiamo conto che negli ultimi due anni i divieti di balneazione non potevano essere la priorità delle amministrazioni, né degli enti coinvolti – continua Bracciotti – La pandemia ha richiesto la massima attenzione. Detto questo, parliamo di un problema che c’è da anni e che non riesce a trovare una soluzione non solo definitiva, ma nemmeno temporanea. Leggiamo adesso che si vorrebbe recuperare l’utilizzo dell’acido peracetico, non nei corsi d’acqua ma negli impianti di depurazione: si facciano tutte le valutazioni e si individui la strada giusta. Mi appello, in questo senso, al sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto, capofila del progetto per il mare pulito».
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